McGregor, "Notorious" senza happy ending
Era "Notorious", come il suo nickname, che per Conor McGregor il KO più difficile sarebbe arrivato, prima o poi, fuori dalla gabbia o dal quadrato, dove lo scorso 27 agosto a Las Vegas lo ha strapazzato Floyd Mayweather Jr.
Il 29enne fighter di Dublino si è costituito alla polizia di New York dopo la folle notte a Brooklyn finita con il suo arresto per lancio di oggetti (ripreso in un video) contro un mini-bus di lottatori al una conferenza stampa organizzata al Barclays Center dalla UFC, il maggior organizzatore mondiale di ultimate fighting.
Il giorno dopo, McGregor è stato scortato dalla prigione al tribunale per rispondere a tre capi di imputazione per aggressione e uno per danneggiamenti.
Lontano anni-luce dagli stereotipi dell'atleta irlandese incarnati nel ciclismo anni '80 dal cosmopolita Stephen Roche e dal campagnolo Sean Kelly, e ormai icona nazional-popolare capace di valicare i confini del rugby o dei troppo locali hurling e football gaelico, Conor è diventato "Notorio", appunto, anche e soprattutto per l'arroganza, che l'ha reso un idolo di tanti ragazzini.
Il match con Mayweather gli ha fruttato 140 milioni di dollari e riconoscimento globale, ma nel suo sport (le arti marziali miste) è fermo dalla vittoria su Eddie Alvarez nel novembre 2016.
Dana White, presidente della UFC, ha definito la bravata di McGregor "the most disgusting thing that ever happened in the history" (la cosa più disgustosa mai successa nella storia) dell'organizzazione.
Il peggiore dei KO. Di quelli che - è Notorio - possono mettere al tappeto una carriera.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
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