'SONO LORO I MIEI CARCERIERI SEI ANNI FA RAPIRONO ANCHE ME'
dai nostri inviati MASSIMO NOVELLI e MEO PONTE
la Repubblica ©, 20 aprile 1990
CUNEO - Sono da poco passate le 13 di mercoledì, il giorno dopo il blitz dei carabinieri che a Santa Margherita Ligure hanno liberato Patrizia Tacchella. Le immagini della prigione della bambina, i volti dei rapitori, scorrono sul teleschermo. Federica Isoardi, oggi quattordicenne, rapita all'età di otto anni a Cuneo la mattina del 12 gennaio '84 e rilasciata la sera del 12 marzo, è appena rientrata da scuola, a casa di uno zio. Guarda il telegiornale. E attraverso la tremenda esperienza di Patrizia, rivive il proprio sequestro. Quando sul video appaiono le foto degli arrestati, la ragazza sussulta. Poi, con un filo di voce, esclama: Ma quei due, quello che assomiglia a papà e quell' altro, mi sembrano loro, proprio loro, i miei carcerieri...
Mercoledì pomeriggio, dunque, Federica, figlia di Guglielmo Isoardi, amministratore delegato dell'Alpitour, una delle più importanti agenzie di viaggio italiane, e di Marina Martinengo, avrebbe identificato, sei anni dopo, in Valentino Biasi e in Bruno Cappelli, arrestati per il sequestro-Tacchella, i propri rapitori.
Non solo: secondo indiscrezioni, la ragazza avrebbe riconosciuto pure la sua prigione nella villa di San Lorenzo della Costa, sopra Santa Margherita Ligure, dove martedì i carabinieri hanno trovato Patrizia Tacchella e i tre sequestratori: Biasi, Cappelli (il proprietario della villa) e Franco Maffiotto. Gli insospettabili della banda degli industriali piemontesi potrebbero aver compiuto, insomma, anche il rapimento della giovane cuneese.
Federica, in queste ore, è introvabile. E a Cuneo, nella bella casa di viale degli Angeli, dove vive con la mamma (che è separata da tempo dal marito), Marina Martinengo si limita a un laconico: Lasciateci stare, non abbiamo tempo da perdere. Un silenzio comprensibile, visto che il cerchio attorno alla banda dei geometri si potrebbe chiudere già oggi.
Questa mattina, infatti, Federica, accompagnata dal procuratore della repubblica di Cuneo, Sebastiano Campisi, il magistrato che ha condotto le indagini sul rapimento, dovrebbe andare a Santa Margherita, per un sopralluogo nella casa dei coniugi Cappelli che per 78 giorni è stata la prigione di Patrizia.
Fin dai primi giorni del sequestro della figlia del re dei jeans, del resto, agli investigatori erano apparse subito evidenti le numerose analogie con il caso Isoardi. Il rapimento di Patrizia Tacchella - spiega ora il capo della Squadra Mobile di Cuneo, Antonio Nanni - sembra la fotocopia di quello di Federica Isoardi. Una somiglianza così forte, quella tra i due sequestri, da spingere gli inquirenti piemontesi a mandare ai colleghi di Verona, sin dai primi momenti della sparizione di Patrizia, tutta la documentazione raccolta durante le indagini sul kidnapping cuneese.
Esistono connessioni di elementi soggettivi e oggettivi nei due casi dice Piero Sassi, capo della Criminalpol di Torino, che dal '74 ha indagato su quindici sequestri di persona. Basta scorrere le cronache per scoprire le analogie tra i due sequestri. Federica, nell'84, è rapita all'entrata della scuola, a Cuneo, da due sconosciuti a volto scoperto e dall'aria signorile. Sei anni dopo Patrizia è portata via, a pochi passi da casa, da tre uomini che agiscono con sicurezza, senza nascondersi il viso. La trattativa con le famiglie, in tutti e due i casi, è portata avanti da un telefonista dall'inconfondibile accento piemontese, che chiama spesso dalle cabine telefoniche sulle autostrade settentrionali. Di entrambe le prigioniere, poi, i rapitori spediscono foto polaroid allo stesso quotidiano milanese. I due sequestri avvengono, a sei anni di distanza, negli stessi mesi, da gennaio a marzo, scanditi da una trattativa rapida durante la quale il prezzo per la libertà da cifre vertiginose scende quasi subito a somme più accettabili per i familiari.
Federica Isoardi è rilasciata sulla riviera di Ponente, a Celle Ligure. Agli investigatori racconterà che il tragitto dalla prigione alla chiesa, di fronte alla quale i suoi carcerieri l'abbandonano, è stato di poco più di un'ora in auto.
Patrizia Tacchella è stata liberata dal GIS dei carabinieri a Santa Margherita, sulla riviera di Levante. E sempre in Riviera, a Finale Ligure, non distante da Celle, uno degli arrestati, il Maffiotto, ha un appartamento dove, polizia e carabinieri sospettano, la banda avrebbe potuto rifugiarsi dopo il rilascio della Isoardi e, se tutto fosse filato liscio, anche dopo il sequestro Tacchella.
la Repubblica ©, 20 aprile 1990
CUNEO - Sono da poco passate le 13 di mercoledì, il giorno dopo il blitz dei carabinieri che a Santa Margherita Ligure hanno liberato Patrizia Tacchella. Le immagini della prigione della bambina, i volti dei rapitori, scorrono sul teleschermo. Federica Isoardi, oggi quattordicenne, rapita all'età di otto anni a Cuneo la mattina del 12 gennaio '84 e rilasciata la sera del 12 marzo, è appena rientrata da scuola, a casa di uno zio. Guarda il telegiornale. E attraverso la tremenda esperienza di Patrizia, rivive il proprio sequestro. Quando sul video appaiono le foto degli arrestati, la ragazza sussulta. Poi, con un filo di voce, esclama: Ma quei due, quello che assomiglia a papà e quell' altro, mi sembrano loro, proprio loro, i miei carcerieri...
Mercoledì pomeriggio, dunque, Federica, figlia di Guglielmo Isoardi, amministratore delegato dell'Alpitour, una delle più importanti agenzie di viaggio italiane, e di Marina Martinengo, avrebbe identificato, sei anni dopo, in Valentino Biasi e in Bruno Cappelli, arrestati per il sequestro-Tacchella, i propri rapitori.
Non solo: secondo indiscrezioni, la ragazza avrebbe riconosciuto pure la sua prigione nella villa di San Lorenzo della Costa, sopra Santa Margherita Ligure, dove martedì i carabinieri hanno trovato Patrizia Tacchella e i tre sequestratori: Biasi, Cappelli (il proprietario della villa) e Franco Maffiotto. Gli insospettabili della banda degli industriali piemontesi potrebbero aver compiuto, insomma, anche il rapimento della giovane cuneese.
Federica, in queste ore, è introvabile. E a Cuneo, nella bella casa di viale degli Angeli, dove vive con la mamma (che è separata da tempo dal marito), Marina Martinengo si limita a un laconico: Lasciateci stare, non abbiamo tempo da perdere. Un silenzio comprensibile, visto che il cerchio attorno alla banda dei geometri si potrebbe chiudere già oggi.
Questa mattina, infatti, Federica, accompagnata dal procuratore della repubblica di Cuneo, Sebastiano Campisi, il magistrato che ha condotto le indagini sul rapimento, dovrebbe andare a Santa Margherita, per un sopralluogo nella casa dei coniugi Cappelli che per 78 giorni è stata la prigione di Patrizia.
Fin dai primi giorni del sequestro della figlia del re dei jeans, del resto, agli investigatori erano apparse subito evidenti le numerose analogie con il caso Isoardi. Il rapimento di Patrizia Tacchella - spiega ora il capo della Squadra Mobile di Cuneo, Antonio Nanni - sembra la fotocopia di quello di Federica Isoardi. Una somiglianza così forte, quella tra i due sequestri, da spingere gli inquirenti piemontesi a mandare ai colleghi di Verona, sin dai primi momenti della sparizione di Patrizia, tutta la documentazione raccolta durante le indagini sul kidnapping cuneese.
Esistono connessioni di elementi soggettivi e oggettivi nei due casi dice Piero Sassi, capo della Criminalpol di Torino, che dal '74 ha indagato su quindici sequestri di persona. Basta scorrere le cronache per scoprire le analogie tra i due sequestri. Federica, nell'84, è rapita all'entrata della scuola, a Cuneo, da due sconosciuti a volto scoperto e dall'aria signorile. Sei anni dopo Patrizia è portata via, a pochi passi da casa, da tre uomini che agiscono con sicurezza, senza nascondersi il viso. La trattativa con le famiglie, in tutti e due i casi, è portata avanti da un telefonista dall'inconfondibile accento piemontese, che chiama spesso dalle cabine telefoniche sulle autostrade settentrionali. Di entrambe le prigioniere, poi, i rapitori spediscono foto polaroid allo stesso quotidiano milanese. I due sequestri avvengono, a sei anni di distanza, negli stessi mesi, da gennaio a marzo, scanditi da una trattativa rapida durante la quale il prezzo per la libertà da cifre vertiginose scende quasi subito a somme più accettabili per i familiari.
Federica Isoardi è rilasciata sulla riviera di Ponente, a Celle Ligure. Agli investigatori racconterà che il tragitto dalla prigione alla chiesa, di fronte alla quale i suoi carcerieri l'abbandonano, è stato di poco più di un'ora in auto.
Patrizia Tacchella è stata liberata dal GIS dei carabinieri a Santa Margherita, sulla riviera di Levante. E sempre in Riviera, a Finale Ligure, non distante da Celle, uno degli arrestati, il Maffiotto, ha un appartamento dove, polizia e carabinieri sospettano, la banda avrebbe potuto rifugiarsi dopo il rilascio della Isoardi e, se tutto fosse filato liscio, anche dopo il sequestro Tacchella.
Bruno Cappelli, Valentino Biasi e Franco Maffiotto, sorpresi mentre sorvegliavano la figlia di Imerio Tacchella, interrogati ieri mattina dal giudice di Verona, Angela Barbaglio, nel carcere di Chiavari, non hanno potuto far altro che confessare. Avevamo bisogno di soldi. Abbiamo scelto la piccola Tacchella perché la sua famiglia è una delle più ricche d'Italia. Patrizia era la preda più facile ma avremmo rapito qualunque altro membro della famiglia..., hanno detto i tre, naturalmente non facendo una parola sul vecchio sequestro Isoardi.
Biasi, Cappelli e Maffiotto, tre imprenditori dalle alterne fortune, nel 1984 ebbero, secondo gli investigatori, un repentino mutamento di vita. In molti ricordano a Poirino, paese di residenza di Biasi e sede dell'azienda di Cappelli, la Microprofil, infatti, l'improvviso afflusso di denaro nelle tasche degli insospettabili.
E Maffiotto, proprio pochi mesi dopo la vicenda-Isoardi, aveva acquistato un bar-gelateria a Tenerife, nella Canarie. Con denaro suo, si chiedono adesso gli investigatori, che hanno disposto accertamenti patrimoniali sui tre arrestati, o con quelle banconote dal numero segnato pagate dalla famiglia Isoardi? L'interrogativo potrebbe essere sciolto nelle prossime ore.
Intanto, si è saputo anche che Biasi, in possesso di un brevetto di pilota, aveva fatto vari viaggi in aereo nel Trentino, partendo dall'aeroporto di Levaldigi-Cuneo. Anche Tacchella si spostava spesso in volo, ma con un elicottero. E magari, in uno scalo del Veneto o del Trentino, potrebbe essere stato individuato dalla banda dei geometri.
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