Addio Val Kilmer, “Iceman” si è tolto per sempre il casco


Malato da molto tempo, per l’attore statunitense è stata fatale una polmonite Ha interpretato Batman e Jim Morrison, ma il ruolo iconico è in “Top Gun” con Tom Cruise

Fama hollywoodiana Veniva descritto come caratteriale e complicato, ma in carriera ha affrontato ruoli diversi e difficili

3 Apr 2025 - Il Fatto Quotidiano
» Federico Pontiggia @ fpontiggia1

Addio a Val Kilmer. Non star di prima grandezza, ma signor attore capace di fissarsi generosamente nell’immaginario collettivo, di regalare a un pubblico eterogeneo uno sguardo penetrante, un’emozione persistente, un lascito duraturo, che fosse uno sfortunato Batman, un Iceman di successo o un iconico Jim Morrison. 

Se ne vanno così anche i migliori, e Kilmer lo era, potendo vantare un carisma non prevaricante e il fertile conflitto tra la mascella che tutto può e gli occhi aperti al mistero, all’evasione delle apparenze e al beneficio d’introspezione. 

Alto con duttilità, bello senza essere stucchevole, ha avuto molto, forse meno di quanto avrebbe dovuto, anche dalla critica, che per il suo Uomo Pipistrello nel pericolante Batman Forever (1995) di Joel Schumacher non si stracciò le vesti ma non si spellò le mani. Nell’ingombrante eredità di Michael Keaton, Kilmer fece il suo – in confronto il successore George Clooney di Batman & Robin (1997) è un bimbominkia in calzamaglia… – senza sbrodolarsi, senza nascondere nulla: “Con quella tuta addosso non sentivo nemmeno la voce degli altri attori”. 

Poco esaltante al box office, l’avventura del Cape Crusader si rivelò grama sul piano umano: Schumacher lo bollò “psicotico”, Kilmer rifiutò il sequel, ritagliandosi la fama di caratteriale. E si sa, di percezioni Hollywood campa – e fa crepare. 

Scherzo solo del destino, è morto il 1° aprile a Los Angeles: 65 anni, è stato stroncato – ha rivelato la figlia Mercedes – da una polmonite. Diagnosticato di cancro alla gola nel 2014, con la voce falciata dalla tracheostomia si era raccontato nello struggente documentario Val, presentato nel 2021 a Cannes e narrato in prima persona per interposto figlio, il secondogenito Jack. Il timbro metallico della protesi fonatoria, la tempra dolce del sopravvissuto, Kilmer gettava il cuore oltre l’ostacolo di essere, attore, e non voler essere, l’attore: nel solco di Stanislavskij, credeva che “non esistono piccole parti, ma solo piccoli attori”. E Val no, piccolo non lo era: nemmeno al cospetto dei mostri sacri De Niro e Al Pacino in Heat – La sfida (1995) di Michael Mann, nemmeno dinnanzi al terminale Marlon Brando de L’isola perduta (1996), set disgraziato e lavorazione tormentata, che fece promettere al regista John Frankenheimer “due cose non farò mai nella mia vita: scalare l'Everest e lavorare ancora con Val Kilmer”. 

Nato nella Città degli Angeli, mutuandone le fattezze, il 31 dicembre del 1959, cresciuto nella San Fernando Valley con affaccio artistico su Hollywood, entra alla Julliard quale più giovane di sempre e pasce da promessa testé mantenuta: declinato I ragazzi della 56ª strada di Coppola, interpreta, e assai bene tra microfono e Guerra Fredda, Top Secret!, ma è il cazzuto fino alla stronzaggine Tom “Iceman” Kazansky a farlo volare al fianco di Tom Cruise nel campione d’incassi Top Gun (1986) di Tony Scott – ruolo che avrebbe ripreso nel sequel Maverick del 2022, la sua ultima prova. Ce lo ricordiamo tutti, Iceman, competitivo ma non tossico, American Dream realizzato e chi perde è perduto: sintesi ineffabile degli Anni Ottanta reaganiani, e faccia da schiaffi nell’alto dei cieli, che “il pannello per i non classificati è nel bagno delle signore”. 

Nel carnet e agli annali è anche Jim Morrison per The Doors (1991) di Oliver Stone: Val prende il Metodo e lo mette in parte, registra in studio 50 pezzi, di cui 15 vengono impiegati nel film, si veste come la rockstar, “diventa” lui per un anno prima di girare. Più totalizzante non si può, più isomorfico neppure, a tal punto che quando si esibisce trovare le differenze con l’originale Morrison è roba da puristi – vuole la leggenda, Kilmer smaltirà in analisi i postumi di cotanta immedesimazione

Tubercolotico, pokerista e pistolero Doc Holliday nel western Tombstone (1993), truffatore ne Il Santo (1997) di Phillip Noyce , detective omosessuale, e metacinematografico, in Kiss Kiss Bang Bang (2005), s’è voluto Elvis Presley in Una vita al massimo (1993) di Scott, scritto da Quentin Tarantino, e il pornoattore John Holmes in Wonderland (2003). 

Sposato con l’attrice britannica Joanne Whalley, dal 1988 fino al divorzio nel 1996, conosciuta sul set del prezioso Willow di Ron Howard, Val Kilmer prende congedo senza voce, ma con l’eco eterna, e la gloria imperitura, di aver regolato l’onnipotente Tom Cruise: “Ti concedo di essere il mio aereo d’appoggio!”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dalla periferia del continente al Grand Continent

Chi sono Augusto e Giorgio Perfetti, i fratelli nella Top 10 dei più ricchi d’Italia?

I 100 cattivi del calcio