È morto Bruno Pizzul, la voce della Nazionale di calcio
È morto Bruno Pizzul, la voce della Nazionale di calcio: aveva 86 anni. L'Heysel, le Notti Magiche, il rigore sbagliato da Baggio. E arrivò in ritardo la prima telecronaca
di Giorgio Terruzzi
Corriere della Sera - 5 marzo 2025 ( modifica il 5 marzo 2025 | 13:51)
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Ex calciatore, laureato in Giurisprudenza, ironico, sapeva non prendersi sul serio.
Beppe Viola, che lo fece arrivare in ritardo alla prima telecronaca, lo definiva «la persona più buona del mondo»
Adesso, in queste ore, la sua voce inconfondibile e radiofonica, amplificata dalla tv, risuona nella memoria come una musica struggente.
Addio Bruno, Bruno Pizzul, scomparso ad anni 86 nel suo Friuli dove era tornato per il dopo partita, in mezzo agli amici di sempre. Carte e chiacchiere; cibo e vino, gli ingredienti per sorridere di se stesso, della vita. Per fare e farsi compagnia, con al fianco «la Tigre», sua moglie Maria, data per inflessibile ridendo e scherzando, dotata però di una pazienza che nessuna tigre conosce.
Tre figli, Fabio, Silvia, Anna, undici nipoti, il numero perfetto per continuare a pensare al calcio osservando la sua bella famiglia, perché il pallone, in fin dei conti, è sempre stato un gioco. Darsi importanza, mai e poi mai. Piuttosto, un'ironia, quel tocco che possiedono le persone incapaci di prendersi sul serio.
Un uomo buono
Sì, un uomo buono, «l’uomo più buono del mondo» come diceva Beppe Viola con il quale condivise affetto e lavoro; stanze e corridoi della RAI a Milano. Casa in via Losanna, a due passi dalla sede di corso Sempione. Il bar, pure lì, dove andava a fumare di nascosto dopo aver annunciato alla Tigre di avere smesso.
Da calciatore a professore a giornalista
Era stato calciatore prima che telecronista, assunto via-telegramma anno 1969. Lo chiamavano il Watusso per la statura. Più passione che tecnica. Lento in marcatura su Sivori, il primo modello calcistico. Cormons, dove era nato, 8 marzo 1938, Pro Gorizia, Catania, Ischia, Udinese, carriera finita causa infortunio al ginocchio. Ufficiale degli alpini. Laurea in giurisprudenza, professore alle scuole medie, giornalista.
Raccontava con garbo e piacere dell’ammirazione per Rivera, del talento di Roberto Baggio, con il quale condivideva il rimpianto per quel rigore sbagliato nella finale contro il Brasile, 17 luglio 1994; avrebbe voluto cancellare la notte tremenda dell’Heysel, 29 maggio 1985 e celebrare l’Italia vincente nel 1990.
Simbolo della Milano che fu
Ricordare significa ascoltare, non c’è verso. Pizzul impiega un attimo per comparire qui mentre scriviamo di lui e scatta una malinconia potente. Portava con sé, nelle parole, nel tono, un mondo intero, una raffica di atmosfere precisissime. Milan e Inter a dividere i milanesi, cappotti con la martingala, cappelli con i paraorecchie per i bambini, nebbia da non vedere un accidente al mattino, per strada, allo stadio.
Altre voci, altre stanze, l’audio che scandisce i toni da prime trasmissioni, le voci di Nicolò Carosio e poi di Nando Martellini che hanno dentro ancora, per fasce di età, il profumo dell’erba, della canfora, l’esatta percezione al tatto di quel cotone spesso per le maglie dei giocatori, colori sociali e basta, lo sponsor? Che roba è? Ma sì, campioni e allenatori con i quali condividere la tavola, litigare e fare pace nel giro di dieci minuti, Gianni Brera e la sua prosa alta; Viola, il suo genio cacciato nella Olivetti, la sua vita troppo breve. Milano, come non è più. Immigrati adottati dai milanisti, bauscia in nerazzurro. Sfottò e risate dentro un mondo magnifico, finalmente a colori dopo anni di solo bianco e nero.
Sua madre lo spinse a studiare
Tra pochi giorni (l'8 marzo, ndr) avrebbe compiuto 87 anni. Suo padre era macellaio: prometteva di regalargli una bicicletta nuova in caso di bocciatura a scuola per farlo entrare in bottega. Sua madre era maestra: lo invitava a studiare. Ascoltò lei ed era felice per ciò che aveva ricevuto, per come era andata, per ciò che aveva attorno. Niente fuffa, una riconoscenza manifestata di continuo dopo aver accompagnato intere generazioni dentro notti comunque magiche.
Una bellissima avventura
È che adesso servirebbe una bottiglia del suo bianco preferito (il Tocai, ndr), star qui a ridere, a ricordare i capitoli, gli incontri della sua bellissima avventura. Dài, Bruno, sediamoci, raccontami un po’, l’ora di andare a dormire è ancora lontana.
Pizzul, la voce del calcio italiano
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