Parigi-Nizza: storia, percorso e vincitori



Bicilive.it - 14 febbraio 2021

“I più celebri campioni del ciclismo parteciperanno alla nostra Parigi-Nizza, la Corsa del Sole!”: così si leggeva nell’edizione del 3 marzo 1933 de “Le Petit Journal”, il giornale francese che ha creato questa gara.

Una corsa a tappe che attraversa la Francia da Nord a Sud, spesso partendo dalla pioggia e il freddo della parte settentrionale e arrivando al sole del meridione francese (da qui la denominazione di “Corsa del Sole”).

Infatti la Parigi-Nizza, svolgendosi ogni anno a metà marzo, attraversa anche le stagioni salutando l’inverno e accogliendo la primavera. Per la sua posizione nel calendario è anche la prima corsa a tappe della stagione in Europa e dal 2009 fa parte del calendario UCI World Tour.

In questo articolo ci addentreremo nella storia della Parigi-Nizza fermandoci sui campioni e le sfide che l’hanno resa celebre. In fondo all’articolo troverete anche i punti-chiave del percorso e l’Albo d’oro con il podio di ogni edizione.


Parigi-Nizza: dalla fondazione al dopoguerra

La Parigi-Nizza è stata ideata da “Le Petit Journal” e il fondatore fu proprio il direttore della testata: Albert Lejeune.

Quest’ultimo aveva posto le sedi del suo giornale a Parigi e a Nizza, e così diede vita ad una competizione ciclistica concentrata nella “sfera geografica” d’azione del suo giornale. Lejeune disegnò un percorso che evitasse le Alpi, ancora impraticabili a marzo, e che attraversasse la Valle del Rodano, nel sud della Francia.

Il 14 marzo 1933 alla partenza della prima edizione si presentarono 149 ciclisti con l’obiettivo di indossare la maglia blu, quella del leader della generale, a Nizza. Per la prima volta a prendersi gli applausi da più di cinquantamila spettatori sulla “Promenade des Anglais” fu il belga Alphons Schepers che nelle sei tappe non lasciò mai la testa della corsa.


Alphons Schepers, 1933

Un esordio di successo al quale seguirono altre sei edizioni fino al 1939 prima dello stop dovuto allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Sei edizioni che videro ancora la partecipazione di grandi campioni e altrettanti celebri vincitori, come Gaston Rebry nel 1934 e i padroni di casa, i francesi, René Vietto nel 1935 e Maurice Archambaud che vinse nel 1936 e nel 1939.

Nel dopoguerra l’organizzazione passò nelle mani del giornale “Ce Soir” che decise di cambiare il colore della maglia del leader, da blu a verde.

Nonostante il tanto pubblico attratto dalla manifestazione, la Parigi-Nizza si svolse solo nel 1946, anno in cui a vincere fu Fermo Camellini, il primo dei tre italiani che hanno conquistato questa corsa. Una vittoria che i padroni della Corsa del Sole ci rivendicano, visto che Camellini, fin da bambino residente in Costa Azzurra, ottenne la cittadinanza francese nel 1948.

Dopo il trionfo di Camellini, nei quattro anni seguenti la corsa non si svolse. Fu nel 1951 che la Parigi-Nizza rinacque sotto la spinta di Jean Médecin, sindaco di Nizza.

L’organizzazione fu presa in mano dal settimanale “Route et Piste e successivamente dalla compagnia “Monde Six”, sempre sotto la guida di Jean Leulliot, che ricopriva il ruolo di direttore di gara.

Da qui nell’albo d’oro cominciarono a comparire i miti del ciclismo e la Parigi-Nizza iniziò ad assumere un ruolo che va oltre quello di semplice gara di preparazione in vista dei principali appuntamenti della stagione.


Fermo Camellini, 1946

Gli eroi della Parigi-Nizza

Negli anni '50 spiccano le vittorie di Louison Bobet (1955) e Jacques Anquetil (1957), il quale conquistò questa corsa per altre quattro volte negli anni a venire. Furono introdotte diverse novità come la classifica scalatori e fu abbreviata la corsa, da sei giorni a quattro.

Nel 1959 si svolse l’edizione più lunga di sempre e assunse la denominazione di Parigi-Nizza-Roma. Una gara speciale per celebrare il gemellaggio tra Parigi e Roma e le Olimpiadi romane alle porte: 1955 km percorsi in undici tappe, cinque delle quali in Italia.

Si crearono tre classifiche: una tra Parigi e Nizza, l’altra tra Nizza e Roma e una terza sommando le due. Il vincitore, come abbiamo già ricordato, fu il francese Anquetil che dominò la corsa negli anni Sessanta.

Dopo la vittoria del 1959 il transalpino seppe ripetersi altre quattro volte. È rimasta nella memoria l’edizione del 1966, l’ultima nel quale “Monsieur Chrono” alzò le braccia al cielo a Nizza.


Jacques Anquetil, 1966

Quella gara fu caratterizzata dal duello tra Jacques e Raymond Poulidor, “l’eterno secondo”. Una sfida che si ripeteva spesso in quegli anni, riconosciuta da sempre tra le più celebri rivalità del ciclismo su strada. In quell’occasione Poulidor aveva la vittoria in mano, quando Anquetil nell’ultima tappa ribaltò la classifica facendo terminare il rivale alla sue spalle. Simbolica e ricca di rispetto fu la dichiarazione rilasciata alla stampa da Poulidor al termine della corsa: “Jacques Anquetil è il vero padrone del ciclismo”.

In quell’edizione un giovane Eddy Merckx giungeva quarto nella generale.

Due anni dopo, nel 1969, fu lui ad arrivare a Nizza davanti a Poulidor e Anquetil. In quell’edizione fu introdotta la scalata al Col d’Èzè, che diventò da allora un immancabile appuntamento e nel ‘69 fu decisiva per la vittoria del “Cannibale”.

Il belga conquistò la corsa anche nei due anni successivi, lasciando le briciole agli avversari.

Dopo il tris di Merckx, Raymond Poulidor riuscì ad ottenere il suo riscatto con una doppietta: 1972 e 1973. In quest’ultimo anno il francese vinse di soli quattro secondi su Joop Zoetemelk, un distacco che costituirà fino al 2008 la minima differenza tra il primo e il secondo classificato.

L’olandese, battuto di un soffio quell’anno, si fece “vendetta” con un bis di successi nei due anni seguenti e una nuova vittoria nel 1979. Di quest’ultima gara viene anche ricordata la settima tappa da Pierrelatte a Vitrolles. Fu teatro di un’epica fuga solitaria, di ben 156 km, che portò Dietrich Thurau alla vittoria di quella frazione.


Uno scatto di Sean Kelly

Gli anni Ottanta furono un assolo di Sean Kelly, colui che tuttora ha vinto più edizioni della Parigi-Nizza. Dal 1982 al 1988 nessuno riuscì ad impensierire il re della Corsa del Sole. Sette successi consecutivi lo hanno fatto entrare da protagonista assoluto nella storia di questa corsa.

Gli anni '90 si aprirono con una doppietta di Miguel Indurain e poi lasciarono spazio alle vittorie di corridori francesi e svizzeri.

Prima Jean-Francois Bernard nel 1992, poi le affermazioni degli elvetici Alex Zulle (1993) e Tony Rominger (1994), alle quali seguirono i tre trionfi in fila di Laurent Jalabert. Quest’ultimo rimane ancora oggi l’ultimo vincitore francese della corsa.

Parigi-Nizza: gli anni 2000 e l’entrata nel World Tour

Nel 2000 l’organizzazione della gara passò nelle mani dell’ex corridore francese Laurent Fignon, che dopo soli due anni la cedette ad ASO (Amaury Sport Organisation).

Nel 2001, dopo 55 anni, tornò a vincere un italiano. Dario Frigo fece sua la tappa regina con arrivo sul Col d’Èze e si prese anche la prima piazza nella generale.

Nelle due stagioni successive trionfò Aleksandr Vinokurov, ma l’edizione del 2003 viene tristemente ricordata per la morte di Andrej Kivilëv.

Il kazako, durante la seconda tappa, in fuga assieme ad altri due corridori cadendo a terra batté violentemente la testa. Era senza casco e si capì subito che l’incidente era davvero grave. Kivilëv, privo di sensi, venne trasportato all’ospedale di Saint-Chamond dove entrò in coma vigile. Morì il mattino seguente.


Andrej Kivilev nel 2003, anno del tragico incidente

La tappa di quel giorno venne neutralizzata, con i compagni della sua squadra, la Cofidis, a guidare uniti il gruppo fino all’arrivo. Da quella terribile caduta, l’uso del casco fu obbligatorio.

Nella tappa seguente arrivò anche il commovente omaggio del connazionale Vinokurov che tagliò per primo il traguardo alzando una foto di Kivilëv.

Nel 2005 al Parigi-Nizza entrò a far parte del primo calendario UCI World Tour, per poi uscirne solo due anni dopo a causa di una diatriba tra UCI e ASO. Al centro dell’esclusione c’erano le dinamiche organizzative e i contrasti arrivarono fino a mettere a rischio lo svolgimento dell’edizione del 2008.

L’anno dopo le aspre polemiche cessarono, con ASO che adempì alle misure richieste dalla federazione internazionale. Nel frattempo, proprio nella famigerata edizione del 2008, l’Italia tornò sul tetto della corsa con Davide Rebellin, accompagnato sul podio da Rinaldo Nocentini al secondo posto.


Fino alla gara del 2020 nessuno riuscì a salire due volte sul gradino più alto, tranne Richie Porte che fece entrare nel suo palmarès la Parigi-Nizza nel 2013 e nel 2015.

La Gran Bretagna si impose per la prima volta nella corsa nel 2012 con Bradley Wiggins e nel 2016 si ripeté con Geraint Thomas. Quella di quest’ultimo e di Sergio Henao (2017) e Marc Soler (2018) furono vittorie davvero risicate, ottenute per una manciata di secondi.

Nel 2019 Egan Bernal divenne il decimo corridore a conquistare la Parigi-Nizza prima di vincere il Tour de France.

L’edizione del 2020 si salvò per un soffio, con la pandemia di Covid-19 che stava invadendo terribilmente ogni parte del mondo, compresa la Francia. La corsa fu ridotta di una tappa e la vittoria fu appannaggio di Maximilian Schachmann.


Maximilian Schachmann sul podio nel 2020

Parigi-Nizza: i punti-chiave del percorso

Il percorso della Parigi-Nizza, come quello di qualsiasi corsa a tappe, varia di anno in anno. Ma ci sono dei punti-chiave, luoghi divenuti simbolo di questa gara.

Primi tra tutti la scalata al Col d’Èze e l’arrivo in volata sull’affascinante lungomare di Nizza, la Promenade des Anglais.

Il Col d’Èze, oltre che nelle tappe in linea, è stato spesso affrontato in una cronoscalata, quasi sempre decisiva per le sorti della classifica generale.

Sono tre i versanti dal quale è possibile raggiungere la vetta della montagna.

Il più famoso inizia dal porto di Nizza e comprende pendenze più aspre rispetto a quelle degli altri versanti.

Il secondo modo per salire al Col d’Eze è dalla cittadina dal quale il colle prende il nome: Eze. Questo versante è più breve, ma brutalmente ripido.

Il terzo versante parte da Mentone ed è il più lungo, ma raramente supera il 6%.

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