VALKENBURG '79: IL TRIONFO DI RAAS, LA RABBIA DI BATTAGLIN







Valkenburg porta sventura ai colori azzurri del pedale. Chiedete a Coppi e Bartali, che tra i mulini del Limburgo nel 1948 preferirono ostacolarsi piuttosto che puntare l’iride, tanto da venir poi puniti dalla Federazione per comportamento antisportivo; lo sanno per certo Tafi e Bartoli, l’uno atterrato da una caduta, l’altro beffato dal furbastro di turno, Camenzind, nel 1998; magari rivisitate il Cauberg, spianato da Gilbert nel 2012 e che vide Nibali, temerario, rimbalzare indietro all’atto decisivo. Ma c’è un signore di mezza età, abile scalatore, a cui le terre d’Olanda evocano ricordi amari e strappano imprecazioni in strettissimo dialetto vicentino: Giovanni Battaglin, amici miei, e il fatal campionato del mondo del 1979.

La quinta nazionale di Alfredo Martini si presenta al via con due capitani riconosciuti, Moser che da tre anni staziona sul podio, e Saronni, fresco vincitore del Giro d’Italia. Ma l’estate ha palesato l’eccellente stato di forma di Battaglin, che sulle strade infuocate del Tour de France ha conquistato la maglia a pois di miglior scalatore chiudendo al sesto posto in classifica e ha trionfato con il piglio del dominatore al Trofeo Matteotti, alla Coppa Placci e alla Coppa Agostoni, appuntamenti probanti in ottica mondiale. Baronchelli e Contini hanno buone credenziali, Barone e Lualdi vigilano nelle prime ore di corsa, Amadori, Landoni, Masciarelli, Mazzantini e Parsani faticheranno e porteranno le borracce.

Il tracciato è impegnativo ma non durissimo, misura poco più di 16 chilometri, è da ripetere 17 volte e complessivamente terrà i ciclisti in sella per 274,8 chilometri. Il Bemelerberg è dentino che difficilmente può produrre selezione, semmai questa è da attendersi sull’impennata del Cauberg che alla distanza può risultare decisiva. Lo squadrone olandese gioca in casa e ha i favori del pronostico puntando sul campione uscente Knetemann, su Kuiper che fu iridato nel 1975 a Yvoir, su Zoetemelk che ha terminato al secondo posto la Grande Boucle, su Raas, già vincitore in primavera al Giro delle Fiandre e all’Amstel Gold Race che si corre da queste parti, per un eventuale arrivo in volata; proprio Hinault è atteso dopo il bis in giallo, anche se pare aver staccato la spina; il Belgio si affida a Pollentier, a Willems e al “vecchio” De Vlaeminck, Thurau è l’uomo-faro della Germania, il norvegese Knudsen è della partita e può sorprendere, anche per dimenticare la delusione al Giro che lo vide costretto al ritiro quando era in lizza per la vittoria finale, Sean Kelly è giovanotto di belle prospettive e non è escluso dal lotto dei pretendenti al successo.

Corsa controllata ed avara di sussulti, ad onor del vero. Pioggia e vento a queste latitudini non mancano di certo e gli olandesi, maestri dei ventagli, fanno gioco di squadra con Lubberding, superlativo, che controlla che le fughe non prendano il largo. L’Italia è presente nell’avanguardia del plotone grazie al lavoro oscuro dei gregari, Saronni prova a fare la differenza al sedicesimo giro e il gruppo si screma. Raas, che le telecamere della tv olandese hanno pizzicato in difficoltà sul Cauberg e in salvo grazie alle generose spinte dei compagni di bandiera, è comunque tra gli uomini al comando così come il compagno Lubberding, i due francesi Bernaudeau e Chalmel, il tedesco Thurau, il belga Willems, il norvegese Knudsen e proprio Battaglin che è l’uomo forte della nazionale italiana, tradita dalla giornata di scarsa vena di Moser.

All’ultimo passaggio sul Cauberg Battaglin forza i tempi ma non riesce a fare il vuoto, Lubberding si stacca e Willems e Knudsen pagano a loro volta dazio alla sfortuna cadendo e rimanendo tagliati fuori dai giochi. E così la sfida tra i cinque superstiti in avanscoperta si decide all’ultimo chilometro. Chalmel, l’uomo che non ti aspetti a questo stadio della competizione, azzarda la stoccata solitaria, sembra potercela fare ma Thurau ricuce lo strappo; a duecento metri dal traguardo Battaglin è pronto a lanciare la volata con buone chance di vittoria perché tra gli uomini al comando è di gran lunga il più brillante ma… ma l’Olanda deve vincere, Thurau devia di traiettoria, tocca Raas che non fa niente per evitare di tagliare la strada a Battaglin. L’azzurro cade a terra, il tedesco rimane piantato e la volata di forza di Raas assegna la maglia arcobaleno all’occhialuto di Heinkenszand.

Si parlò di un tacito accordo tra Thurau e Raas, compagni qualche anno addietro con la casacca della Ti-Raleigh, il commissario tecnico Martini provò senza troppe illusioni a far reclamo che venne inevitabilmente respinto, ci fu polemica sugli aiuti concessi all’olandese. Fatto è che Raas si guadagnò la gloria, a Battaglin rimase solo la polvere dell’asfalto.

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