Wembley 1992 - Buonanotte sogni Doria


di Christian Giordano ©, Guerin Sportivo ©
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Quell’anno, superati i sedicesimi e gli ottavi, le squadre non disputano i quarti ma si affrontano in due gironi all’italiana dai quali usciranno le finaliste, una formula macchinosa che toglie alla coppa buona parte del suo fascino. Le esigenze tv e le pressioni dei grandi club (in primis Milan e Real Madrid) hanno piegato l’UEFA.

Fresca di scudetto, la Sampdoria si affaccia per la prima volta in Coppa dei Campioni e non nasconde le sue ambizioni. La squadra stenta in campionato, ma in Europa supera agevolmente i primi due turni (5-0 e 2-1 ai norvegesi del Rosenborg, 1-2 in Ungheria con la Honvéd e 3-1, con qualche brivido, a Genova) e accede alla seconda fase. Ai doriani il sorteggio riserva subito un battesimo del fuoco, la Stella Rossa. 

In casa, dopo un sofferto primo tempo, i blucerchiati dimostrano tutta la loro maturità vincendo 2-0. Dopo lo 0-0 di Atene (sotto la neve) contro il Panathinaikos, perdono la testa a Bruxelles (da 2-0 a 2-3) contro l’Anderlecht e così serve il miglior Mancini per superare (3-1), sul campo neutro di Sofia, la Stella Rossa e ipotecare il primo posto, poi messo sotto chiave a «Marassi» (2-0 ai belgi e 1-1 col Panathinaikos).

A Wembley, il 20 maggio, la Samp vuole vendicare lo 0-2 incassato nella finale della Coppa Coppe ’89, ma tira aria di smobilitazione. Il nucleo storico si sta sfaldando: Boskov, destinato alla Roma, andrà via, così come Pari (al Napoli), Cerezo, che tornerà in Brasile, e Vialli, l’uomo-simbolo, già della Juventus. 

La partita è equilibratissima e le occasioni fioccano (clamorose quelle sprecate da Lombardo e, in almeno tre circostanze, da Vialli). La sfida si decide ai supplementari, quando i rigori sembrano inevitabili. A risolverla è una terrificante punizione dal limite di Koeman, fischiata per un dubbio fallo di Invernizzi su Eusebio, sulla quale nulla può Pagliuca. Per il Barcellona, scaramanticamente in arancione (non a caso il colore della Nazionale del suo tecnico), è la prima Coppa dei Campioni. Per la Samp, più che un ciclo, finisce un’epoca.


La tattica/Cruijff dà scacco matto a Boskov

I blucerchiati praticano un calcio tradizionale e piacevole, sorretto dal talento dei gemelli del gol Vialli e Mancini (entrambi non al meglio), dall’esperienza dell’intramontabile Cerezo, dai polmoni di Pari e dalla velocità di Lombardo. Completano i quadri un gran portiere come Pagliuca e i pilastri difensivi Mannini e, soprattutto, Vierchowod. Semmai è il parco-stranieri a non convincere: Cerezo a parte, né Silas né Katanec sembrano all’altezza delle attese. In più la cessione autunnale di Dossena priva i liguri di un punto di riferimento a centrocampo.

Il Barcellona di Cruijff difende a tre (Ferrer, Koeman, Nando) e attacca in dieci, preferibilmente attraverso ficcanti tagli verticali, il genio di Laudrup e le improvvisazioni di Stoitchkov, servito con continuità dalle fasce laterali. Il tecnico olandese, innovativo in panchina quanto lo era stato da fuoriclasse sul campo, predica bene e razzola meglio anteponendo la tecnica alla muscolarità nella scelta dei giocatori. Il suo Barça dietro rischia molto, ma davanti crea tantissimo e prima o poi il golletto arriva. Nell’ultimo atto, su calcio franco, ma la sensazione è che in quelle condizioni fisiche, una volta sprecate le tante occasioni a disposizione, la Samp sia destinata a pagare dazio. E così sarà.


Il tabellino

Wembley (Londra), «Imperial Stadium», 20 maggio 1992
BARCELLONA-SAMPDORIA 1-0 d.t.s. (0-0, 0-0. 0-0, 1-0)
Barcellona (3-4-3): Zubizarreta; Ferrer, Koeman, Nando; Juan Carlos, Guardiola, Bakero, Eusebio; Julio Salinas, M. Laudrup, Stoitchkov. Allenatore: Johan Cruijff.
Sampdoria: Pagliuca; Mannini, Katanec; Pari, Vierchowod, Lanna; Lombardo, Cerezo, Vialli, Mancini, I. Bonetti. Allenatore: Vujadin Boskov.
Arbitro: Schmidhüber (Germania).
Marcatori: Koeman al 111’.
Sostituzioni: Goicoechea per Julio Salinas al 65’, Invernizzi per I. Bonetti al 72’, Buso per Vialli al 101’, Alexanco per Guardiola al 112’.
Spettatori: 75 mila circa.

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