POKER LOMBARDIA - POGACAR STILE-COPPI, UNA SOLITUDINE MERAVIGLIOSA


VA ANCORA IN FUGA E PRENDE... COPPI: 4 LOMBARDIA IN FILA

3 Oct 2024 - La Gazzetta dello Sport
di ROMANI, SCOGNAMIGLIO 

"Dicono che domino troppo e questo ammazza il ciclismo? 
In realtà sul percorso ho visto tanti tifosi entusiasti"
   - Tadej Pogacar 

"Per il divario con i rivali non ho risposta. 
Il mio posto nella storia? 
Ne parliamo a fine carriera"
   - Tadej Pogacar

"Tadej è stato più forte di me per tutta la stagione. 
L’obiettivo è essere uno scalatore migliore e finire le gare più fresco"
   - Remco Evenepoel

"Questa è la classica che preferisco, come una tappa di montagna in un grande giro. È un segnale importante"
   - Giulio Ciccone

È una solitudine meravigliosa quella di Tadej Pogacar, lanciato ancora una volta, l’ennesima, verso una gloria che ormai trascende i confini del ciclismo. L’inevitabile comincia a compiersi a 48,4 chilometri dalla fine del Lombardia numero 118, a 6 e mezzo dalla vetta della Colma di Sormano. Pavel Sivakov finisce il suo lavoro, il numero uno del mondo scatta e fa il vuoto, dando inizio a un altro assolo memorabile concluso come da copione sul traguardo di Como: «Avevo fatto la ricognizione mercoledì, con i compagni, e compiuto uno sforzo simile. E ho immaginato di poterlo rifare in gara». Ora che quella fantasia solo all’apparenza spregiudicata si è trasformata nell’ultima impresa di un anno magico, non resta che ammirare un tale fenomeno e sforzarsi di trovare parole nuove e adeguate a cotanta grandezza: è il quarto Lombardia di fila per lo sloveno, come soltanto Fausto Coppi tra il 1946 e il 1949: e altri poker consecutivi non esistono, in nessuna corsa monumento. E la ciliegina sulla torta di una stagione mai vista: Giro d’Italia, Tour de France, Mondiale, Liegi e Lombardia come mai neppure Eddy Merckx, che nel 1972 alla doppietta Giro-Tour aggiunse Sanremo, Liegi e Lombardia, oltre al record dell’Ora. «Mi godo questo momento ma non mi dispiace che l’anno agonistico sia finito. La vita non è solo il ciclismo, non è solo vincere, c’è anche altro e ora è il tempo del riposo. Mi preparerò per il padel, per un torneo organizzato a novembre dalla mia agenzia...». Alle sue spalle, il vuoto. Secondo a 3’16” è finito il doppio campione olimpico Remco Evenepoel: un margine così ampio al Lombardia non si vedeva dal 1971, quando Merckx vinse con 3’31” su Franco Bitossi. Poi, terzo a 4’31”, un ottimo Giulio Ciccone, in rimonta. Distacchi che non si riscontrano più ormai neppure nei tapponi dolomitici, e solo in 12 sono riusciti a stare entro i 5 minuti di ritardo dal Fenomeno.

Sentimenti 

Chiedono a Pogacar – vincitore da iridato come Paolo Bettini da ultimo nel 2006 - se un dominio così non rischia di ‘ammazzare’ il ciclismo, e la risposta è degna di attenzione: «In realtà io lungo il percorso del Lombardia ho visto moltissimi tifosi entusiasti. Se poi su internet c’è sempre qualcuno che vuole mettere in giro della negatività... Non mi interessa».

E di gente se n’era già vista davvero tanta alla partenza da Bergamo, che non tradisce mai. Nel giorno dell’addio al ciclismo di Domenico Pozzovivo e Dario Cataldo, il gruppo non parte battuto in partenza e nella fuga da lontano di giornata ci vanno diversi corridori di buon livello, da Caruso a Martinez, da Mohoric a Kelderman. Chiara la volontà di mettere alla frusta la UAE-Emirates del campione di tutto che non si tira indietro, mettendo in evidenza pure il ventenne talento (al debutto al Lombardia, ndr) Jan Christen. E quando arriva il momento decisivo, non c’è più spazio per le sorprese: Pogacar, i ciuffi ribelli di capelli fuori dal casco e il body iridato con lo sfondo bianco, fa il vuoto. In vetta alla Colma di Sormano ha già 1’08” su Evenepoel, Mas e Van Eetvelt. La dimensione della sua impresa – una azione da 340 watt medi di potenza nello sforzo solitario - è anche nel confronto con il belga, che è un campione conclamato eppure vede aumentare in distacco in pianura, in discesa, sempre. Tadej – i suoi genitori con il camper hanno seguito la corsa sul Ghisallo - si gode la fuga e fa godere il pubblico: lancia una borraccia, saluta, supera pure l’unico brivido di un rigagnolo d’acqua a una dozzina di chilometri dal traguardo. Prima di sciogliersi nel bacio alla sua Urška, si gode l’ultimo chilometro come una rockstar tra sorrisi e braccia alzate, e una volta superata la linea bianca solleva la bici «come avevo già fatto per la prima vittoria dell’anno, il 2 marzo alla Strade Bianche. Ho pensato che sarebbe stato bello chiudere il cerchio in questo modo, e far fare delle belle foto che resteranno pure a me».


Differenza 

Lo sloveno dice di non sapersi spiegare la differenza che si è vista quest’anno con i rivali. «Non lo so, non ho la risposta, conosco i miei valori ma non quelli degli altri. Certamente anche la motivazione può fare la differenza, soprattutto alla fine di una stagione così dura. E a proposito del mio posto nella storia del ciclismo, ne riparleremo a fine carriera. Di quello che ho fatto in questo Lombardia, sono orgoglioso e felice. È stato un 2024 perfetto». 

Il successo-simbolo di quest’annata memorabile «resta il Mondiale, sì. Sono stati mesi molto intensi, nei quali di fatto non ho mai avuto momenti difficili in bicicletta. Merito anche della programmazione che abbiamo fatto con la squadra, compreso lo stacco dopo il Tour senza l’Olimpiade, durante il quale ho potuto recuperare». Ma con la testa è sempre rimasto ‘sul pezzo’: raccontano che, appena tre giorni dopo aver trionfato nella Boucle, avesse già contattato il nutrizionista per farsi dare il piano dettagliato verso il finale di stagione. Fenomeno sempre, dovunque, comunque, è così che Tadej Pogacar sta segnando un’epoca.

***
Remco orgoglioso Ciccone terzo «È come vincere»

Il due volte campione olimpico chiude un anno d’oro: «Devo migliorare sulle salite»

di Davide Romani - INVIATO A COMO

Il campione del mondo, il bicampione olimpico e una delle migliori espressioni del ciclismo italiano nelle corse a tappe. Il podio della 118a edizione del Lombardia è un concentrato di nobiltà. Dietro all’extraterrestre Tadej Pogacar arrivano Remco Evenepoel e Giulio Ciccone. Per il belga e l’italiano il punto finale su una stagione dai diversi significati. Il capitano della Soudal-QuickStep chiude un 2024 «comunque da incorniciare. La doppia gioia olimpica, il mio primo podio al Tour, il titolo iridato a crono e questo piazzamento in una Monumento. Mi sembra una vittoria personale», mentre per l’abruzzese della Lidl-Trek questo risultato è il premio dopo una stagione «non semplice. Ho iniziato a pedalare solo ad aprile (ha subito un intervento per una cisti perineale che lo ha messo fuori gioco per il Giro, ndr), sono caduto alla Vuelta e in questo finale di stagione avevo riposto molte speranze».

Asticella 

Per il talento e il carisma di Evenepoel, che ha chiuso il 2024 con nove successi, il secondo posto di ieri a Como è solo uno step in un processo di crescita che ha ben chiaro nella testa: «Tadej era più forte di me ed è stato così per tutta la stagione - ha sottolineato il 24enne belga che all’arrivo è stato accolto dall’abbraccio della moglie Oumi -, al Tour de France e qui. In vista della prossima stagione devo lavorare per diventare uno scalatore migliore e finire le gare con più freschezza. L’obiettivo è ridurre la differenza in salita rispetto a Pogacar e Vingegaard».

Reazione 

Dietro ai giganti è spuntata la maglia giallorossoblù di Giulio Ciccone. Una prova d’orgoglio per il re degli scalatori del Tour 2023 al termine di una stagione complicata. Una prestazione che gli ha permesso di salire per la prima volta sul podio di una classica Monumento: «Questo risultato mi dà fiducia in vista del prossimo anno. Subito dopo la partenza, sulle salite nella Bergamasca mi sentivo bene e la squadra mi ha assecondato al meglio – ha sottolineato il 29enne abruzzese -. Arrivare sul podio di una corsa come il Lombardia, la classica Monumento che preferisco, è un segnale importante. Mi ero preparato bene a questo finale di stagione ma il Mondiale non è andato come mi aspettavo (25°, ndr), all’Emilia non ero riuscito a fare la corsa che volevo, la Tre Valli è stata annullata. Con questi presupposti non era facile approcciarsi alla corsa anche perché è subito uscita una fuga che ha preoccupato il gruppo per buona parte della corsa».

Propositi 

Entrambi guardano al futuro e a una corsa che sentono di amare: «Ho un debole per questa corsa perché è come una tappa di montagna in un grande giro» ha ammesso Ciccone. «Sono solo un po’ sfortunato perché c’è un grande fenomeno davanti a me, ma questo mi dà fiducia e morale per provare a venire qui con una forma migliore e vincere», ha concluso Remco. Entrambi si candidano così per il 2025 per cercare di interrompere la striscia di re Pogacar.

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