VISENTINI, SARONNI, GLI ABBUONI E IL LASSATIVO
Inutile dire che il nome di Roberto Visentini è subito associato da tutti gli appassionati al Giro 1987 e al famoso "tradimento" di Sappada, di cui si è scritto e raccontato di tutto.
Quello che spesso, invece, non si sottolinea abbastanza è l'amore incondizionato che il corridore bresciano provava nei confronti della corsa rosa, tanto da rincorrerla fino dai primi anni di professionismo fino al 1986, quando finalmente riuscirà a portare la maglia rosa fino al traguardo finale.
Prima di tutto questo, però, ci fu un'altra edizione particolare del Giro che vide protagonista proprio Roberto Visentini: si tratta del Giro d'Italia 1983, il secondo e ultimo vinto da Beppe Saronni, proprio davanti a Visentini, e che merita di essere raccontato.
Roberto Visentini, classe 1957, è uno di quei corridori che già da giovanissimo attirano gli sguardi degli addetti ai lavori. Arriva nel professionismo nel 1978 dopo aver mostrato ottime predisposizioni sia in montagna che a cronometro, tanto da farne fin da subito un prospetto per le corse a tappe.
Da neo-professionista debutta al Giro, chiude quindicesimo e vince la maglia bianca, poi è decimo e nono nelle due edizioni successive, indossando anche la maglia rosa.
Sarà al via anche della Vuelta, peraltro con due vittorie di tappa, ma tornerà a casa presto: il suo unico amore, d'altronde, vestiva di rosa.
Così, dopo il sesto posto nel 1981 e un mesto ritiro nel 1982, Roberto è pronto al grande salto. Vince la Tirreno-Adriatico e si presenta in grandissima forma al Giro 1983 dove, nonostante tutto, non è indicato fra i favoriti: ci sono Saronni, Moser, Battaglin e Baronchelli, ma il percorso del Giro, onestamente, non è granché, con poche tappe di alta montagna per poter fare la differenza.
La partenza è subito in salita con l'annullamento del prologo di Brescia per la protesta degli operai metalmeccanici: beffa doppia per Visentini che sulle strade di casa avrebbe potuto anche indossare la maglia rosa.
Si prosegue, dunque, con Rosola e Contini in rosa e con Saronni che riesce a guadagnare un cospicuo margine grazie agli abbuoni decisamente sostanziosi posizionati al traguardo.
Beppe va in rosa nella tappa di Salerno, ma tra gli Appennini e la cronometro di Parma si capisce che il rivale più pericoloso è proprio Visentini.
Saronni vince anche la tappa di Bergamo, guadagnando altri secondi preziosi in vista delle montagne: prima i Colli di San Fermo, poi le Dolomiti.
È proprio qui che Visentini lancia il suo attacco, nella Selva di Val Gardena-Arabba, con ben 5 colli da scalare: Saronni va presto in affanno, Roberto attacca ma alla fine guadagnerà meno di un minuto, infuriandosi peraltro con Mario Beccia, ottimo scalatore in fuga con lui, colpevole di non aver collaborato e di essere rimasto sempre a ruota.
Restava solo la cronometro finale di Udine, ma i colpi di scena non finirono qui: la sera del sabato, durante la cena in hotel, ci fu un tentativo di avvelenamento nei confronti di Saronni. In realtà, anche se la storia non è chiarissima, pare si trattò di una trovata pubblicitaria di un imprenditore, fornitore della squadra di Visentini, che produceva ruote: avrebbe chiesto a due camerieri di mettere del lassativo nel piatto di Saronni per poi intervenire, salvare la situazione e rilanciare il proprio marchio. Peccato che i camerieri avvisarono i carabinieri..
Così, il giorno dopo Visentini vinse la cronometro, guadagnando 49" su Saronni, chiudendo secondo a 1'07" e alimentando la beffa: senza abbuoni, sarebbe stato lui il vincitore per 10".
Appuntamento rimandato: dopo lo sfortunato 1985, con Visentini in rosa costretto a ritirarsi per problemi di salute prima dello scontro finale con Hinault, Roberto trionferà al Giro 1986, battendo Moser e LeMond. Tutto sembrava pronto per il bis nel 1987, ma quel giorno verso Sappada..
Foto : Gazzetta dello sport
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