GENE HACKMAN - La recitazione come istinto di una star riluttante


Dagli esordi agli Oscar per «Il braccio violento della legge» e «Gli spietati»

GIULIA D’AGNOLO VALLAN 
Il Manifesto - Venerdì 28 Febbraio 2025
Pagina 14

Due tra i migliori ruoli della sua carriera – ne Il braccio violento della legge (The French Connection) e Gli spietati (Unforgiven) – non li voleva accettare. Un terzo, ne La conversazione, lo ha patito perché la prima scelta di Coppola era Brando, non lui. Mentre per interpretare il capofamiglia ne I Tenenbaum – un altro «sì» strappatogli a fatica dal regista, Wes Anderson – ha raccontato di aver usato il risentimento che provava sul set, dove si sentiva vecchio e quindi lasciato da parte, per entrare nel personaggio.

Gene Hackman, star riluttante, caratterista di forza vulcanica e sfumature raffinatissime, e uno degli ultimi simboli del cinema americano anni Settanta, è scomparso all’età di novantacinque anni. Secondo le dichiarazioni dell’ufficio dello sceriffo di Santa Fe, dove Hackman viveva dagli anni ottanta, l’attore sarebbe stato trovato morto a casa sua, insieme con la moglieBetsy Harakawa, sessantatreenne – e uno dei loro tre cani.

LA POLIZIA, che si era recata presso la residenza degli Hackman (situata in un sobborgo residenziale a nord della capitale del New Mexico), sembra dietro sollecitazione di un vicino preoccupato per la salute della coppia, non ha rilasciato molti dettagli – anticipando solo che, a prima vista, i decessi non sono attribuibili a un crimine. È stata però ufficialmente aperta un’inchiesta per accertare la causa delle morti, definite «sospette».

Hackman, che durante la sua carriera ha cercato di ritirarsi più volte, anche quando era relativamente giovane, aveva smesso ufficialmente di lavorare nel 2004.

Nato a San Bernardino, in California, Hackman ha raccontato che voleva fare l’attore fin da quando era bambino. Sedicenne, si arruolò nella Marina americana, dove servì per cinque anni come marconista, stazionato anche alle Hawaii e in Cina. Congedato, dopo una breve permanenza a New York tentò la recitazione presso la californiana Pasadena Playhouse dove però, dopo solo un anno, venne espulso, insieme al compagno Dustin Hoffman, come lui ritenuto «senza talento».

DIVERSAMENTE da Hoffman, e da quasi-coetanei come Brando, Al Pacino, Paul Newman e Elle Burstyn, Hackman non scelse la via dell’Actors Studio e, anche nei suoi ruoli più «appariscenti» sulla carta, come il poliziotto newyorkese Jimmy “Popeye” Doyle, ne Il braccio violento della legge, per cui vinse il primo Oscar, il suo stile sembra trattenuto, come una fornace sul punto di scoppiare. Le sue esplosioni, quando avvengono, sono rapidissime e feroci (anche nei ruoli comici, come quello di Earl Tenenbaum; a cui conferiva quasi sempre un’oscurità guardinga, ironica, se non addirittura minacciosa).

Non bello come Redford, Newman, Brando o Warren Beatty (al fianco di cui recitò in Lilith, Bonnie e Clyde e Reds), o tormentato come Pacino e Hoffman, nel cinema hollywoodiano anni Settanta, Hackman incarnava una mascolinità americana che si era lasciata dietro l’èra-Eisenhower, senza però essere stata liberata dai Sixties. Scomoda gli stava anche l’idea di essere una star, al punto che, se camminando per le strade di New York aveva l’impressione di esser riconosciuto, si spostava sul marciapiede opposto.

Della sua esperienza nel polpettone L'avventura del Poseidon parlò a volte con un certo imbarazzo come l’incarnazione di un momento troppo «hollywoodiano» della sua carriera. Tra i tanti personaggi indelebili, anche quando la parte sembrava scritta per perdersi sullo sfondo (bucare «naturalmente» lo schermo era una sua specialità), insieme a Popeye Doyle, a Earl Tenenbaum, e al kafkiano esperto di sorveglianza Henry Caul ne La conversazione, va ricordato lo sceriffo corrotto e sadico “Little” Bill Dagget (che, come dice morendo, «volevo solo costruirmi una casa») ne Gli spietati, per cui vinse il secondo Oscar. Ma anche Lex Luthor, nemesi del Superman/Christopher Reeves, l’agente FBI Rupert Pearson in Mississippi Burning, l’allenatore di basket in Hoosiers/"Colpo vincente" (tra le due apparizioni più dolci), l’investigatore privato Harry Moseby nel sottovalutato noir di Arthur Penn Bersaglio di notte (Night Moves) e, magicamente al fianco di Paul Newman, in Twilight, di Robert Benton. A partire dalla fine degli anni Novanta, Hackman aveva iniziato a scrivere dei romanzi. Il primo, Wake of the Perdido Star, in collaborazione con l’archeologo Daniel Lenihan. Il suo ultimo libro, il thriller poliziesco Pursuit, è del 2013.

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