La caduta al Giro e la nuova vita: gli 80 anni di Mino Denti


Mino Denti con la maglia della Scic 
© www.giornaledibrescia.it


Iridato nella 100 chilometri e vincitore del Tour d’Avenir, il volo in una scarpata nel 1970 cambiò il suo destino

Giornale di Brescia - 5.02.2025

Ci sono momenti nella vita nei quali sogni, desideri, speranze e ambizioni possono cambiare improvvisamente strada. Nella storia atletica di un ciclista sono spesso le sbandate o gli incidenti che cambiano il corso degli eventi. Per Giacomino Denti detto Mino lo fu il 23 maggio del 1970, lunga tappa del Giro d’Italia da Zingonia a Malcesine con in programma il passo del Crocedomini. Lungo la discesa da Gaver verso Bagolino un’uscita di strada lo fa precipitare in una scarpata, trenta metri di volo nel canyon del Caffaro e cade rovinosamente sulle rocce. Recuperato dopo ore si ipotizza una lunga riabilitazione che risulta impossibile per tornare a fare l’atleta. Troppe le fratture ossee rimediate e Giacomino deve rifarsi una vita.


Mino Denti al centro con mamma Iolanda e papà Gino
© www.giornaledibrescia.it

Le origini

Nato a Soncino 80 anni fa da mamma Iolanda e papà Gino scopre presto la vocazione alla bicicletta così come l’importanza di trasferirsi a Brescia per essere più comodo nelle trasferte ciclistiche. Brescia è nel suo destino perché qui ottiene i suoi primi successi. Da Allievo vince la prima edizione di una corsa destinata a diventare una grande classica poi per dilettanti, il trofeo Guizzi, oggi Città di Brescia.

I trionfi

Corridore forte e completo, finisce nel giro della nazionale e si specializza nella 100 chilometri con il quartetto (Denti, Dalla Bona, Guerra e Soldi) che vince il titolo mondiale nel 1965 in Spagna. L’anno seguente coglie il successo personale nel Tour de l’Avenir, il Tour de France dei giovani vinto l’anno precedente da Gimondi. Proprio il direttore sportivo del bergamasco, Pezzi, lo vuole alla Salvarani ma è costretto a fare il gregario a Felice. L’anno seguente tenta di farsi spazio alla Faema dell’amico Adorni, ma quell’anno viene ingaggiato un giovane belga destinato a diventare il più grande di ogni tempo, Eddy Merckx.

Spazio per Denti non ce n’è e così nel 1969 emigra alla Scic, dove coglie l’unico successo da professionista: è il Giro del Veneto e sul traguardo precede il bresciano Michele Dancelli, Polidori, Moser (Aldo fratello maggiore di Francesco) e Davide Boifava. Ma nel momento in cui la carriera può decollare, l’incidente lo obbliga a cambiare strada.
La nuova vita

Nel 1971 con la sorella Claudia avvia il laboratorio artigianale di produzione abbigliamento per ciclismo, e nel 1975 inizia l’attività artigianale di costruzione telai speciali da corsa. Il maglificio, ma soprattutto il negozio e officina meccanica conoscono alterne fortune e Mino sperimenta l’amarezza di non trovare sempre dei soci e partner affidabili, con alcuni che ne tradiscono pesantemente la fiducia fino ad utilizzare impropriamente il suo nome e il suo marchio.


Mino Denti con le sue biciclette e gli attrezzi 
© www.giornaledibrescia.it

Ciò nonostante la sua officina diviene un punto di riferimento in particolare per i cicloamatori. Cura dei particolari e servizio personalizzato al cliente (molto apprezzato il lavoro da biomeccanico per la ricerca della posizione migliore in bici, avanti anni rispetto alla concorrenza in questo campo) sono il suo imperativo finché l’età avanzata e un mondo, anche nel ciclismo, molto cambiato, lo convincono a chiudere con gli 80 anni l’esperienza lavorativa e un pizzico di rammarico perché i suoi figli, Matteo avuto dalla prima moglie Mirella e Paolo dalla seconda moglie Alessandra non hanno voluto seguire le orme del padre. Ma si sa, i figli sono come aquiloni: gli insegnerai a volare, ma non voleranno mai il tuo volo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio