Addio Praja
Si è spento a 73 anni Dražen Dalipagić, cestista leggendario
Tiratore sopraffino, da allenatore riportò Gorizia in Serie A2
26 Jan 2025 - Il Piccolo - Trieste
Alex Pessotto
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Un fenomeno, una leggenda. E altre parole roboanti possono aggiungersi per raccontare chi era Dražen Dalipagić, morto ieri a Belgrado, a 73 anni, dopo una lunga malattia. E, con la sua scomparsa, il basket, quello più puro, perde uno dei suoi ultimi esponenti. Perché, ai tempi di “Praja”, come tutti lo chiamavano, la pallacanestro non vedeva ancora sui parquet giocatori con muscoli da culturista, atletismi esasperati. L’epoca di Shaquille O’Neal & C., insomma, era ancora di là da venire: c’erano i campetti più che le palestre. E, in primis, c’era la tecnica e quella di “Praja” era semplicemente sopraffina, da manuale.
L’aveva dimostrata nella lunga militanza col Partizan: dal 1971 al 1980, di cui, con 8.278 punti, è ancora il miglior marcatore. Quindi, un anno alla Reyer Venezia, un altro anno al Partizan, un anno al Real Madrid e, dall’83 all’85, due anni nella Udine di Lajos Tóth, con una media di 30 punti a partita. Numeri che, nel suo caso, non sorprendono. Al punto che, dall’85 all’88, ancora nella Reyer Venezia, fa di meglio, con una media di 36 punti e spiccioli, anche se nell’81-82, con il Partizan erano stati ben 42,9. E pensare che il canestro da tre punti sarebbe stato introdotto solo nell’84-’85, una penalizzazione non di poco conto per uno come lui, tiratore eccezionale.
Sempre con la maglia di Venezia, il baffuto “Praja”, tra l’altro, era stato miglior marcatore nell’87-’88. Dalipagić aveva brillato anche con la sua Jugoslavia: 243 presenze e, soprattutto, l’oro olimpico a Mosca 1980 in un’edizione caratterizzata dal boicottaggio USA, l’argento a Montreal 1976 e il bronzo a Los Angeles 1984, quando il boicottaggio fu di molti Paesi del Blocco orientale. E, ancora, un oro, un argento e due bronzi ai Mondiali nonché tre ori, un argento e un bronzo agli Europei, più due coppe Korac.
Ennesimo tuffo nei ricordi: a Mosca 1980, in finale era stata superata 86-77 l’Italia che, in quintetto, schierava Marzorati, Sylvester, Villalta, Generali, Meneghin. Troppo forti Delibašić, Kićanović, Dalipagić, Ćosić, Jerkov (Ćosić è morto nel 1995, Delibašić nel 2001).
Dopo molti duelli con il brasiliano della Juve Caserta, Oscar Schmidt, che appartengono alla storia del basket, appese le scarpette al chiodo, “Praja” aveva cominciato ad allenare e si era avvicinato a Gorizia, nella squadra gestita dalla famiglia Terraneo: era stato assistente (di Giancarlo Dose e di Waldi Medeot) e general manager del team, fondamentale per la crescita di una formazione che, negli anni, sarebbe tornata nella massima divisione.
«Era un grande uomo – lo ricorda Mirella Della Valle Terraneo, già presidente della Pallacanestro Gorizia –, pronto a pagare un caro prezzo per l’amore nei confronti della sua terra. Se ne andò dal capoluogo isontino per aiutare la sua gente. I suoi risparmi furono requisiti dalle banche del suo Paese e la moglie, per salvare l’economia familiare, fu costretta ad aprire una panetteria».
Per quelle sulfuree coincidenze, Dražen Dalipagić, è scomparso esattamente 37 anni dopo il suo record di marcature in A1: 70 punti contro la Virtus Bologna, quando militava nella Giomo Venezia. Vinse Venezia 107-102. Se la matematica non è un’opinione, “Praja” firmò il 65% dei punti della squadra. —
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