HOOPS MEMORIES - CCNY, i primi saranno gli ultimi
di CHRISTIAN GIORDANO, American Superbasket
Chissà quanto avrà rosicato, Adolph Rupp, storico coach di Kentucky. Nel 1949 il Barone ci aveva fatto l’acquolina, ma dopo aver addentato la NCAA (46-36 su Oklahoma State) i suoi Wildcats, già sazi, si erano fatti sbranare da Loyola al NIT. E così, l’anno dopo, la prima doppietta nei due principali tornei per universitari “luccicava” nella bacheca del City College of New York.
Ateneo urbano zeppo di pendolari e noto come “Harvard dei poveri” - perché offriva ai residenti istruzione di qualità, prima gratis poi a basso costo (tra i beneficiati, Stanley Kubrick, Mario Puzo e Red Holzman) - CCNY vinse sia il National Invitation Tournament sia il National Collegiate Athletic Association Tournament e sempre battendo in finale la Bradley, superpotenza cestistica del Midwest.
La storia inizia con quella del coach, Nat Holman. Membro dei famosi Original Celtics agli albori del professionismo, “Mr Basketball”, in quello squadrone portava grinta, corsa, lavoro sporco. E siccome amava insegnare basket quanto giocarlo, dal 1920 assunse la guida del City College pur essendo ancora all’apice come atleta. Continuò nel duplice ruolo sino al 1949-50, destreggiandosi fra sovrapposizioni di calendario e talvolta precipitandosi dalla partita da giocare a quella in cui avrebbe allenato. E viceversa. Non era facile, ma non avrebbe potuto chiedere di meglio.
L’assunto non vale per il roster a sua disposizione. In quintetto c’erano un senior, l’ala di 1.92 Irwin Dambrot, e tutti sophomore: il pointman Al “Fats” Roth, il talentuoso e atletico tiratore Floyd Layne, entrambi di 1.90, l’ala-centro di 1.92 Ed Warner e il pivot di 1.97 Ed Roman, il più alto mai allenato da Holman. L’altro senior, la 23enne shooting guard Norm Mager, in passato a Lafayette e, brevemente, a St. John’s, partiva dalla panchina dopo i due anni e mezzo di leva nella Air Force.
A differenza di molti altri istituti City College non aveva tutorati, pertanto solo i migliori studenti potevano guadagnarsi l’ammissione. E siccome i più forti sul parquet di rado lo sono sui libri, finivano per iscriversi altrove. Ciò obbligava Holman a raccattare ogni talento disponibile, pur di tenere in piedi un programma che cadeva a pezzi.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, il basket a CCNY era stato sul punto di chiudere. Holman aveva le proprie idee, e alcune non si confacevano più ai tempi. Il suo gioco altamente disciplinato, tutto passaggi corti simil-Original Celtics, per un po’ aveva funzionato, ma da quando il college basketball si era fatto più aperto, i Beavers avevano vissuto stagioni perdenti. La famosa “Holman Wheel” - la “ruota” dei quattro piccoli attorno al centro piazzato in post - non girava più come ai bei dì. Finalmente, nel secondo dopoguerra Holman si convertì al contropiede e - udite udite - permise ai suoi giocatori di tirare a una mano. E CCNY ricominciò a vincere.
Al via della stagione 1949-50 Holman era convinto che ai suoi promettenti secondo anno sarebbe servito un campionato di rodaggio. Ma dopo 13 vinte su 15, pensò che il futuro fosse adesso. A disilluderlo provvedettero i quattro successi nelle ultime sette gare: il 17-5 finale lasciava CCNY fuori dalla Top 20 della AP e al di sotto delle aspettative generate dal brillante avvio.
Holman riteneva che City College non sarebbe stata invitata ai tornei post-stagionali, e di norma avrebbe avuto ragione. Ma il NIT era stato ampliato a 12 squadre e il comitato di selezione aveva problemi a riempire il tabellone. Alla fine, la scelta per l’unico posto rimasto, cadde su un college della zona per garantire il maggiore interesse dei tifosi locali. L’invito fu rivolto a CCNY, che ci si buttò a pesce.
NCAA e NIT oggi sono organizzati in concorrenza fra loro e il secondo è un evento minore, ma all’epoca era l’attrazione principale e richiamava al Madison Square Garden di New York le migliori squadre del Paese. Si disputava due settimane prima del Torneo NCAA, così gli atenei invitati potevano partecipare ad entrambe le competizioni.
Da quando il Torneo NCAA fu inaugurato, nel 1939 (l’anno dopo la nascita del NIT), quattro squadre erano entrate nei due cartelloni e tre avevano vinto un torneo ma erano state battute nell’altro; la pressione del dover vincere sempre sembrava insostenibile.
CCNY entrò nel NIT del 1950 sulla spinta delle vittorie di fine stagione sui rivali cittadini, NYU e St. John’s. Nella prima gara, strapazzò 65-46 i campioni uscenti di San Francisco. Holman rispolverò il gioco rallentato, il consueto stile dei Dons, e li batté con le loro stesse armi. E con i 26 punti di Warner. Poi toccò a Kentucky, bicampione NCAA in carica e numero tre del ranking grazie al sorprendente 25-4 stagionale. Rupp aveva perso le star dell’anno prima, ma aveva costruito la squadra attorno a Bill Spivey, sophomore di 2.12. Holman passò al running game, e con quel basket tutto velocità, contropiede e passaggi ficcanti City College – underdog priva di All-American - asfaltò 89-50 i giovani Wildcats, alla più pesante sconfitta nella storia dell’ateneo. Warner ne mise altri 26, Dambrot 20 e Roman 17. Il 62-52 su Duquesne mandò i Beavers in finale e gli fece guadagnare un posto al Torneo NCAA.
Contro la favorita Bradley (29-3, e numero 1 nel ranking), CCNY andò subito sotto di 11, poi ridusse il gap a 30-27 all’intervallo. I Braves erano tosti, specie gli All-American Paul Unruh e Gene “Squeaky” Melchiorre. Holman fece abbassare il ritmo, e la tattica pagò. A 2’ dalla fine i Beavers erano avanti 64-61, la Bradley cominciò a fare fallo, ma CCNY non smise di segnare dalla lunetta e di prendere rimbalzi, fino a spuntarla per 69-61 sulla scia dei 23 punti di Dambrot e delle giocate dell’MVP Warner. Holman, in panca nonostante la febbre a 39.4 ºC, pregustava la Doppietta.
Gli Eastern Regionals della NCAA quell’anno si tenevano al vecchio MSG sulla 8th Avenue, tra la 49th St. e la 50th St. I Beavers, di fatto, giocavano in casa. Battute a fatica Ohio State (56-55) e North Carolina State (78-73) in finale avrebbero concesso la rivincita alla Bradley, vincitrice a ovest su UCLA (73-59) e Baylor (68-66).
CCNY scattò sul 39-32 nel primo tempo e fino al 58-47 a 10’ dalla fine prima che i Braves si mettessero a pressare a uomo a tutto campo. A 57” dallo scadere i Beavers conducevano per 69-63, ma un libero di Joe Stowell e due lay-up, inframmezzati da un recupero, di Melchiorre portarono i Braves a -1. Melchiorre rubò palla ed entrò a canestro, ma fu stoppato da Dambrot, che recuperò la palla vagante e pescò Mager sull’altra estremità del parquet. Mager ricevette e a meno di 10” dall’ultima sirena segnò da sotto il canestro del 71-68, quello della storica doppietta.
In piena estasi, Holman disse: «C’è voluta un’ora per giocare ogni finale, ma non basterà una vita per dimenticarle». Parole profetiche, per vari motivi. Raggiunto lo zenit, il college basketball era prossimo al nadir: lo scandalo-scommesse del 1951. CCNY, prima squadra campione con un quintetto anche nero, precipitò in Division III. E da allora, o NCAA o NIT. Per una volta, i primi saranno gli ultimi.
CHRISTIAN GIORDANO
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