80 di questi giorni, Eddy Merckx
In gruppo ti accorgi subito del vento che spazza via un'epoca e ne apre un'altra.
Come ora con Pogačar, il primo in cui lo stesso Eddy non solo s'è specchiato, ma come la regina con Biancaneve ne ha visto uno "più bello del reame".
"Coppi il più grande, Merckx il più forte": la frase, bellissima per i posteri, che non vuol dire niente eppure dice tutto.
Non sapremo mai chi fu a coniarla: se Bruno Raschi, Jacques Goddet o GPOrmezzano.
A Goddet però si deve la citazione più alta: "Niente sarà più come prima, e ci sarà solo un Eddy Merckx. È il mistero della creazione per il quale Mallarmé - padre del simbolismo - disse: È straordinario come tanta grandezza possa essere racchiusa in un sol corpo".
Nato per pedalare. Metà uomo, metà bici: un minotauro moderno.
Come per i Beatles cantati degli Stadio, chiedimi chi era Merckx.
"Eddy era diverso, non era “umano”, ci raccontava Adorni, sua prima chioccia italiana che alla Faema nel '68 gli insegnò a non andare sempre a tutta.
«Anquetil spuntava senza preavviso. Merckx lo sentivi, lo avvertivi. Più che il rumore, segnali, sensazioni. La percezione che alle tue spalle ci fosse fermento, qualcosa che bolliva. Un’intuizione strisciante. Non il normale ronzio dei pedali, ma un tonfo sordo nell’atmosfera".
Per Dino Zandegù, che nel 1967 vinse il Fiandre con il belga terzo, "Eddy aveva un modo di pedalare diverso dal nostro".
È stato non il più completo (in salita lo sfortunato Ocaña gli era superiore) ma il più vittorioso di sempre.
Numeri irripetibili come quel ciclismo: 525 successi, 448 da professionista (168 nei circuiti, 98 su pista, 16 Sei Giorni), cinque Tour e cinque Giri con 3 doppiette giallorosa, la Vuelta nell'unica partecipazione; 3 mondiali da pro e uno da dilettante; 19 classiche monumento con sette Sanremo (e Tadej chissà cosa darebbe per una); un record dell'ora (49,432) - da martirio e leggenda nel '72 senza preparazione su capolavoro Colnago da 5kg e mezzo.
"I regali si fanno a Natale", e "La corsa in testa", come il docufilm del 1974, la sua filosofia in bici.
Ha smesso presto, alla Platini, quando sentì di non aver più niente dentro.
Giù di sella, mai stato un Muhammad Ali, un Maradona, un Jackie Robinson. Non poteva, né forse lo voleva.
Ma è stato, anche suo malgrado, il Cannibale. Nick mai amato, nato per gioco da Catherine - la figlia undicenne di Christian Raymond, suo ex compagno alla Peugeot - e passaporto per l'immortalità.
Ottanta di questi giorni, Eddy. Eddy Merckx.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
Lunedì 16 giugno 2025
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