MITO VAN DER POEL: SETTE MONDIALI COME DE VLAEMINCK
L’olandese, già iridato su strada, dopo 52 anni eguaglia il record di titoli nel cross vinti dal grande Eric: «Mi sembrava di avere le ali. È storia»
3 Feb 2025 - La Gazzetta dello Sport
Di Ciro Scognamiglio @CIROGAZZETTA
Due minuti, tenendosi larghi. Tanto è durata l’incertezza, se così vogliamo chiamarla; poi Mathieu van der Poel, già in testa alla seconda curva, è riuscito in quello che nel cross riesce ormai a fare praticamente sempre: accelerare, staccare chiunque altro e avviarsi verso il trionfo indisturbato, nonostante la seccatura di una foratura. E un’ora dopo, a Lievin, Francia, davanti ad almeno 30.000 spettatori, l’inevitabile si è compiuto: l’olandese ha avuto tutto il tempo di mettersi le mani sul casco, dare il cinque al pubblico oltre la transenna, incrociare braccia e mani a mimare quel numero inseguito da un decennio e finalmente raggiunto. Sette, come i suoi titoli mondiali nel fango, a 10 anni dal primo: ad altezza Eric De Vlaeminck, il belga fratello di Roger che li aveva collezionati tra il 1966 e il 1973.
Nessuno come loro: «Soprattutto su un percorso tortuoso come questo, la cosa migliore è prendere molto velocemente la testa – le sue prime, emozionate parole -. L’obiettivo era quello di creare subito uno scarto, per scoraggiare gli altri».
A parole sembra anche facile, poi però devi avere le gambe per farlo: «Eric deteneva questo record di titoli da oltre 50 anni. È tanto tempo. Quando ho cominciato tra i pro’, sognavo di poter arrivare alla sua altezza. Ma era un sogno molto lontano, quindi avercela fatta è veramente speciale. È qualcosa di grande. Mi sento fiero, è incredibile, una pagina di storia. Mi sembrava di avere le ali. L’anno prossimo potrei andare a caccia dell’ottavo titolo mondiale? Vediamo, adesso mi godo questo».
Nota (non troppo) a margine: la sede del 2026 è Hulst, Olanda...
Superiore
Come spesso era già accaduto, parecchi belgi lo hanno inseguito. Invano. A cominciare dal rivale di sempre Wout Van Aert, all’inizio intruppato suo malgrado – era partito, per questioni regolamentari, attorno alla quarantesima posizione - e comunque capace di risalire fino all’argento a 45”, il quinto in carriera – più tre titoli – sempre alle spalle di Van der Poel, con il figlio d’arte Thibau Nys terzo a 1’06”. E, d’altro canto, solo un (grosso) imprevisto avrebbe potuto impedire un epilogo del genere, visto che Van der Poel a 30 anni – li ha compiuti il 19 gennaio – non è mai apparso così forte, almeno nel cross: era arrivato al Mondiale lanciato da 23 successi nelle ultime 24 gare disputate (serie aperta il 22 gennaio 2023), 7 su 7 in questa stagione. «Ma nonostante fossi riuscito a creare un bel distacco, temevo molto un’eventuale foratura. E infatti è successo, nel terzo giro. Ho dovuto girare con la gomma anteriore sgonfia per un po’. Questo mi è costato un bel po’ di energie, e nel resto della gara sono stato più attento dopo avere chiesto una pressione maggiore delle gomme».1. 2. 3. 4. 5. 22.
Dimensione
Non c’è dubbio che van der Poel stia segnando un’epoca, non solo nel cross. Quando il nonno, il grande francese Raymond Poulidor, lo presentò un giorno al villaggio di partenza del Tour come il suo “piccolo fenomeno”, forse solo lui era davvero convinto che potesse diventare più forte di sé e del genero Adrie Van der Poel (aveva sposato la figlia Corinne), comunque capace negli anni 80 di vincere Fiandre e Liegi. Invece è andata proprio così. E MvDP è diventato un’icona globale: proprio prima del Mondiale ha siglato una intesa con il brand di orologi di lusso Richard Mille, lo stesso – è solo un esempio – dei piloti Ferrari Hamilton e Leclerc, e ora ne porta al polso uno da 300.000 euro, che indossava anche ieri in gara. L’olandese è un fuoriclasse delle classiche e sa infiammare i grandi giri su strada, l’anno scorso si è preso pure il titolo mondiale nel gravel, nel 2025 ha già detto di puntare come se non bastasse a quello della mountain bike. Unico.
Attesa
Quanto diceva prima di questo Mondiale non suona troppo rassicurante per chiunque voglia cercare di mettergli la ruota davanti: «Per altre due o tre stagioni sono sicuramente in grado di poter esprimere il meglio di me». E allora è naturale che ora l’attenzione si sposti alla primavera su strada, dove riapparirà il campione di tutto (o quasi) Tadej Pogacar. Il 6 aprile Van der Poel e lo sloveno torneranno a confrontarsi in un duello gigantesco al Fiandre, ma Mathieu ha confermato la sua presenza - proprio ieri - anche alla Milano-Sanremo del 22 marzo. Perché l’uomo dei 12 Mondiali vive di sfide. Di grandi sfide.
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Nipote di Poulidor
Il papà Adrie vinse Fiandre e Liegi
Nato a Kapellen (Belgio) il 19 gennaio 1995, è olandese. È figlio di Adrie, re di Fiandre e Liegi negli Anni 80, e nipote di Poulidor, re di Vuelta e Sanremo negli Anni 60 (più 8 podi finali al Tour, 3 volte secondo e 5 volte terzo, senza mai indossare la maglia gialla). Corre per la Alpecin-Deceuninck - contratto fino al 2028 e su strada ha ottenuto 50 vittorie: oltre al Mondiale di Glasgow 2023, spiccano 3 Giri delle Fiandre (2020-2022-2024), 2 ParigiRoubaix (2023-2024), una Milano-Sanremo (2023). Al Giro d’Italia, una tappa vinta (nel 2022) e 3 giorni in rosa; al Tour de France, una tappa vinta (nel 2021) e 6 giorni in giallo. Tra gli altri successi, da ricordare anche Strade Bianche (2021) e Amstel Gold Race (2019).
Eric De Vlaeminck (19452015), belga, è il fratello di Roger, capace di vincere tutti e 5 Monumenti della strada. I suoi 7 Mondiali nel cross sono arrivati nel 1966, 1968, 1969, 1970, 1971, 1972, 1973. Più il bronzo 1977. Su strada, vinse una tappa al Tour 1968.
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Classe - Van Aert «Sì, ha vinto il migliore»
Un gigante pure nella sconfitta: Wout Van Aert, quest’anno atteso al debutto al Giro d’Italia, non avrebbe dovuto partecipare al Mondiale di cross, poi ha deciso di esserci, mettendo in conto di poter perdere ancora da van der Poel, come poi è stato.
Wout è al quinto argento dietro all’olandese, ma al traguardo è arrivato facendo il gesto di togliersi il cappello in onore del rivale di sempre: «Ha vinto il migliore, è stato di gran lunga il più forte di tutti. Lui primo e io secondo, forse a decidere è stato il destino» ha detto Wout.
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MONDIALE ELITE
- Mathieu Van der Poel (Olanda) 1.02’44”
- Van Aert (Bel) a 45”
- Nys (Bel) a 1’06”
- Nieuwenhuis (Ola) a 1’15”
- Verstrynge (Bel) a 1’53
Donne Under 23
1. Zoe Backstedt (Gb) 45’42”
2. Schreiber (Lus) a 39”
3. Bentveld (Ola) a 1’20”
12. Bramati a 5’16”
Uomini juniores
1. Mattia Agostinacchio 45’47”
2. Bruyere Joumard (Fra) a 12”
3. Grigolini a 30”
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MONDIALE JUNIOR
Agostinacchio oro d’Italia Anche più forte della scarpa rotta
Quando sono passate le 8 della sera, e Mattia Agostinacchio è appena sceso dall’aereo che lo ha riportato in Italia, la prima cosa che fa è ammettere di «non avere ben realizzato che cosa sia successo, ma lo farò presto». Per presentarsi, poi, dice:
«La bici è come se fosse una appendice del mio corpo». Questo ragazzo di Aosta è tornato da Lievin con la maglia iridata del cross, categoria junior, e nel ripensare a un episodio che poteva essere decisivo, in negativo, afferma: «Sono caduto due volte (più una foratura; ndr). E quando mi sono ribaltato sulla contropendenza, si è rotta una scarpa. Non potevo più cambiarla, ho fatto circa metà gara così. Per un istante mi ero scoraggiato, poi ho pensato che ce la dovevo fare lo stesso. E così è stato, anche se non so come ho fatto».
Passione
Per l’Italia – che è riuscita a piazzare pure un sorprendente Filippo Grigolini sul podio, terzo – è il secondo titolo iridato di fila nella categoria, dopo quello di Stefano Viezzi l’anno scorso: il terzo in assoluto, considerando il Davide Malacarne del 2005. E ricordando l’argento di venerdì nel team relay, sono tre le medaglie che da Lievin si porta a casa il ct Daniele Pontoni, giustamente orgoglioso del lavoro svolto con i giovani e del terzo posto nel medagliere. La gara ieri è stata emozionante, con continui capovolgimenti di fronte: in testa si sono visti anche lo spagnolo Noval e il francese Bruyere Joumard, prima che Agostinacchio si riportasse sul padrone di casa nell’ultimo giro e lo staccasse, senza concedergli lo spazio di rientrare. Mattia, che ha festeggiato impennando alla Peter Sagan, può così accoppiare il Mondiale all’Europeo - vinto a inizio novembre - e si prende una rivincita con gli interessi dopo la Coppa del Mondo sfumata all’ultimo assalto. «Sono banale se dico che il mio idolo è proprio Mathieu Van der Poel?», chiede Mattia, al quarto anno delle superiori (istituto tecnico) e al secondo in categoria: il sogno, per il resto della carriera, è proprio di riuscire a coniugare strada e cross ad alto livello come il fuoriclasse olandese.
Livello
Nel cross, Agostinacchio gareggia per la Fas Airport Services-GuerciottiPremac, storica fucina di talenti, mentre su strada affronterà la stagione con la Trevigliese. Lo segue Giuseppe Acquadro, l’agente biellese che assiste pure, tra gli altri, Egan Bernal (Giro e Tour) e Michal Kwiatkowski (Mondiale e Sanremo), sui quali aveva scommesso in tempi non sospetti: sono già diverse le squadre World Tour di prima fascia che hanno fatto dei sondaggi per Mattia, ed è probabile che il grande salto avvenga già nel 2026. Ad Aosta, Mattia vive a pochi passi dai luoghi che hanno ospitato le riprese della serie tv “Rocco Schiavone”, il burbero vicequestore inventato dalla penna di Antonio Manzini.
Lui risolve casi intricati, l’aostano si è inventato una piccola favola. A lieto fine.
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