LeMond su Pogacar: ‘Forse già il più grande’
KEYSTONE - L’americano con Urs Zimmermann
(terzo a Parigi) nel 1986, anno del suo primo Tour de France
Lo statunitense, tre volte vincitore del Tour de France, parla del suo amore per le classiche. E assicura: ‘Domenica Tadej può vincere la Roubaix’
11 Apr 2025 - la Regione
In un’intervista rilasciata all’Afp, Greg LeMond si è detto convinto che, domenica, Tadej Pogacar possa vincere la Parigi-Roubaix alla sua prima partecipazione, perché lo sloveno è “eccezionale”. Lo statunitense è stato l’ultimo vincitore del Tour de France a partecipare alla regina delle classiche l’anno successivo, nel 1991.
«Potrebbe già essere il miglior ciclista di tutti i tempi», afferma lo statunitense, tre volte vincitore del Tour de France (1986, 1989, 1990), che parla anche del suo amore per le classiche e in particolare per l’Inferno del Nord, “una corsa magica”.
Lei è stato l’ultimo corridore al via di una Parigi-Roubaix da vincitore uscente del Tour de France. Correva l’anno 1991. Come si spiega questa lunga attesa?
Sono scioccato. Quanto tempo è passato? Trentaquattro anni? Dovrebbe essere... illegale (ride, ndr)! Perché privarsi di questa esperienza? È una corsa magica, la migliore. Hinault non amava la Parigi-Roubaix, ma è venuto e ha vinto. Io l’ho adorata. Il Tour de France rimane la mia corsa preferita, ma la Parigi-Roubaix lo segue a ruota. Sognavo di poter vincere questa corsa.
Quarto nel 1985, nono nel 1992, non le è mancato molto…
Sono stato bravo anche nel 1986, ma ho avuto un problema meccanico (è arrivato 55°, ndr). Dopo l’incidente di caccia del 1987 non sono più tornato ai miei livelli nelle classiche. Nel 1992 ho corso molto, ma ero lì per aiutare Gilbert Duclos-Lassalle a vincere la sua prima Roubaix, perché senza di lui non avrei mai vinto il Tour de France nel 1990.
Ricorda la sua prima Parigi-Roubaix?
Era il 1981, l’anno in cui vinse Hinault, che all’epoca era il mio leader nella squadra Renault. Dopo 220 km gli dissi: “Bernard, sono finito”. Lui mi rispose: “Puoi fare una trenata”. Così, ho rilanciato l’andatura un’ultima volta, dopodiché lui è partito. In realtà, ho sempre amato il pavé. A 17 anni sono andato in Belgio per fare tutte le kermesse. Non sapevo nulla di ciclismo. Mi vedo ancora sfogliare a casa di un amico il “Miroir du cyclisme” (una rivista specializzata pubblicata tra il 1960 e il 1994, ndr) con De Vlaeminck e Merckx in copertina.
Che cosa significavano per lei queste classiche?
Le ho amate. Non volevo perdermele per nessun motivo. Il Giro delle Fiandre, la ParigiRoubaix: mia moglie, qui accanto a me, vi dirà di no, ma vi assicuro che scambierei senza esitazione uno dei miei due titoli di campione del mondo con una vittoria alla Roubaix.
Pogacar può vincere domenica?
Certo che può! Forse il suo unico punto debole è la sua squadra. La Parigi-Roubaix è un po’ una lotteria ed è questo il bello. Ci sono cadute, incidenti meccanici e lui può trovarsi isolato. Inoltre, non ha esperienza in questa corsa. Per questo motivo darei Mathieu van der Poel leggermente favorito. Anche Mads Pedersen è in lizza, ma Pogacar non viene certo per arrivare secondo.
Non è troppo leggero?
Ha lo stesso peso di Hinault all’epoca (66 kg, ndr) e solo due chili più di me. I belgi e gli olandesi insistono molto su questo aspetto, ma per me Pogacar ha il profilo giusto per le classiche. Un corridore come Filippo Ganna è molto potente, ma consuma anche molte energie.
Ma dove può fare la differenza Pogacar?
Questo è il nocciolo del problema. La Roubaix è meno selettiva del Giro delle Fiandre. Ma facevamo lo stesso discorso a proposito di Bernard Hinault. Quando si possiede il suo talento, la sua determinazione e le sue capacità, non c’è motivo per cui non ce la si possa fare. È talmente forte che potrebbe già essere il miglior corridore di tutti i tempi.
Meglio di Merckx?
È impossibile paragonare le generazioni. Ma sarebbe assurdo pensare che nella storia del ciclismo ci possa essere soltanto un Eddy Merckx. Lui era geneticamente benedetto, come me. Anche Hinault era eccezionale. A differenza di Merckx, non è l’unico leader in tutte le corse e credo che questo gli sia costato un buon numero di vittorie. Ma come Pogacar ce n’è uno su un milione. Domina un plotone che non è mai stato così competitivo. E guardate come vince: in solitaria contro squadre iper-organizzate. Questo lo rende ancora più eccezionale.
Fino a dove può arrivare?
Ha solo 26 anni, il che è pazzesco. Ha ancora diversi Tour de France in tasca, anche se non dobbiamo dimenticare Jonas Vingegaard. Al Tour, il loro livello è molto vicino.
Alcuni mettono in dubbio le loro prestazioni...
Ci sono molte domande sulla velocità con la quale scalano i colli. Ho fatto i miei calcoli e sono giunto alla conclusione che sono dati credibili. Passano molto tempo in quota e nel complesso sono più leggeri rispetto al peso medio dei nostri tempi. Vingegaard è alto come me, ma sulla bilancia pesa dieci chili in meno. Se avessi avuto dieci chili in meno, avrei volato! A rassicurarmi sulla bontà delle loro prestazioni c’è il fatto che fossero molto bravi anche quando erano giovanissimi. In passato, abbiamo visto corridori iniziare a ottenere buoni risultati al Tour de France dopo aver superato i 30 anni. E ciò era molto sospetto.
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