Nell’Irlanda noir dei preti cattivi


Utilizza lo schema del poliziesco per denunciare le violenze del clero su bambini e donne e la connivenza della Chiesa

13 Oct 2024 - Corriere della Sera - La Lettura
di LIVIA MANERA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nel 1992, l’allora giovanissima (26 anni, ndr) Sinéad O’Connor provocò un terremoto alla trasmissione Saturday Night Live. «Abbiamo fiducia nella vittoria del bene sul male», disse davanti al microfono, dritta e sottile nel vestito bianco verginale. Poi mostrò una fotografia di Papa Wojtyla, la strappò davanti alla telecamera, e gridò al pubblico americano sbalordito: «Fight the real enemy!», combatti il vero nemico! Era dagli anni Ottanta che la sua Irlanda aveva cominciato a confrontarsi con i terribili crimini dei preti pedofili, perpetrati impunemente per decenni. Ma la Chiesa aveva scelto di proteggere la Chiesa. La cantautrice e attivista irlandese morta in circostanze tristissime poco più di un anno fa (26 luglio 2023, ndr), non si sarebbe più ripresa dallo scandalo suscitato quella sera. Decenni prima che la cancel culture vedesse la luce, fu la prima grande artista internazionale a essere «cancellata» dalla faccia della Terra. Via i contratti, le tournée, il futuro.

Per nostra fortuna, nessuno oggi si sognerebbe di cancellare Sebastian Barry per averci dato questo potentissimo romanzo, che attraverso una lingua ricca di echi joyciani, ricalca i motivi della denuncia di Sinéad O’Connor. Se lei, allora, si servì di un’incantevole voce e di un viso da angelo caduto, Barry, 32 anni dopo, dà voce al suo messaggio attraverso una prosa che pulsa come un cuore. Il risultato è una detective-story sui generis, attraversata da fantasmi e visioni. Leggere questo poeta, drammaturgo e romanziere giunto alla sua nona prova narrativa, è come assaporare un distillato della grande tradizione letteraria irlandese.

Ai tempi del vecchio Dio (peccato solo il brutto titolo biblico), che Anna Rusconi ha tradotto con attenzione, comincia sommessamente come la storia di un poliziotto in pensione, che dopo nove mesi di appagante solitudine nel modesto annesso di un castello vittoriano sulla costa a sud di Dublino, riceve la visita di due giovani detective del suo ex distretto. Determinato a non farsi coinvolgere dal cold case che li ha portati a disturbare la sua quiete, Kettle fa di tutto per sottrarsi alle domande dei suoi visitatori. E questo lascia a Barry spazio per portare il lettore nei meandri dei suoi pensieri, ricordi e scarti. Perché sono lì, quei poliziotti dall’aria imbarazzata? Per certe storie di preti, forse, di cui si era occupato Kettle, negli anni Sessanta?

Tutto ciò che sappiamo è che allo scoccare della pensione Kettle si è incagliato in quest’abitazione dall’ingresso minuscolo, una piccola camera da letto, centinaia di libri ancora negli scatoloni e due custodie per i fucili dei tempi in cui aveva prestato servizio in Malaysia. «A esercitare l’attrattiva iniziale era stato il rimescolio del mare sotto la finestra panoramica, ma di quel posto gli piaceva tutto: l’architettura finto gotica… il riquadro di siepi che frangevano il vento e intrappolavano il sole in giardino, i moli di granito sbreccato lungo la costa, l’isolotto accostato poco più in là…». Perché dunque stanare un povero vecchio che — scopriremo presto — ha perso una moglie amatissima, una figlia la cui presenza ancora aleggia nella casa, e un figlio che era partito a fare il medico nel New Mexico?

L’occasione è una nuova testimonianza che riapre il caso di un prete scaraventato in un burrone qualche anno prima. Kettle lo aveva seguito insieme a un collega, ora morto. Insieme, negli anni Sessanta, avevano indagato su certi preti sospettati di violenza sui bambini. Ma il vescovo si era messo di mezzo, il capo della polizia aveva ceduto alle sue pressioni e l’inchiesta era stata insabbiata. Un colpo duro, per uno come Kettle, cresciuto in un orfanatrofio cattolico dove la violenza era pane quotidiano. «Ragazzi caduti sotto la spada della lussuria», chiamava tra sé e sé le piccole vittime di queste istituzioni irlandesi che ospitavano i figli delle ragazze madri: madri da cui erano separati alla nascita, costrette poi al lavoro forzato nelle cosiddette Magdalene Laundries. Lui non avrebbe mai conosciuto la sua.

Eppure, adulto, Tom era riuscito a trovare lo stesso la felicità accanto a una donna che «aveva il nome dell’estate», anche se June, cresciuta a sua volta in un istituto, gli aveva confessato solo dopo il matrimonio di essere stata stuprata dai 6 ai 12 anni da un prete, nel silenzio omertoso delle suore. «E adesso, Tom, adesso prova ad amarmi se ci riesci, Tom», lo aveva sfidato. Ma lui ci era riuscito, eccome c’era riuscito. E avevano vissuto anni di felicità vera. Anche se c’era stato un prezzo. «Le ragazze che scappavano dalle lavanderie, i bambini che scappavano dagli orfanatrofi, andavano tutti restituiti». Toccava ai poliziotti come lui incaricarsene. Non era la legge. Era quello che tutti volevano.

Basterebbe lo svolgimento dell’inchiesta a garantire a quest’ambizioso romanzo la dose necessaria d’azione e suspense per farne una detective story di livello. Ma Barry mira più in alto, incorporando nella narrazione il flusso di coscienza di un vecchio dal cuore ammaccato, che ormai fatica a distinguere tra immaginazione e nostalgia, passato e presente, reale e fantastico. Prima da orfano, e poi da ufficiale di polizia, Tom Kettle aveva vissuto una vicenda di barbarie inaudita. Non stupisce che ora preferisca «parlare con le foglie svolazzanti di anime che non esistevano». Meglio spiaggiarsi davanti a un pezzo di mare d’argento, e al nero pecioso di una città in lontananza, lasciando che l’inchiesta faccia il suo corso. Lui non sa, ma noi sì, che ci avrebbe pensato una ragazza coraggiosa dalla testa rasata e la voce sublime, a scoperchiare per tutti la pentola del diavolo.

***


SEBASTIAN BARRY
Ai tempi del vecchio Dio 
Traduzione di Anna Rusconi 
EINAUDI Pagine 248, 19 In libreria dal 15 ottobre

L’autore Sebastian Barry (Dublino, 1955), autore di testi teatrali, poetici e in prosa, è stato selezionato cinque volte per il Man Booker Prize e ha vinto numerosi premi tra cui il Costa Book Award (2008 e 2016) e il Walter Scott Prize (2012 e 2017). Nel 2018 è stato nominato «Laureate for Irish Fiction». Barry per Einaudi ha pubblicato nel 2018 Giorni senza fine (inserito dal «Guardian» tra i «Cento migliori libri del XXI secolo» e dalla BBC tra i «Cento romanzi che hanno cambiato il mondo») e nel 2022 Mille lune. In precedenza in Italia erano apparsi A long, long way (Instar Libri, 2007) (Bompiani, 2010)

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio