Allegro Grandi
Nato a San Pietro in Casale (BO) 17 gennaio 1907, suicida a Caracas (Venezuela) il 23 aprile 1973. Professionista dal 1927 al 1935 e nel 1946 con 16 vittorie.
Sorriso triste, e un fisico atletico di nota, Grandi fu un grandissimo dilettante.
Nel 1926 vinse il titolo italiano su strada e, due anni dopo, a Budapest, si laureò Campione Mondiale della categoria, sconfiggendo allo sprint, in una volata a due, l'altro italiano Michele Mara. Ma il suo dominio fra i cosiddetti "puri", si testimoniò anche dalle risultanze ottenute nelle gare promiscue coi professionisti, dove fece incetta di successi: GP Cavaciocchi a Prato, Coppa Santagostino, Giro di Romagna, GP di Treviso e Coppa Mussolini; tutti nel 1927.
Diventato professionista nel 1929, fu subito protagonista, conquistando il Titolo Italiano dei prof junior e, soprattutto, il Giro dell'Emilia e la Coppa Bernocchi, piazzandosi poi 3° nel Giro di Calabria e 5° nel Giro d'Italia. Una bella condotta che lasciava presagire, anche in considerazione dell'età, una grande carriera professionistica. E il 1930 confermò quell'indicazione, grazie al 3° posto colto al Giro d'Italia, arricchito dal successo nella Cosenza-Salerno, che, coi suoi circa 293 chilometri, fu la più lunga tappa di quella edizione.
Ma il '30 fu pure l'anno in cui raggiunse una dimensione internazionale, vincendo in maniera spettacolare, l'ambiziosa Torino-Bruxelles a tappe: una manifestazione che voleva anticipare un vero e proprio Tour d'Europa e che poi, invece, con gli anni, s'arenò. Allegro Grandi vinse la prima frazione, che da Torino si concludeva a Zurigo, dopo 395 km. Una tappa corsa in una giornata d'intemperie e di freddo (che causò decine di ritiri) e che prevedeva, tra le altre salite, la scalata al Passo del Gottardo. Grandi la vinse grazie a una fuga solitaria di 90 chilometri, giungendo a Zurigo, con un quarto d'ora di vantaggio sull'austriaco Max Bulla e ventun minuti, sul lussemburghese due volte vincitore del Tour de France, Nicolas Frantz. Quest'ultimo lo attaccò a più riprese nelle tappe seguenti, ma al traguardo finale della capitale belga, pur superando Bulla, fu costretto a cedere a Grandi, per la bellezza di una ventina di minuti.
Dopo quel grandioso successo, il corridore bolognese subì una flessione probabilmente dovuta pure alla situazione italiana, che lo preoccupava non poco. Il '31 e '32 furono stagioni di piazzamenti e di ritiri, nonché di trasferte (anche per capire dove pensare il futuro), come quella in Catalogna nel '32 (chiuse la Volta al 7° posto).
Poi, nel 1933, il suo ultimo successo. Vinse la Firenze-Roma, seconda frazione della Predappio-Roma e, col successo di tappa, conquistò pure la Classifica finale della manifestazione. Nell'anno, si ritirò nella settima frazione del Tour de France e, nel biennio '34-'35 s'aggiunsero pure gli abbandoni nelle due edizioni del Giro.
Si trasferì in Venezuela nel 1935, dove fu naturalizzato e continuò a correre, conquistando anche tre titoli di campione nazionale. Dopo aver appeso la bicicletta al chiodo, divenne istruttore tecnico. Morì, suicidandosi nel suo negozio di bici, a Caracas, nel 1973.
Commenti
Posta un commento