Addio a Val Kilmer, una fiammeggiante vita al massimo
Val Kilmer è Jim Morrison in «The Doors» (1991),
sotto è John Holmes in «Wonderland» (2003)
Il Manifesto
Giovedì 3 Aprile 2025
Pagina 22
Le mille maschere: Jim Morrison in «The Doors» e poi Batman, Elvis Presley e John Holmes in «Wonderland»
GIONA A. NAZZARO
Val Kilmer - morto ieri a 65 anni - era un interprete preceduto dalla sua fama di attore difficile, esigente. Sul set e fuori. Dal carattere non facile e dal temperamento fiammeggiante. Eppure, questo non gli ha impedito di diventare uno dei volti del cinema hollywoodiano più ammirati. La sua personalità complessa e sfaccettata che gli aveva procurato l’etichetta di attore difficile, capriccioso, era la stessa che gli permetteva di rischiare accettando ruoli difficili e lontanissimi fra loro. Val Kilmer sembra non avere mai ragionato con il bilancino dell’attore prudente che tenta di fare le scelte più opportune per una carriera che era partita nel segno di un successo che sembrava inarrestabile. Con Top Secret! per la regia di Jim Abrahams, David Zucker e Jerry Zucker (1984) e Scuola di geni diretto da Martha Coolidge (1985), Kilmer, di origini tedesche e svedesi, mette in evidenza il suo talento per la commedia. I due film sono grandi successi al botteghino ma nulla può far prevedere l’incredibile accoglienza al box office di Top Gun (1986), diretto dal compianto Tony Scott, nel quale nel ruolo di Iceman tiene testa senza timore a un Tom Cruise pronto per essere lanciato nell’iperspazio dello stardom globale.
SUL SET di Willow, diretto da Ron Howard nel 1988, incontra la futura moglie Joanna Whalley. Dopo Kill Me Again (1989) di John Dahl, autore di neo-noir notevoli come Red Rock West e L’ultima seduzione che meriterebbero di essere riscoperti, Kilmer interpreta in The Doors (1991), per la regia di Oliver Stone, Jim Morrison, il carismatico frontman della band americana che, dopo anni di oblio, era finalmente tornata in auge grazie alla biografia Nessuno uscirà vivo di qui firmata da Jerry Hopkins e Danny Sugerman. Kilmer si cala nel ruolo come posseduto da Morrison, e ottiene il plauso dei membri sopravvissuti dei Doors per il rispetto e la comprensione della olimpica complessità del cantante. Non altrettanto bene viene ricevuto il film, soprattutto da Ray Manzarek, che molto ha da ridire sull’approccio sensazionalista di Stone (e del suo moralismo) e per la rappresentazione di alcuni personaggi come Nico. Nonostante ciò, Kilmer si conferma attore che non teme di rischiare e con Cuore di tuono (1992), diretto dal quasi sempre eccellente Michael Apted, offre una delle sue più sentite interpretazioni in un thriller dalle cadenze di un western moderno ambientato fra i nativi Oglala. La regia precisa ed empatica di Apted e la prestazione vulnerabile di Kilmer, che si confronta con interpreti del calibro di Sam Shepard e Fred Ward senza contare Graham Greene e il cantautore John Trudell, ne fanno uno dei titoli più importanti nell’intera filmografia kilmeriana.
L’ATTORE ritrova Tony Scott per il leggendario Una vita al massimo (1993) nel quale interpreta, con audacia divertita, Elvis Presley. Ed è sempre nel 1993 che conferma la sua straordinaria affinità con il cinema western interpretando Doc Holliday nel magnifico Tombstone di George Pan Cosmatos, un canto del cigno per il regista greco e uno dei western crepuscolari più belli di sempre. Per l’occasione Kilmer impara a suonare un Notturno di Chopin pur non avendo mai suonato il pianoforte.
Negli anni Novanta, Kilmer continua a offrire prestazioni in ruoli eccellenti in film estremamente distanti fra loro. Esemplare di questa dicotomia, Batman Forever di Joel Schumacher e Heat – La sfida di Michael Mann (entrambi del 1995). Nonostante aleggi sul Cavaliere Oscuro l’ombra di Michael Keaton, Kilmer vince a piene mani il confronto ma rifiuta di continuare a indossare il mantello del pipistrello. A metà degli anni Novanta, le cose iniziano a girare meno bene.
SINTOMATICO di questo incrinarsi di alcuni equilibri, la tormentata lavorazione di L’isola perduta (1996) di John Frankenheimer nel quale si trova di fronte a un Marlon Brando debordante e devastato cui tiene testa con ammirazione e determinazione. Fra i suoi titoli meno noti, vale la pena di segnalare Spiriti nelle tenebre (1996) diretto da un valido professionista come Stephen Hopkins e prodotto da Gale Ann Hurd. Il film è una rielaborazione del mito di Moby Dick ambientato nella savana africana che avrebbe meritato un maggior successo. Con l’avanzare del tempo, Kilmer, pur impattando in insuccessi come Il Santo (1997) e Il pianeta rosso (2000) o Masked And Anonymous (2003), progetto folle di Bob Dylan diretto da Larry Charles, non perde il desiderio e il coraggio di mettersi in continuazione alla prova. Chi, fra gli interpreti della sua generazione, a quel punto della sua carriera, avrebbe accettato di interpretare John Holmes, simbolo del porno statunitense degli anni Settanta, sul viale del tramonto della sua parabola hard, stretto fra droga e omicidi? Wonderland (2003) di James Cox non è certo un film memorabile ma ancora oggi vale uno sguardo se non altro per ammirare la performance kilmeriana in grado di far emergere tutte le lacerazioni del vero Holmes, lontanissimo ormai dal suo mito di instancabile stallone superdotato.
SONO POCHI gli interpreti come Kilmer che possono vantare di essere stati, nell’arco di una vita, Jim Morrison, Batman, Elvis, Doc Holliday, e, nonostante i rovesci di una carriera movimentatissima, a continuare a lavorare con autori del calibro di Coppola (Twixt, 2011), Werner Herzog (Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans, 2009) e Terrence Malick (Song to Song, 2017). Per questo motivo, e ce ne sono anche altri, quando è apparso in Top Gun: Maverick (2022), con la voce devastata dal suo male incurabile alla gola, Iceman ha rubato, ancora una volta, la scena a Tom Cruise..
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