FILIPPO GANNA: "IO, SENZA PAURA"


«Da Capodanno non vedo gli amici Roubaix, ci credo»

Domani la Regina delle classiche fa sognare l’azzurro «Vorrei stare sullo sfondo e poi, al momento giusto...»

Ho immaginato di asfaltare tutto il pavé... ma per scherzo, eh
Ad Harelbeke fatica immane, come solo nel record dell’Ora
Van der Poel è favorito, Pogacar sarà l’uomo in più
Questa è la mia epoca: sono sereno e lotterò fino all’ultimo

12 Apr 2025 - La Gazzetta dello Sport
Di Ciro Scognamiglio @CIROGAZZETTA
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Quel tempo sta arrivando. Milioni di pietre nessuna uguale all’altra, la sensazione di essere in una lavatrice o su un ring, 260 chilometri di pianura che alla fine fanno male più del Mortirolo, l’Inferno (del Nord) che solo per uno diventa paradiso sportivo. Una volta all’anno è il tempo della Parigi-Roubaix, la regina delle classiche che non da oggi occupa uno spazio di rilievo nel cuore e nella mente di Filippo Ganna. Il nostro gigante guiderà ancora una volta idealmente, domani, la spedizione azzurra sul pavé più famoso e se ci possiamo giocare una carta contro Van der Poel e Pogacar, Van Aert e Pedersen, Stuyven e Küng e chissà chi altro, ecco che quella carta sta nel suo mazzo. La concentrazione è quella richiesta, l’umore giusto, la forma – sembra – pure, come lo spirito: «Paura dell’Inferno? Nessuna».In pista Sette Mondiali (6 inseguimento individuale, 1 a squadre) e primato dell’Ora (56,792 km). Su strada Ha 34 successi con 2 Mondiali crono (20202021) e 7 tappe al Giro d’Italia. Al Mondiale crono, anche due argenti (2023-2024) e un bronzo (2019). Due volte secondo alla Sanremo (2023-2025) Uomini

Ganna, conosce Nathan Van Hooydonck?

«Ah, mi sa che ho capito perché me l’ha chiesto...».

Sì. L’ex ciclista belga ha detto che la vede favorito per la Roubaix. E l’ha paragonata a un camion, che quando prende velocità non si ferma più. Ci sta?

«Un bel paragone! Penso che volesse farmi un complimento, e non ho problemi ad ammettere che ho una “massa” importante...».

Restando in tema. Quando vinse la Roubaix Under 23 nel 2016 aveva detto che in testa le risuonava il ritornello di Fabio Rovazzi “Con il trattore in tangenziale andiamo a comandare”. E ora?

«Ora la colonna sonora è “merito” del mio compagno Connor Swift, che per quattro ore filate di ricognizione mi ha fatto ascoltare Pink Pony Club, di Chappell Roan. A un certo punto gli ho detto basta, per favore. E comunque ho chiesto al mio amico dj, Thomas, di remixarla con un pochino di techno. Io ascolto roba più “tosta”, di solito».

La ricognizione sul pavé le ha lasciato la solita impressione della lavatrice?

«Io spero che sia più una asciugatrice, perché preferirei una Roubaix asciutta».

Dal Fiandre, ottavo dopo una gara d’attacco, con che sensazione è uscito?

«Ho capito che in futuro, se riuscissi a limare qualche chilo, magari potrei giocarmela».

Era meno stanco però nel finale rispetto ad Harelbeke quando chiuse terzo, vero?

«Sì. Harelbeke si può paragonare solo alla fatica fatta al record dell’Ora. Forse. Ero andato oltre il limite, vedevo sfocato davanti a me, a un certo penso pensavo che sarebbe stato meglio cadere e non fare più quello sforzo».

La aspetta una Roubaix con la variabile impazzita Tadej Pogacar.

«Van der Poel resta l’uomo da battere, Pedersen sta andando forte, poi ci sono Van Aert, Küng, e anch’io se starò bene. Il mazzo è questo. Tadej è la carta in più. Io mi auguro che sia una giornata da ricordare, proprio come la Sanremo e il Fiandre».

E lei è pronto a esserne un protagonista?

«A me, in realtà, piacerebbe restarne sullo sfondo, presente ma senza essere mai visto o quasi. Per poi esserci, certo, al momento giusto».

Ritiene sempre la Roubaix una fatica autolesionista, che non si può amare?

«Non cambierò mai la mia versione. E le dirò di più. Ho anche immaginato di prendere 100, 150 mezzi di lavoro e di asfaltare tutti i settori di pavè! Da Compiegne a Roubaix, tutta pianura pura... Prima però di venire accusato di sacrilegio, specifichiamo bene che sto scherzando, eh».

Si chiuderà una primavera in cui ha raccolto meno del voluto nonostante sia stato ad altissimo livello. Spera che in un colpo le ritorni tutto indietro sotto forma di un grande successo?

«Speriamo. I giorni passati a casa sono stati pochi, quelli lontano dalla famiglia tantissimi. Per questo ringrazio il team, che mi ha permesso di tornare a casa dopo Harelbeke per la laurea di mia sorella Carlotta, e perché dopo il Fiandre ho potuto passare qui un paio di giorni con la mia fidanzata Rachele».

Che cosa le è mancato di più?

«L’uscire una sera al venerdì o al sabato con gli amici. Non mi capita da Capodanno».

Sempre convinto che sia bello avere trovato questa generazione di campioni sulla sua strada? Senza, avrebbe vinto sicuramente di più...

«Sì. La mia epoca è questa e la sto vivendo da protagonista. E alla Roubaix ci sto arrivando con grande serenità, ho fatto tutto quello che dovevo. Magari mi potrà capitare una giornata storta, ma quelle esistono. Non sto già aprendo il paracadute, però. Ciò che voglio è lottare fino all’ultimo metro nel velodromo. Senza paura. L’Inferno del Nord suscitare in me tanti sentimenti, ma paura, mai».

Quinta volta:
2018: fuori tempo massimo
2019: ritirato
2022: 35.
2023: 6.

***

Domani la 122a Parigi-Roubaix: da Compiègne al velodromo André Petrieux di Roubaix, 259 km di cui 55,3 km sul pavé, divisi in 30 settori. Tre quelli a cinque stelle: Foresta di Arenberg, Mons-en-Pévèle, Carrefour de l’Arbre. Nelle ultime due edizioni ha vinto Mathieu van der Poel. Attesissimo il debutto di Tadej Pogacar, lanciato dal bis al Fiandre

Donne 

Oggi la quinta Roubaix femminile, vinta nel 2022 da Elisa Longo Borghini (assente): da Denain a Roubaix, 148,5 km di cui 29,2 sul pavé (17 settori). Favorita l’iridata Kopecky, regina nel 2024. L’Italia punta su Elisa Balsamo


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