Henry Kissinger - L’uomo dei presidenti
Kissinger morto a 100 anni: consigliere di 12 leader, ha plasmato la diplomazia mondiale
1 Dec 2023 - Corriere della Sera
di Massimo Gaggi
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NEW YORK - Henry Kissinger, il regista dell’apertura degli Stati Uniti alla Cina che riportò il gigante asiatico nel consesso mondiale, il negoziatore dell’uscita dell’America dal Vietnam, il gestore della politica estera Usa negli anni più duri della Guerra fredda, un personaggio osannato per i suoi successi ma anche detestato da alcuni perché a volte ha sacrificato i valori democratici sull’altare della realpolitik, è morto l’altro ieri sera nella sua casa in Connecticut. Aveva compiuto 100 anni a maggio. È stato consigliere di 12 presidenti americani, da John Kennedy a Joe Biden.
Heinz Alfred Kissinger, nato a Furth, in Baviera, nel 1923 e ribattezzato Henry dopo l’arrivo negli Stati Uniti, nel 1938, in fuga dalle persecuzioni antisemite del regime hitleriano, ha attraversato il secolo americano come studioso, diplomatico e guru della politica mondiale. La sua influenza su questioni planetarie è iniziata nel 1971 con la sua missione segreta nella Cina di Mao Zedong: la preparazione dell’apertura di Pechino al mondo che si materializzerà l’anno dopo con la storica visita del presidente Richard Nixon. Un evento che ha cambiato la storia con l’ascesa della Cina, la sua adozione di un modello economico capitalista, il progressivo ridimensionamento dell’Unione Sovietica fino alla sua implosione. Una svolta che ha anche consentito al mondo e alla stessa America di distogliere l’attenzione dalla disfatta Usa in Vietnam.
Altre pagine essenziali della sua biografia politica, le interminabili trattative con gli emissari vietnamiti che gli valsero un discusso premio Nobel per la Pace ottenuto nel 1973, nonostante il conflitto fosse ancora in corso e il paziente lavoro di ricucitura (soprannominato shuttle diplomacy) tra Israele e i suoi vicini dopo la guerra del Kippur, sempre del 1973. Un negoziato che sfocerà nel 1978 (col democratico Jimmy Carter presidente e Kissinger non più segretario di Stato ma sempre consigliere occulto) negli accordi di Camp David tra Egitto e Israele.
Diplomatico lungimirante, pragmatico e a volte spregiudicato nel perseguimento dei suoi obiettivi di realpolitik, Kissinger è stato anche condannato da chi lo bolla come l’anima nera di una politica estera condotta senza scrupoli dagli Stati Uniti in America Latina e nel Terzo Mondo.
Le pagine oscure sono la defenestrazione di Allende in Cile, il sostegno alla dittatura militare di Pinochet, i bombardamenti in Cambogia e il peso della Cia nelle crisi sanguinose di vari Paesi dell’Africa subsahariana.
Questo americano rimasto europeo nel profondo — amante del nostro calcio, tifoso della Juve di Platini, amico di Gianni Agnelli, ha parlato per tutta la vita un inglese cavernoso con accento bavarese — ha continuato a lavorare e ad apparire in pubblico fino a pochi giorni fa anche se sordo, cieco da un occhio, costretto quasi sempre su una sedia a rotelle.
Due gli ultimi fronti di ricerca: da un lato l’impegno per capire come l’intelligenza artificiale cambierà gli equilibri internazionali e come evitare un conflitto mondiale innescato dalle tecnologie digitali; dall’altro le sue analisi sul conflitto ucraino col passaggio da una iniziale parziale giustificazione di Putin, alla netta condanna, mostrano la capacità, anche da centenario, di innovare rispetto ai paradigmi della ricerca della stabilità attraverso il riconoscimento delle zone di influenza ai quali si è ispirato fin dalla sua tesi del 1954 sul Congresso di Vienna: quella per il dottorato ad Harvard.Ma la vera ossessione di questo grande vecchio nei suoi ultimi anni di vita è stata il futuro del digitale nella politica e nella guerra. Ha pubblicato un libro su questo scritto con l’ex capo di Google Eric Schmidt e fino all’ultimo ha cercato di capire se e come siano applicabili all’intelligenza artificiale i criteri e i controlli che hanno garantito il vero successo politico della nostra era: tre quarti di secolo senza uso di armi nucleari.
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