LA TRIPLETTA SUI MURI DELLE FIANDRE DI JOHAN MUSEEUW


https://sport660.wordpress.com/2017/04/02/la-tripletta-sui-muri-delle-fiandre-di-johan-museeuw/?fbclid=IwAR3z4phI-80sNjveGzmU7A9zSNCf3FjAOe2k6juXde2SYv_lhYy--6p1RS4

di Nicola Pucci, 2 aprile 2017

Quassù, dove il ciclismo è religione, anzi meglio visto che non semina morte; quassù, dove si nasce e si cresce a birra e pedivelle; quassù, dove nei locali fumosi si contratta se l’uomo del pavé possa considerarsi “il cannibale” Eddy Merckx o “monsieur Roubaix” Roger De Vlaeminck; ecco, tra queste lande grigie, spettinate dal vento, disseminate di viottoli che si arrampicano su per muri dalle pendenze micidiali si sono dati battaglia i giganti della strada. Benvenuti, cari amici del ciclismo, alla Ronde van Vlaanderen, ovvero il Giro delle Fiandre, che per i belgi, e magari ormai non solo loro, vale più di un campionato del mondo.

Chiedete a Johan Museeuw, ad esempio, che fece tripletta, storica, divenne un eroe ed andò a sedersi a fianco di chi prima di lui era riuscito nell’impresa. Come Achiel Buysse, che si spaccò il cranio abbandonando la carriera nel 1948 ma scampò all’orrore delle Seconda Guerra Mondiale, e in quegli anni tragici, 1940, 1941, 1943 si impose da dominatore; come Fiorenzo Magni, unico a triplicare in successione, 1949/1950/1951, meritandosi l’etichetta di “leone delle Fiandre“; come Eric Leman, fiammingo di seconda fascia che quasi nessuno ricorda ma ebbe l’ardire di trionfare, 1970/1972/1973, quando la concorrenza si chiamava Merckx, De Vlaeminck e Goodefroot, mica corridori da ridere. Boonen e Cancellara sono storia recente, hanno fatto altrettanto, ma in attesa che qualcuno cali il poker rendiamo onore al campione di Vaersenare, classe 1965, che non a caso merita un posto tra gli specialisti più grandi delle corse di un giorno.

Museeuw, che ha tempra di combattente indomito (e lo dimostrerà su qualche pietra più lontano, a Roubaix, demolendosi un ginocchio ad Aremberg compromettendo la carriera e pure rischiando la buccia, per poi tornare e domare quel traguardo altre due volte) e a queste latitudini va a nozze, si affaccia alla ribalta nel 1989 in maglia ADR, terminando 62esimo al debutto, ritirandosi l’anno dopo, per poi evidenziare una particolare predisposizione, così come un amore da portare a soddisfazione, per il Muur, ovvero il muro di Grammont che in quegli anni, con le sue rampe arcigne, è trampolino di lancio per chi vuol giungere in solitario sul traguardo posto a Meerbeke, chiudendo secondo nel 1991 quando, difendendo i colori della Lotto, si lascia scappare Edwig Van Hooydonck sul Bosberg, ultima difficoltà di giornata, che coglie la seconda vittoria in carriera.

L’approccio è promettente, lasciando immaginare quel che potrà essere il futuro, ma la delusione del 1992, edizione che premia l’audacia di Jacky Durand dopo una fuga-fiume e annota Museeuw non meglio che 14esimo, consiglia Johan a cercar fortuna in altre formazioni che possano supportarlo nel suo sogno di far sua la Ronde. Detto, fatto, per due anni il belga si accasa alla GB-MG Boys, e il 4 aprile 1993 è l’occasione giusta per cogliere la prima vittoria. Museeuw, fasciato nella maglia di campione del Belgio, stavolta non sbaglia una mossa, sempre all’avanguardia del gruppo, per esser poi presente nel plotoncino di otto attaccanti che a 68 chilometri dal traguardo prende cappello e va a giocarsi la vittoria. Tra questi ci sono i due belgi Van Hooydonck e Sergeant, l’olandese Maassen, Maurizio Fondriest che è reduce dal trionfo alla Milano-Sanremo e porta la casacca di leader della classifica di Coppa del Mondo che farà sua a fine anno, Maximilan Sciandri che ha passaporto britannico, Dario Bottaro della Mecair e Franco Ballerini che di Museeuw è compagno di squadra. Johan è scatenato, sbaraglia la concorrenza a Brakel e solo Maassen tiene la ruota, non collaborando nel finale perchè in un arrivo in volata sarebbe battuto. E volata sia, Museeuw la prende di testa, la conduce lungo le transenne, infine si impone di potenza a braccia alzate. Il tabù è infranto e il Giro delle Fiandre accoglie il suo campione prediletto.

Che l’anno dopo, 1994, è il favorito d’obbligo e nel quartetto che si presenta sul rettilineo d’arrivo, dopo esser caduto sul Vecchio Kwaremont ed esser stato costretto ad un lungo inseguimento, a giocarsi la vittoria pare il più veloce, ma deve masticare amaro, per l’inezia di 7 millimetri, perchè lo beffa il miglior Bugno mai visto da queste parti. Museeuw cova vendetta, e il 2 aprile 1995 il raddoppio è forse il più agevole del trittico fiammingo. Johan veste ora i colori della corazzata Mapei, di cui è il capitano riconosciuto per le classiche del nord, una foratura anche stavolta lo costringe a dover rientrare sui primi ma un allungo di Fabio Baldato, a 33 chilometri dalla meta, ispira al belga l’azione decisiva, che rinviene sull’azzurro che si aggancia pur palesando tutta la difficoltà nel tener testa a Johan. Che sul Grammont piazza l’affondo nel tratto al 20% di pendenza, spiana la rampa e si invola a trionfare in beata solitudine, 1’27” prima che lo stesso Baldato anticipi nella volata a due il moldavo Tchmil, che nel frattempo aveva riagganciato l’italiano. E siamo a due.

Il 1996 è l’anno di Bartoli, il “leoncino“, con Museeuw che stavolta è respinto proprio dal Grammont, infine terzo all’arrivo, per poi chiudere in un anonimo 13esimo posto nel 1997 quando porta a spasso i colori dell’iride conquistato a Lugano nel 1996. Ma Buysse, Magni e Leman sono lì ad attendere l’erede, che li appai a quota tre vittorie, e l’ora scocca il 5 aprile 1998. Museeuw fa gioco di squadra con Zanini e Ballerini in casa Mapei, seleziona il gruppo in avanti sul Tenbosse ed ancora lì, nel piccolo centro abitato di Brakel, a 26 chilometri dall’arrivo, sfruttando la strada che si impenna sotto le ruote, saluta tutti e parte da solo. Da solo scala il Grammont, da solo abborda il Bosberg, da solo si presenta a Meerbeke per la tripletta che lo consacra definitivamente, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, principe delle Fiandre.

Il tris è servito, negli anni a seguire, con l’incidere del tempo che passa, Museeuw, che di pavè e muri se ne intende proprio, trova ancora la forza di esser terzo nel 1999, inchinandosi a Van Petegem e il povero Vandenbroucke nella sprint a tre, e addirittura secondo nel 2002, ormai quasi 37enne, quando solo Tafi con un allungo nel finale gli nega la soddisfazione di essere il primo a far quaterna.

La bella storia d’amore tra Museeuw e il Giro delle Fiandre si chiude nel 2004, con un 15esimo posto, ma quel che conta è che lassù, accanto agli eroi del passato che spianarono i muri, Johan c’è. E se vi avventurate nelle locande del posto e chiedete, state certi, vi racconteranno di lui.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio