Atene 1994 - Un gran Diavolo per Capello
di Christian Giordano ©, Guerin Sportivo ©
© Rainbow Sports Books
Tutti ricordano il Milan di Sacchi, vincitore di uno scudetto e di due Coppe dei Campioni, più raramente quello di Capello, che di campionati ne ha vinti quattro su cinque, tre consecutivi, con altrettante finali di Coppa, conquistata al secondo tentativo e a spese del Barcellona delle stelle straniere sparse fra campo (Romário, Stoitchkov e Koeman), tribuna (Laudrup) e panchina (l’allenatore Cruijff). Proprio il tecnico olandese, sentendosi mancare la terra sotto i piedi, infiamma la vigilia con provocatorie dichiarazioni sulla diversa mentalità che il suo «Dream Team», strafavorito, vanterebbe sul club di via Turati: il Barça compra Romário per far gol, il Milan Desailly per non prenderne. Capello non raccoglie e demanda al campo ogni giudizio. E lì avrà ragione lui: 4-0 con Romário a secco e Desailly autore della quarta rete con uno splendido destro «a giro».
Eliminati gli svizzeri dell’Aarau (1-0/0-0) e il Copenhagen (6-0/1-0), i rossoneri guidano il Gruppo B che comprende Porto (3-0/0-0), Anderlecht (doppio 0-0) e Werder Brema (2-1/1-1). Spazzati via senza tanti complimenti (3-0) i francesi del Monaco, arrivano per il secondo anno filato in finale. La sede dell’incontro del 18 maggio, Atene, evoca ai 30 mila milanisti presenti brutti fantasmi. Ma la Juventus della situazione stavolta è il Barcellona. Il Milan diventa campione d’Europa al termine di una gara senza storia, grazie alla doppietta del 33.enne Massaro, allo splendido pallonetto di Savicevic dalla distanza (che però ruba palla a Nadal entrando a gamba tesa) e alla prodezza di Desailly.
Le telecamere mostrano impietosamente le due facce della stessa medaglia: da una parte gli occhi sbarrati di Cruijff, annichilito dalla sua presupponenza e dalla schiacciante superiorità milanista; dall’altra, la volitiva mascella di Capello che, gol dopo gol, si fa più serrata mentre il resto della panchina esplode di gioia.
La tattica/Il Genio del Bisiàco
Il Barcellona è grosso modo quello che due anni addietro ha battuto la Samp. Con in più Romário. Dopo Monaco ’93, i rossoneri bicampioni d’Italia invece mutano pelle: via Gullit (alla Samp), Rijkaard (che torna all’ovile Ajax) e, di fatto, Van Basten (mai guarito) e Lentini (incidente d’auto), c’è spazio per Boban e Savicevic, fin lì poco utilizzati. Sulla carta sembra un Milan più debole, ma la vecchia guardia è ancora sulla breccia. E non tradisce.
Capello prova Boban accanto ad Albertini poi, quando il croato s’infortuna, fa acquistare Marcel Desailly, stopper del Marsiglia riciclato a centrocampo con risultati straordinari. Frangiflutti insuperabile, il francese ha piedi discreti, buona visione di gioco e non spreca un pallone: l’erede di Rijkaard è bello che fatto. È un Milan cinico, pratico e poco «spettacolare» (magie di Savicevic a parte), ma domina ovunque.
Ad Atene, per sostituire gli squalificati Costacurta e Baresi, Capello rilancia Filippo Galli in coppia con Maldini al centro della difesa e dirotta a sinistra il giovane Panucci, che dovrà vedersela con Stoitchkov. In mediana, affiancano Albertini il recuperato Boban e Donadoni, rampe di lancio di un attacco atipico: Massaro punta centrale e Savicevic libero di svariare dalla trequarti in su. Il vero capolavoro del tecnico friulano sta lì, nell’aver dato regolatezza al Genio slavo.
Il tabellino
Atene, stadio «Spiros Louis», 18 maggio 1994
MILAN-BARCELLONA 4-0 (2-0)
Milan (4-4-2): Rossi; Tassotti, F. Galli, P. Maldini, Panucci; Boban, Albertini, Desailly, Donadoni; Savicevic, Massaro. Allenatore: Fabio Capello.
Barcellona (3-4-3): Zubizarreta; Ferrer, Koeman, Nadal; Amor, Guardiola, Bakero, Sergi; Stoichkov, Romário, Beguiristain. Allenatore: Johan Cruijff.
Arbitro: Don (Inghilterra).
Marcatori: Massaro al 22’ e al 45’, Savicevic al 47’, Desailly al 59’.
Sostituzioni: Eusebio per Beguiristain dal 51’, Quique per Sergi dal 73’, Nava per P. Maldini dall’84’.
Spettatori: 70 mila circa (57 mila paganti).
Commenti
Posta un commento