Gene Hackman - L’antidivo di Hollywood Due Oscar, 101 personaggi
Drammatico, violento, comico: la grande versatilità dell’ex marine
28 Feb 2025 - Corriere della Sera
Di Paolo Mereghetti
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Qual era la vera faccia di Gene Hackman? Quella del risoluto federale antirazzista di Mississippi Burning o il rabbioso agente dell’antinarcotici de Il braccio violento della legge? Il vagabondo irascibile de Lo Spaventapasseri o l’ambiguo sceriffo de Gli spietati? Il detective senza più bussola di Bersaglio di notte o il cinico presidente di Potere assoluto? Il malinconico cowboy di Stringi i denti e vai o il tormentato tecnico del suono de La conversazione? E l’elenco potrebbe proseguire per quasi tutti i 101 ruoli che ha interpretato nella sua carriera, ferma sullo schermo al 2004, con la gigionesca prova di un ex presidente repubblicano che si trova a dover competere suo malgrado per la carica di sindaco (in Due candidati per una poltrona) e chiusa per sempre.
Gene Hackman se ne è andato dopo due Oscar (protagonista nel 1972 per Il braccio violento della legge e non protagonista nel 1993 per Gli spietati), quattro Golden Globe, un Orso d’argento e moltissimi riconoscimenti da parte delle associazioni dei critici: difficile trovare, tramontata l’epoca della Hollywood classica, un attore altrettanto versatile e duttile, capace di adattarsi alle mille maschere che gli hanno proposto e sempre con quel lampo negli occhi capace di far intuire quello che si nascondeva dietro ognuno dei suoi ruoli, inquietante dietro l’apparente calma, capace di conquistarti quando invece vorresti temerlo.
Nato in una tipica famiglia piccolo borghese che per lavoro cambia spesso domicilio e città, Gene Hackman entra a 16 anni nei Marines dove lavora come addetto radio per quattro anni, poi si trasferisce a New York e segue corsi universitari di giornalismo e produzione prima di decidere, a 26 anni, di iscriversi alla californiana Pasadena Playhouse per tentare la carriera d’attore. E si fa notare molto presto, conquistando la sua prima nomination nel 1967 con Gangster Story.
La sua duttilità non lo lega a un unico genere e sul finire degli anni Sessanta passa dal film in costume (Hawaii) a quello carcerario (La rivolta), dal dramma sportivo (Gli spericolati) alla fantascienza (Abbandonati nello spazio), sempre in ruoli da coprotagonista. Il successo e la popolarità arrivano nel 1971 con Papà Doyle, il poliziotto sbruffone e razzista che se ne infischia delle regole ne Il braccio violento della legge di Friedkin. Adesso è stato promosso al rango dell’attore protagonista: sarà così per L’avventura del Poseidon e soprattutto La conversazione, in cui il suo Harry Caul saprà incarnare perfettamente quel clima di paranoia e disillusione che stavano impadronendosi dell'America, mentre ne Lo spaventapasseri dividerà la scena con Al Pacino in una delle più convincenti interpretazioni nella carriera.
I ruoli drammatici non gli impediscono di misurarsi anche con il comico (irresistibile il suo eremita cieco in Frankenstein junior) e il fumetto (è Lex Luthor, l’arcinemico di Superman nei quatto film dedicati al supereroe), ma è nei ruoli con cui la New Hollywood degli anni Settanta si confronta con la complessità della Storia e della Società che Hackman dà il meglio: è indimenticabile nei panni del disilluso cowboy che aveva combattuto per il presidente Teddy Roosevelt in Stringi i denti e vai come in quelli dell’investigatore Harry Moseby che in Bersaglio di notte scopre sulla sua pelle il caos del mondo.
Negli anni Ottanta riconquista il successo popolare con il ruolo del giornalista progressista in Sotto tiro, con quello dell’anziano allenatore di pallacanestro in Hoosiers ("Colpo vincente") o del violento segretario della Difesa di Senza via di scampo o ancora dell’agente federale dai modi bruschi di Mississippi Burning, mentre Woody Allen lo chiama per il ruolo di Larry in Un’altra donna.
Gli anni Novanta iniziano con un intervento al cuore che ne rallenta la carriera ma sono anche gli anni del suo secondo Oscar, con Gli spietati di Clint Eastwood, che poi lo richiamerà anche per Potere assoluto (e la scena in cui Hackman balla con Judy Davis mette i brividi). È l’avvocato che distrugge l’innocenza di Tom Cruise ne Il socio e il politico (comicamente) ultrareazionario di Piume di struzzo, l’attore che lotta col cancro in Twilight e il ricco possidente che nasconde qualcosa alla giustizia (e a Morgan Freeman) in Under Suspicion.
Poi è il turno del fumatore incallito che cade nella rete di una madre e una figlia truffatrici in Heartbreakers – Vizio di famiglia e del cinico manovratore della giustizia in La giuria, ma tra i suoi ultimi ruoli, quello che non si dimentica è l’egoistico patriarca de I Tenembaum di Wes Anderson, ritratto ironico e appassionato di un'America nevrotica e imbrogliona.
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