L’eterna notte dei cristalli


La Repubblica © - Edizione NAZIONALE
09/11/2024 - Pagina 8

di MICHELA PONZANI ©

Una notte di caccia all’ebreo, feroce e spietata, a colpi di coltello, pugni di ferro e persino uso di automobili per annientare i passanti. Proprio nel centro di Amsterdam, dove Anna Frank visse per due anni braccata con la sua famiglia in una soffitta, unico nascondiglio per sfuggire alle persecuzioni razziali e alla deportazione, un nuovo pogrom anti-ebraico risveglia l’Europa alla vigilia di quella “notte dei cristalli”, che tra il 9 e 10 novembre 1938 iniziò il precipizio verso l’orrore del mondo. 

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si inchina a lucidare con un fazzoletto le due pietre di inciampo che ricordano le vittime della Kristallnacht, quando l’ossessione della purezza della razza marchiò per sempre la Germania con l’infamia di Judenfrei

La nazione tedesca umiliata e distrutta dal diktat della pace di Versailles nel 1919, tradita e svenduta dai disfattisti della Repubblica di Weimar, era ora finalmente libera dall’ebreo corrotto e infido, il senza patria, pronto a vendersi per denaro: un nemico da annientare senza alcuna pietà, per la salvezza del popolo tedesco. 

Sinagoghe con oggetti di culto distrutti, negozi con le vetrine infrante e la merce bruciata, abitazioni di ebrei: tutto fu brutalmente dato alle fiamme da squadre di Schutzstaffel (SS) e reparti d’assalto di Sturmabteilung (SA) con l’appoggio della gioventù hitleriana. Ma a scagliarsi come furie a colpi di pugnale e bombe incendiarie ci furono anche semplici cittadini; uomini qualunque di nazionalità tedesca, infiammati dal mito del sangue da versare in nome della rigenerazione di un Reich, risorto a grande potenza militare. 

Dinanzi allo sguardo inerme (se non compiacente) della polizia morirono oltre duemila tedeschi di origine ebraica e altri trentamila furono razziati per essere deportati nei lager. Spinti sui treni a forza, massacrati per ore, bastonati a sangue, in una strage rimasta impunita, con i tribunali tedeschi pronti ad assicurare l’impunità per chi aveva partecipato a saccheggi e persino a omicidi. 

A ricevere una punizione esemplare con l’espulsione dal partito furono solo quei militanti del Nationalsozialistische deutsche Arbeiterpartei (NSDAP), accusati di aver macchiato l’onore tedesco: non per le violenze antisemite, ma per aver mischiato il loro sangue a quello di donne ebree, stuprate in maniera vigliacca e criminale. 

D’altra parte Hitler lo aveva scritto: nel 1933 la legge sulla prevenzione della prole dalle malattie ereditarie aveva avviato un provvedimento eugenetico con la sterilizzazione forzata di tutte le persone affette da disagi psichici o disabilità (compresi sordi e ciechi), affidati alle amorevoli cure del “Tribunale della salute genetica”. 

Un meccanismo di purificazione razziale perfezionato dalle Leggi di Norimberga del 1935 con il divieto di matrimoni misti tra tedeschi di sangue puro “ariano” e razze inferiori (ebrei, zingari, neri) e l’eliminazione dei diritti civili e politici per gli appartenenti alla comunità ebraica tedesca, espulsi dalle scuole, dal pubblico impiego, dalle università, dalle forze armate e depredati dei loro beni (mai più riconsegnati). 

«Il nonno era convinto che la sua croce di ferro lo avrebbe protetto, ma la marmaglia rispose gettando i suoi libri in strada, edizioni rare, vecchie mappe. Lo chiamarono vecchio giudeo e lo atterrarono a pugni». Non c’è bisogno di rileggere Olocausto di Gerald Green per veder tornare i fantasmi dal passato. Quel cancro chiamato antisemitismo, che i sopravvissuti alla Shoah hanno sopportato nell’anima e nella carne, nei giorni della loro cattura, costretti a resistere nei lager, è con noi dal 1945 (nonostante gli europei si siano illusi di vivere nella pace perpetua). 

Lo è stato anche dopo il ritorno dei morti nel mondo dei vivi, come ha raccontato tante volte Edith Buck. Perché ognuno aveva vissuto la sua guerra e, con la liberazione, nessuno voleva più saperne degli avanzi di Auschwitz. E oggi che l’estrema destra neonazista di Alternative für Deutschland riaccende il consenso elettorale, sembra che le pagine nere del Mein Kampf , scritto da Hitler in galera nel carcere di Landsberg non siano più lettera morta

Certo oggi nessuno dice di voler riunificare tutti i popoli di lingua tedesca in un unico Stato, per riprendersi le terre appartenute all’impero prussiano, spazio vitale dalla Francia all’Europa dell’est. Ma non c’è traccia di forze politiche in grado di contrapporsi a quel nazionalismo feroce, ancora capace di soffiare sul fuoco dell’odio etnico e razziale. 

Per uno strano scherzo della storia il 9 novembre è anche l’anniversario della caduta del Muro di Berlino che nel 1989 riaccese la speranza di un’Europa senza più nazionalismi. Ma i testimoni del tempo continuano a essere voci mute, come accade a Liliana Segre, che non si arrende a minacce e insulti. Immigrati, stranieri, gay, comunità rom e persino i disabili (giudicati come “anormali”) sono continuamente vittime di reati a sfondo razziale e xenofobo. Ed è sulla loro tutela che si basa lo stato di salute di una democrazia: quando riesce a evitare che le minoranze siano bersagli d’odio. 

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World History Archive / AGF La devastazione 
Le vetrine rotte di un negozio di proprietà ebraica dopo la Kristallnacht (La notte dei cristalli) tra il 9 e il 10 novembre 1938, il pogrom antisemita tedesco.

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