Milano-Sanremo 1928
Milano-Sanremo 1928, 25 marzo.
Alfredo Binda (1902-1986), Antonio Negrini (1903-1994) e Costante Girardengo (1893-1978) sono solo ombre irriconoscibili nella tempesta del Capo Berta.
Binda aveva già dimostrato di essere un campione; nel 1927 aveva vinto tutto quello che c'era da vincere, compreso il titolo di Campione del Mondo. Voleva a tutti i costi anche la Sanremo, che, pure, si disputava all’inizio della stagione, prima di quando Binda era solito andare in forma. Per prepararsi al meglio e soppiantare il Costante Girardengo (1893-1978), quell'anno Binda era perciò venuto ad allenarsi in Liguria, proprio nella tana del vecchio campione, nativo di quelle zone.
Un gustoso aneddoto ci riporta a qualche giorno prima della Sanremo, quando Binda e compagni, sulla via del ritorno verso Alassio, nei pressi di Varazze (sede del ritiro di Girardengo), vennero sorpresi da un terribile temporale. Girardengo stesso li accolse con ospitalità cameratesca all'Hotel Genovese per uno spuntino al caldo e fornì loro indumenti asciutti per ripartire, ma, ahimè tutti con la scritta Maino, lo sponsor del Girardengo, ben in vista sul petto. Insomma, per farla breve, Binda e compagni dovettero rientrare al proprio albergo, tra gli sfottò generali, vestiti con i colori sociali della squadra rivale…
Anche il giorno della Sanremo diluviava. Le strade si trasformarono ben presto in un pantano e la salita del Turchino in un calvario di neve, fango e fiumi d’acqua. A Rossiglione tentò ancora la fuga quel Pietro Chiesi (1902-1944) di Gambassi Terme, cui nessuno aveva creduto l’anno prima, con il risultato di ritrovarselo vincitore al termine di una fuga pazza di oltre duecento chilometri, unico successo in carriera del toscano. Ma certi errori, nel ciclismo, si fanno una volta sola e stavolta il gruppo si guardò bene dal lasciargli spazio.
La corsa si decise sui Capi. Dopo chilometri di scaramucce, sul Capo Berta attaccò a fondo Binda. Negrini però non cedette e valicò il passo con soli duecento metri di distacco e il suo capitano Girardengo poco più dietro. Da lì in poi iniziò la rincorsa dei due della Maino, che man mano ridussero il gap dal fuggitivo. A Santo Stefano al Mare, un esausto Negrini alzava però bandiera bianca e si staccava. Binda sembrava ormai irraggiungibile per il vecchio campione, ma, inaspettatamente, accusò un lieve ma improvviso cedimento. Girardengo ne approfittò per rientrare su di lui come una furia e tentare di passarlo in tromba, ma la sorpresa non riuscì. La soluzione sarebbe stata allo sprint. Girardengo sostenne in seguito che i due avevano anche stipulato un accordo “di non belligeranza”, decidendo di destinare parte del premio del vincitore a chi sarebbe stato sconfitto.
Lo sprint non ebbe storia: Binda partì lungo ma Girardengo, quel giorno più veloce del rivale, gli tenne la ruota, per saltar fuori negli ultimi cinquanta metri e precederlo di un paio di lunghezze.
Dopo due minuti e mezzo l’eterno piazzato Giovanni Brunero (1895-1934) superava per il terzo posto un commovente Negrini che aveva "tirato la carretta" per tutto il giorno, meritandosi gli elogi e l'eterna stima del Capitano. Per Girardengo fu quella la sesta e ultima vittoria alla Sanremo, per Binda sarebbe occorso pazientare ancora un anno.
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Milano-Sanremo 1928, 25 marzo. 286,5 km.
1. Costante Girargengo (Italia) – Maino in 11h36’30”
2. Alfredo Binda (Italia) – Legnano s.t.
3. Giovanni Brunero (Italia) – Legnano a 2’30”
4. Antonio Negrini (Italia) – Maino s.t.
5. Luigi Giacobbe (Italia) – Wolsit a 7’30”
Liberamente tratto da: “C'era una volta la Milano-Sanremo”, Carlo Delfino, 1999
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