Giuseppe Saronni, il fulmine

di Claudio Gregori
Storia del ciclismo, ENCICLOPEDA TRECCANI


Nell'anno in cui Moser diventa campione del mondo, un ragazzo di 19 anni passa professionista. Si chiama Giuseppe Saronni. È nato a Novara il 22 settembre 1957, sei anni più giovane di Moser. Anche’egli viene da una famiglia di ciclisti. Il fratello maggiore, Antonio, classe 1956, è campione italiano di ciclocross. Pure il fratello minore Alberto, classe 1961, corre. Il padre Romano e il nonno paterno erano stati corridori. Il nonno materno Tito Brambilla aveva disputato il Giro ed era cugino di Cesare Brambilla, vincitore del secondo Giro di Lombardia. Del resto anche Pierre Brambilla, spodestato da Robic nell'ultima tappa del Tour del 1947, appartiene alla stessa famiglia

Saronni viene dalla pista. Campione italiano della velocità allievi e junior, è campione junior anche nell'inseguimento. Gareggia ai Giochi di Montreal 1976 con il quartetto dell'inseguimento, eliminato nei quarti. La pista gli ha affinato lo scatto, rapido e pungente.

Il 23 febbraio 1977 esordisce tra i professionisti ed è secondo a Laigueglia, battuto solo da Maertens. Riporta 8 vittorie nella prima stagione: anche classiche come la Tre Valli Varesine, il Giro del Friuli, il Giro del Veneto. Veste la maglia azzurra a San Cristóbal ed è subito nono.

Nel 1978 sfiora la vittoria alla Milano-Sanremo. La sua ruota è veloce e vincente. Ha un esordio folgorante al Giro: si aggiudica tre delle prime otto tappe con volate vittoriose su Van Linden, De Vlaeminck, Moser. Finisce quinto in classifica generale e vince la classifica a punti. Non male per un ragazzo di vent'anni. Al Mondiale di Adenau si piazza quarto a un pugno di secondi dal vincitore Knetemann. Chiude la stagione con 28 vittorie.

Si propone ormai come sfidante di Moser. È più veloce di lui e più furbo. Nel 1979 imperversa subito in avvio di stagione. Per la seconda volta consecutiva Roger De Vlaeminck gli impedisce di vincere la Sanremo, ma Saronni, secondo, precede Moser, quarto. Alla vigilia del Giro Saronni sconfigge Moser in una volata a due nel Campionato di Zurigo e s'impone con autorità nel Giro di Romandia.

Il Giro 1979 parte da Firenze, che ritrova le vecchie divisioni. I tifosi di Moser contro quelli di Saronni, come guelfi e ghibellini, bianchi e neri. L'organizzatore del Giro, Vincenzo Torriani, ha allestito una corsa su misura per Moser: ha inserito 5 cronometro e limato le montagne. Baronchelli lo rifiuta con sdegno. In avvio Moser conquista 3″ a Saronni, quanto basta per indossare la maglia rosa. Nella cronometro successiva, dalla reggia di Caserta al Maschio Angioino di Napoli, Moser vola a quasi 50 km/h e in 31 chilometri infligge 26″ a Saronni. Indossa per otto giorni la maglia rosa, sicuro, fiducioso. Saronni però gli fa sentire gli artigli bruciandolo in volata a Vieste.

Moser attende tranquillo la terza cronometro a San Marino, 28 km impegnativi. È il 25 maggio 1979. E il responso della corsa è sorprendente. Saronni vince la cronometro e precede Moser di 1′24″, strappandogli la maglia rosa. Ci si attende la replica di Moser, ma non arriva. Moser soffre di congiuntivite virale e nella quarta cronometro, a Portovenere, Saronni gli strappa altri 38″. Sul Penice, Saronni insolentisce con gli scatti Moser, che rientra in discesa. A Pieve di Cadore con uno scatto a 800 metri dal traguardo gli leva altri 6 secondi. Moser, ferito nel cuore, in televisione dichiara che avrebbe cercato di fargli perdere il Giro. Saronni, invece, teme Knudsen.

Moser mantiene subito fede alla parola data, forza sul Pordoi e vince a Trento, obbligando Knudsen a cedere. Spiana così la strada al rivale per il trionfo. Al via dell'ultima cronometro, Cesano Maderno - Milano (44 km), Saronni ha 1′48″ di vantaggio su Moser. Servirebbe l'impresa, invece Saronni domina quell'ultima tappa, lascia Moser a 21″ e vince a 21 anni il Giro. Dopo Marchisio e Coppi è il più giovane vincitore. Moser, secondo a 2′09″, fallisce per la sesta volta l'assalto al Giro, per lui è una sconfitta molto amara.

Saronni ha una volata che trafigge. Il suo sprint è il balenio di una scimitarra. E la sua lingua punge. Moser è più estroverso e generoso. Saronni è furbo e calcolatore. Sono tutti e due orgogliosi. Non negano mai all'avversario la freccia di una risposta. Si sfidano dentro e fuori la strada. Moser usa la spada, Saronni il fioretto. Sboccia un duello che accende l'Italia. Il tifo si divide come ai tempi di Binda e Guerra, Bartali e Coppi. L'acme viene raggiunto nel 1981, proprio quando la parabola di Moser conosce il suo punto più basso.

Il destino ha voluto che al mondiale Moser e Saronni siano stati sconfitti dallo stesso avversario, Freddy Maertens. Questi brucia Moser sul traguardo di Ostuni nel 1976. È un asso. Sa essere irresistibile: quando vince la Vuelta nel 1977 si aggiudica 13 tappe. Ma è una testa matta, presto scompare, per riapparire cinque anni dopo a Praga 1981 e bruciare Saronni all'ultimo metro. 

Il fato regala ai due azzurri anche lo stesso riscatto. Se Moser aveva vinto a San Cristóbal, un anno dopo Ostuni, il 5 settembre 1982 Saronni s'impone a Goodwood, nel Sussex, con uno sprint folgorante, la più superba volata della storia del campionato del mondo. La strada è in leggera salita con una curva a destra. Saronni parte agli 800 metri e stacca dalla ruota ogni avversario. Li perde lungo la strada. Vince in volata per distacco con 5″ su LeMond e 7″ su Kelly, due campioni.

Saronni, in maglia iridata, il 16 ottobre 1982 si schiera al Giro di Lombardia. Ci sono tutti i migliori: Hinault, Raas, Kelly, Kuiper, De Wolf, Argentin, Moser. Sul San Fermo scattano Visentini e Baronchelli, altri quattro corridori si aggiungono. I sei scollinano con 12″ di margine. Saronni guida l'inseguimento e lo conclude a poco più di due chilometri dal traguardo. È una volata a undici. E Saronni ripete lo sprint di Goodwood. Invano il francese Jules e Moser cercano di opporsi. Saronni vince con cinque metri di vantaggio. 

È il suo momento magico. Il 19 maggio 1983 Saronni riprova l'assalto alla Sanremo. È Moser a fare la selezione nella discesa della Cipressa. Restano davanti 14 uomini all'attacco del Poggio. Provano Fernández e Bittinger. Quando scatta Saronni, vola come un falco sui due fuggiaschi, li salta, scollina con 10″, poi allarga il vantaggio in discesa. Vince la Milano-Sanremo con 44″ su Bontempi, Raas, Vanderaerden, Kelly. Una grande vittoria dopo tre secondi posti nel triennio 1978-80. 

Saronni poi fa il bis al Giro. L'inizio è difficile ma alla quarta tappa brucia Argentin con una spinta proibita, che la giuria benigna reputa un atto di difesa. Conquista la maglia rosa alla settima tappa, grazie agli abbuoni. Van Impe lo fa patire in montagna, ma Saronni rafforza la posizione nella cronometro di Parma che vince con 30″ su Visentini. Soffre sulle Dolomiti, ma si difende. Si presenta nella cronometro finale con 1′56″ su Visentini. Lì scampa a un tentativo di avvelenamento da parte di un dirigente della squadra del suo rivale. Visentini vince la cronometro con 49″ su Saronni. È il momento di Saronni. Ma già si intravedono le prime crepe. (greg)

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