LA PREVIEW DELLA BIG EAST

di ALESSIO BONAZZI

Secondo anno per la nuova Big East che potrebbe terminare, ancora una volta, con la vittoria finale di Villanova. In una conference molto equilibrata, di livello superiore rispetto a quella passata, però non sarebbe una grande sorpresa vedere una fra Georgetown e Xavier battagliare fino all’ultimo per il titolo. Senza dimenticare, ovviamente, Butler e St. John’s, pronte a stupire tutti. Dovranno invece abbandonare i sogni di gloria, almeno per questa stagione, Creighton e Marquette, con De Paul impegnata a confermare, per la settima stagione consecutiva, l’ultimo posto in graduatoria.

LA FAVORITA - VILLANOVA WILDCATS
Da campioni in carica, i Wildcats sembrano pronti, almeno sulla carta, a ripetere quanto fatto lo scorso anno. Non c’è più Bell, perdita dura da digerire ma non impossibile da dimenticare, soprattutto con un Hart che, dopo essere stato uno dei migliori sesti uomini dell’intera NCAA, nel corso di quest’annata potrebbe definitivamente esplodere. Pinkston e Ochefu assicurano un frontcourt di spessore, così come Arcidiacono e Hilliard garantiscono solidità e talento negli spot di point e shooting guard. Ma, al di là del quintetto, è tutto il roster di Villanova a stupire per profondità e talento. Ennis e Jenkins dalla panchina rappresentano un vero e proprio lusso, mentre Bridges e Booth potranno crescere sotto l’ala protettrice di un gruppo esperto e di livello e diventare, sul lungo termine, già determinanti per una squadra che potrebbe puntare alle Final Four.

I RIVALI - GEORGETOWN HOYAS, XAVIER MUSKETEERS, BUTLER BULLDOGS
Nonostante la perdita di Starks, Georgetown può “accontentarsi” con alcuni dei migliori freshman dell’intera conference. Copeland, Peak e White saranno importanti e costituiranno la vera e propria spina dorsale di un team che vedrà in Smith- Rivera il vero ago della bilancia. Uno Smith-Rivera che sarà, a meno di spiacevoli sorprese, uno dei migliori giocatori della conference. Sotto le plance Georgetown difficilmente sarà in difficoltà, visto l’ampia scelta a disposizione. Qualche dubbio sorge sulle seconde linee tra gli esterni, dove Trawick dovrà confermare i numeri fatti vedere soltanto a sprazzi nel corso dell’ultima stagione. Questi punti interrogativi, che potranno essere sciolti soltanto dal parquet, fermano gli Hoyas in questo ranking ad un passo dal primo posto nella Big East, almeno nelle previsioni, anche se non sarebbe una sorpresa veder festeggiare Georgetown al termine della stagione.

I Musketeers della scorsa stagione potevano essere in prospettiva forse la migliore squadra della Big East. Senza le partenze di Christon e Martin, infatti, Xavier sarebbe potuta finire in testa a questo ranking. Rimane però la sensazione che, se si dovesse indicare il roster più completo della conference, probabilmente la scelta ricadrebbe comunque su Xavier. Tutto, o quasi, potrebbe dipendere da Dee Davis. Lo scorso anno, da play di riserva, ha chiuso a 4.7 assist di media, mostrando una leadership notevole. Quest’anno avrà la sua grande chance, così come l’altro Davis, Myles, avrà un ruolo più importante all’interno del quintetto, e sarà uno dei perni di una squadra profondissima sia tra le guardie che sotto canestro. Un gruppo senza talenti straordinari o atleti che in prospettiva potrebbe far parlare di sé al piano superiore, ma del quale si potrebbe far fatica a trovare un punto debole e che sicuramente potrebbe sorprendere in più di un’occasione.

I dubbi sull’andamento di Butler nella scorsa stagione rimangono irrisolti, così come le quattordici sconfitte rimediate in una conference che non era di grandissimo livello. Lo scorso anno, infatti, la squadra crollò dopo una partenza più che positiva (10-2). In questa stagione, invece, i Bulldogs dovrebbero tornare ad occupare una posizione di rilievo. Persi alcuni pezzi di quello starting-five, Butler riparte da una base notevole di talento. Roosevelt Jones, tornato dopo l’infortunio, sarà uno dei perni di una squadra che presenta un quintetto solido, guidato da Barlow in cabina di regia. Sotto canestro, insieme a Woods, ci saranno Charabscz, Martin e Etherington, un trio intrigante e che potrebbe spingere Butler molto in alto. Il vero leader dei Bulldogs, però, dovrebbe essere Dunham, giocatore che difficilmente manca di coraggio e che, all’occasione, può vincerti la partita da solo. Butler ha di sicuro il suo go-to guy.

LA CLASSE MEDIA - ST. JOHN’S RED STORM, SETON HALL PIRATES
I Johnnies si fermano giusto un gradino sotto le prime quattro nel ranking della Big East. La decisione di Obekpa di rimanere, almeno per un’altra stagione, con i Red Storm è stata la notizia migliore per una squadra che potrebbe puntare a strappare un biglietto per il Torneo NCAA. Lo stesso Obekpa sarà la punta di diamante di un roster che, nonostante gli addii a Sampson, Achiuwa e Sanchez, rischia di dar molto filo da torcere agli avversari di turno. Harrison potrebbe esplodere definitivamente, dopo aver messo fino ad ora ben 1672 punti a referto senza mai essere caricato di eccessive aspettative. Aspettative che non saranno poste su Jordan, che dovrebbe avere il giusto spazio per emergere, senza pressioni. L’ago vero della bilancia, però, dovrebbe essere Keith Smith. Se l’ex Westchester Community College (15.3 punti e 15.7 rimbalzi lo scorso anno) riuscirà a tenere lontani tutti i problemi del passato legati ad aspetti accademici e non, St. John’s potrebbe puntare ancora più in alto di quanto ci si possa aspettare.

Sono passati otto anni dall’ultima partecipazione di Seton Hall al Torneo NCAA. Al di là del fattore tecnico, però, i Pirates sembrano abbastanza in credito con la dea bendata. In questi otto anni, Seton Hall è riuscita comunque a portare a casa un record positivo (132-125) e, la scorsa stagione, dieci delle diciassette sconfitte arrivarono con un scarto minore di cinque punti. Teague, Oliver ed Edwin (passato per Pistoia in estate, prima di virare verso altri lidi) non ci saranno più, ma l’essere riusciti ad accaparrarsi Whitehead, uno dei migliori prospetti dell’intera nazione, e Delgado, che potrebbe essere il vero ago della bilancia della stagione di Seton Hall, non può che lasciare ottimisti i tifosi e suscitare la curiosità degli esperti. Il frontcourt però può certamente far sorgere dei dubbi. Auda e Mobley, oltre a non essere dei grandi rimbalzisti, dovranno riuscire a garantire quella costanza che non hanno di certo mostrato nel corso della passata annata.



C’È DI PEGGIO - CREIGHTON BLUE JAYS, PROVIDENCE FRIARS

Come ad una commemorazione, in questa sezione si parlerà molto di chi non c’è più.

“Doug Mc Dermott è uscito dal gruppo” (quasi cit.). Battute a parte, i Blue Jays devono fare i conti con la partenza di quattro quinti del loro starting-five. Oltre al nuovo giocatore dei Bulls, hanno lasciato Creighton anche Gibbs, Maniget e Wragger, tutti punti cardini di un sistema che vedrà in Chatman l’unico reduce dalla scorsa annata. McDermott padre, però, potrebbe ripartire subito da una buona classe di giovani talenti. Harrell potrebbe stupire sin da ora, così come Artino, Brooks, Dingman e Zierden potranno avere l’opportunità di mostrare il proprio valore da titolari, dopo il ruolo marginale avuto la passata stagione. Le basi per ripartire ci sono ma, visto il livello generale della Big East, bisognerà attendere almeno un anno per rivedere qualcosa di veramente interessante.

Lo stesso non può dirsi per Providence. I Friars hanno perso Cotton e Batts, arrivati alla fine del loro percorso collegiale. Soprattutto nel caso del primo, il vuoto lasciato dalla point guard, che è riuscita intanto a far parte, seppur per pochi mesi, dei San Antonio Spurs, prima di essere tagliato a pochi giorni dallo start della stagione NBA, sembra difficile da colmare. Quelli che sarebbero dovuti essere i nuovi perni della squadra, almeno nei progetti iniziali, sono finiti in Colorado (Fortune) o impelagati in vicende giudiziarie che poco hanno a che fare con lo sport (Austin). Dunn è tornato ma sulle sue condizioni nessuno è disposto a mettere la mano sul fuoco. Insieme ad Henton potrebbe formare una coppia intrigante nel backcourt, così come Chukwu potrebbe essere uno dei centri più interessanti della conference, anche se magari non da subito. Difficile immaginare che questi Friars possano guadagnarsi la seconda partecipazione consecutiva al Torneo Ncaa.

GLI ULTIMI - DE PAUL BLUE DEMONS, MARQUETTE GOLDEN EAGLES
Le tradizioni sono importanti. E De Paul sembra aver presso alla lettera la questione. Sono ormai sei le stagioni consecutive passate all’ultimo posto della Big East. E dovrebbero diventare, a meno di clamorose sorprese, sette. I Blue Demons hanno perso i due top scorer della scorsa stagione e i nuovi arrivi stuzzicano davvero poco la fantasia, soprattutto se il migliore è uno che ha segnato meno di quattro punti di media nelle ultime due stagioni. Il traguardo dei cinque successi nella conference potrebbe essere già troppo difficile da raggiungere per un team che, dalla stagione 2008/2009 in poi, ha messo su un “bel” record da 10 vinte e 98 perse. Se c’è qualcosa di già definito, nella Big East, è l’ultimo post dei Blue Demons e sembra difficile che le cose possano cambiare nel breve periodo.

Chi invece dovrebbe fare un passo indietro è Marquette. L’addio di coach Williams è coinciso con quello dato da alcuni talenti interessanti, come Hill, Pierce e Shayok. In questo caso, a differenza di quanto detto per De Paul, del potenziale c’è ma ci sarà bisogno anche di un paio di stagioni per far sì che il nuovo progetto, affidato a Wojciechowski, cominci a portare i Golden Eagles a lottare per qualcosa di importante. Il reparto esterni, formato da atleti come Wilson, Carlino e Mayo, non è affatto male, ma sotto canestro i problemi non saranno pochi, visto la stazza non proprio intimidatoria dei lunghi di Marquette. Cohen e Noskowiak rappresentano delle discrete speranze, ma non promettono di poter cambiare, almeno nell’immediato, le sorti di un team che farà fatica. Sul lungo termine, invece, la scelta di affidarsi a Wojciechowski potrebbe pagare buoni dividendi.

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