Kuiper e un palmarès quasi dimenticato
di Nicola Pucci
C’è un velo di mistero sul perché un corridore come Hennie Kuiper sia da sempre destinato ad una sorta di oblio d’oro. Già, perché l’olandese che vide la luce il 3 febbraio 1949 a Noord Deurningen e che scoprì la bicicletta quale mezzo per andare a scuola nella vicina Enschede, ha un palmares tra i più invidiabili dell’intera storia del ciclismo e meriterebbe quella vetrina che invece spetta, a volte per meriti molto meno evidenti, ad altri campioni del pedale. Sentite qua.
Kuiper nasce agonisticamente nel 1972, quando viene convocato per le Olimpiadi di Monaco 1972 come componente del quartetto olandese impegnato nella 100 chilometri a squadre. In effetti la prestazione di Hennie è subito convincente, se è vero che il 29 agosto completa la fatica conquistando il terzo posto alle spalle degli inavvicinabili sovietici e della Polonia, ma la medaglia di bronzo, al collo anche dei compagni Den Hertog, Priem e Van den Hoek, viene revocata per la squalifica per doping di quest’ultimo, trovato positivo alla coramina. Kuiper medita vendetta, seppur il temperamento riservato e i modi gentili lascerebbero pensare ad un certo difetto di personalità, e una settimana dopo si presenta al via della gara in linea con l’intento di far saltare il banco. Si corre su un circuito senza grosse difficoltà altimetriche, i favoriti sono il belga Freddy Maertens (che sarà un crack tra i professionisti) ed il francese Regis Ovion (che invece vincerà meno di quanto avrebbe potuto) che l’anno prima hanno occupato, a parti invertite, le prime due posizioni al campionato del mondo dilettanti corso a Mendrisio, ma a quaranta chilometri dal traguardo, su un tratto in leggera contropendenza, Kuiper saluta il plotone fuggendo in beata solitudine per andare a cogliere l’oro olimpico, 27″ prima dell’australiano Clyde Sefton. Prendete appunti, Hennie alla maglia bordata dei colori di Olimpia aggiungerà in seguito quella arcobaleno, come solo Ercole Baldini e Paolo Bettini hanno saputo fare.
Il passaggio al professionismo con la casacca della Ha-Ro Rokado, piccola squadra tedesca, è immediato, data 1973, e Kuiper mostra subito di avere qualità che lo possono render protagonista sia nelle grandi corse a tappe (16esimo al debutto al Giro d’Italia, dove è sesto nella tappa con arrivo a Bolsena), che nella classiche del Nord (12esimo alla Liegi-Bastogne-Liegi del 1974). E nel 1975, col passaggio alla Frisol, è già pronto ad iscrivere il suo nome in corse che legittimano lo status di campione. Vince infatti il titolo olandese battendo Pronk e Zoetemelk, così come è campione nazionale di ciclocross, prende parte alla Vuelta concludendo in quinta posizione e imponendosi sul traguardo di Miranda de Ebro, debutta al Tour de France con un 11esimo posto, per poi presentarsi all’appuntamento con la storia il 27 agosto sul tracciato belga di Yvoir, sede scelta per il campionato del mondo.
Eddy Merckx, campione in carica, insegue il quarto titolo iridato come mai nessuno è stato capace di fare, ed è proprio il “Cannibale” a scatenare l’azione che proietta in avanti i tre olandesi Kuiper, Zoetemelk e Knetemann, i francesi Thevenet e Danguillaume, l’azzurro Francesco Moser (luogotenente di Felice Gimondi in una Nazionale per la prima volta guidata da Alfredo Martini) e gli altri due belgi De Vlaeminck e Van Impe. Ed esattamente come avvenne alle Olimpiadi, Kuiper coglie l’attimo propizio per piazzare l’allungo decisivo, prendere il largo protetto dai due compagni che tarpano le ali ad ogni tentativo di rientro di Merckx ed andare a tagliare il traguardo trionfante con 17″ di vantaggio su De Vlaeminck. E così, al titolo olimpico, Kuiper accoppia anche quello iridato. Appunto.
Di colpo Hennie diventa l’uomo di punta (e anche di mercato) del ciclismo olandese. Nel 1976, indossando la maglia arcobaleno, firma per la Ti-Raleigh, corazzata del ciclismo neederlandese, e dopo essersi visto sfuggire la Vuelta proprio nell’ultima tappa, la cronometro di San Sebastian, scivolando in sesta posizione a 2’00” da Pesarrodona dopo aver vinto la frazione di Baza ed aver indossato la maglia “amarilla” a Bilbao, si riscatta facendo suo il Giro di Svizzera davanti a Pollentier e allo stesso Pesarrodona, per poi iniziare a prendere le misure a quello che diventa, a questo punto, il grande obiettivo della sua carriera: il Tour de France.
E sulle strade della Grande Boucle, per cinque anni consecutivi, Kuiper raccoglie soddisfazioni, ed anche qualche boccone amaro, se è vero che a conti fatti non riuscirà a far sua la corsa più prestigiosa del calendario internazionale. Conquista nel 1976 la tappa di Bornem ma è costratto al ritiro dopo aver stazionato in terza posizione, mentre nel 1977 e nel 1978 trionfa sul prestigioso traguardo dell’Alpe d’Huez, concludendo in seconda posizione a soli 48″ da Thevenet prima, ritirandosi poi per colpa di una caduta nella discesa del Col de Granier quando, in terza posizione, aveva provato a far saltare Hinault. Kuiper ci riprova nel 1979, quando veste la maglia Peugeot, concludendo quarto in un’edizione dominata dal “tasso“, per poi salire ancora sul secondo gradino del podio nel 1980, battuto stavolta di 6’55” dal connazionale Zoetemelk, lui sì capace fino in fondo di approfittare della fuga notturna a Pau di Hinualt, malconcio ad un ginocchio e ferito nell’anima.
Insomma, dopo un titolo olimpico, una maglia iridata e due secondi posti al Tour de France, Kuiper legittimamente può pensare di venir considerato un corridore universale, abile in montagna, non a disagio a cronometro, intelligentissimo nel cogliere l’attimo fuggente. E queste son doti che si sposano perfettamente anche con le grandi corse di un giorno.
Proprio a quelle Kuiper di nuovo torna a fare l’occhiolino, una volta fallita, in parte, l’operazione Tour de France. E così, ormai scavalcati i 30 anni, forte pure di una dose massiccia di esperienza, Hennie segna sul suo personalissimo calendario le classiche monumento, che ancora mancano al suo palmares. E se dal 1981 al 1988, anno del ritiro dalle competizioni, vince solo cinque gare (più un numero congruo di kermesse che se non fanno albo d’oro, nondimeno arricchiscono il contro in banca), ben quattro di queste sono corse che ogni gran corridore che si rispetti vorrebbe poter ostentare.
Nel 1981 Kuiper, che nel frattempo si è accasato alla Daf Trucks, trionfa al Giro delle Fiandre (in precedenza vantava un settimo posto nel 1979), dimostrandosi avvezzo alle pietre e ai muri e giungendo sul traguardo di Meerbeke, dopo aver allungato a 16 chilometri dall’arrivo, in solitudine, 1’03” prima di Frits Pirard, e a fine stagione, confermando che quando c’è da scalare non è secondo a nessuno, fa suo anche il Giro di Lombardia (era stato quinto l’anno prima), staccando Baronchelli sul San Fermo della Battaglia per giungere con 27″ di vantaggio sul plotoncino degli inseguitori battuto in volata da Moreno Argentin.
All’asciutto nel 1982, quando si impone solo al Gran Premio di Vallonia dimostrando comunque che grinta, coraggio e resistenza ben si adattano anche alle côtes, l’anno dopo Kuiper sbaraglia la concorrenza alla Parigi-Roubaix (dove aveva ottenuto già cinque top-ten tra cui il terzo posto nel 1979 alle spalle di Moser e De Vlaeminck), pur penalizzato da due cadute e da una foratura nel finale di gara, staccando lo stesso Moser, gran favorito della corsa, Duclos-Lassalle, Marc Madiot e Ronan De Meyer.
E se alla Liegi-Bastogne-Liegi dovrà accontentarsi di quattro piazzamenti tra i primi dieci ed una piazza d’onore nel 1980 quando, sotto la neve ed in una giornata apocalittica, chiude ad oltre 9′ da uno straordinario Hinault che copre in memorabile “a solo” gli ultimo ottanta chilometri, ecco che Kuiper ha in serbo l’impresa del commiato. Il 16 marzo 1985 va in scena la 76esima edizione della Milano-Sanremo, mondiale di primavera che Hennie ha disputato già dieci volte ma che non l’ha mai visto andare oltre un 18esimo posto nel 1983. Come sempre la corsa è bloccata, Saronni e Moser sono gli ultimi due vincitori ma stavolta, con il gruppo ancora sull’Aurelia, perdono l’attimo quando Kuiper attacca a 13 chilometri dalla meta. L’azione non è risolutiva perché sul Poggio sono Eric Vanderaerden e Silvano Riccò a transitare per primi con margine risicato, Kuiper rientra in discesa e a tre chilometri dall’arrivo, tempista e scaltro come suo solito a dispetto ormai dei 36 anni, piazza la botta vincente.
Game, set and match (anche se non si tratta di tennis): leggete i numeri e ditemi voi se Hennie Kuiper non è stato un fuoriclasse come pochi. Peccato che quasi nessuno se ne ricordi.
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