„Natürlich sind wir gut genug!“


FOTO: JAN WOITAS

2 Apr 2025 - Leipziger Volkszeitung
Von Guido Schäfer

Vorm Debüt: Zsolt Löw versprüht Tatendrang und Optimismus, will offensiv in die Köpfe der Seinen
Frisch, fromm, fröhlich, frei und sehr tatendurstig präsentiert sich der neue Vorturner bei RB Leipzig bei seiner „Hallo, Leipzig!“-pressekonferenz. Erster Eindruck: Wenn sich die Rb-stars - und Sternchen vorm Dfb-pokal-halbfinale-match beim VFB Stuttgart und fürderhin von Marco Roses Nachfolger Zsolt Löw bei ihren Leibesübungen anstecken lassen, ist auf der Zielgeraden dieser bisher vermaledeiten Saison nicht weniger als fast alles möglich.

Zsolt Löw gibt sich auf seiner ersten Pressekonferenz als Rb-trainer kämpferisch.

Im Dfb-pokal, der, nun ja „nur“zwei Siege entfernt ist und in der Liga, an deren Ende die Qualifikation zur Champions League stehen soll und muss. „Wir können jetzt nicht tausend Sachen ändern“, sagt Exprofi Löw, der seit seiner 2000er Station in Cottbus „Jogi“genannt wird, „wir können auch nicht zaubern, aber wir werden die Stellschrauben suchen und finden, an denen wir drehen werden.“Und: „Wir alle im Verein werden alles reinhauen in diese Mission, in diese sieben Wochen.“Danach werden Löw und sein Assistent Peter Krawietz, der mit Jürgen Klopp zig Titel und Wissen auf höchstem Niveau gesammelt hat, zurück zur globalen Redfußball-familie kehren. Löw: „Dann kommt ein neuer Trainer.“

Brachiale Änderungen „können schnell nach hinten losgehen“

Dem wollen Löw/krawietz im eigenen und übergeordneten Interesse ein bestelltes Feld hinterlassen. Liebend gerne mit dem dritten Gewinn des Dfb-pokals, unbedingt aber mit der Eintrittskarte für die kommende Spielzeit in der Königsklasse.

Auf diesem Weg machen brachiale Änderungen wenig Sinn, sagt Löw, der einer der erfolgreichsten Assistenztrainer ist, den die Fußball-welt gesehen hat, denn die „können schnell nach hinten losgehen“. Löws Maxime: Allen den Puls fühlen und diagnostizieren, wem was guttun würde, um zurück zu positiver Denke und Überzeugung zu gelangen. Der Weitgereiste weiß: „Der Kopf spielt eine große Rolle.“

Bei Löws Ja-wort, das ihm auf zarten Druck von Marcel Schäfer, Jürgen Klopp und Mario Gomez über die Lippen kommen musste, spielte der Alleinstellungsfaktor Löw eine tragende Rolle. Weil die Rb-bosse nach dem 0:1 in Gladbach nicht mehr an eine Wende zum belastbaren Guten geglaubt hatten, musste eine adäquate und sofort umsetzbare Lösung her. Die stellte jener 45-jährige Fußball-liebhaber dar, der den Rb-kosmos kennt, von 2012 bis 2018 Teil einer besonderen Erfolgsgeschichte war.

„Die Entwicklung hat ein bisschen gestoppt“

Der ungarische Ex-nationalspieler trägt die von den Fußball-säulenheiligen Ralf Rangnick und Helmut Groß dereinst installierte Philosophie der Balljagd, die übrigens in eine streng geheime E-book-bibel geflossen ist, in sich. Der Familienvater war mittendrin in einem Prozess der Optimierung, der bei Spielsystemen anfing und der Aus- und Weiterbildung für Spieler und Trainer nicht endete. Als Löw Teil der Rb-familie war, köchelte das Fußball-labor rund um die Uhr. Im Labor und an der Front der Wiedererkennbarkeit wurde es in den letzten Jahren weniger. Schon längerer (Still)stand der Dinge: RB Leipzig ist kein Verein mehr, der die Gegner mit seiner Andersartigkeit in Angst und Schrecken versetzt.

An dieser neuralgischen Stelle sollte federführend Zsolt Löw („die Entwicklung hat ein bisschen gestoppt“) zusammen mit Jürgen Klopp, Mario Gomez und Peter Krawietz arbeiten. Projektleiter Löw sollte Schritte zurück zu den Wurzeln einleiten und Altbewährtes mit jüngeren Erkenntnissen aus der Welt von Fußball-granden wie Klopp und Thomas Tuchel mischen.

Jetzt musste der über den Häuptern kreisende Erneuerer Löw am Cottaweg eine scharfe Landung hinlegen, um Hand anzulegen. Systemisch, vor allem emotional. Ist der Kader in seiner aktuellen Darreichungsform überhaupt fähig, beim VFB mitzuhalten und unter die ersten vier Teams zu kommen? „Ja“, sagt Löw, „der Kader ist gut genug, ich sehe gute Möglichkeiten für uns.“

Offene System- und Personalfragen

Welches System soll es denn ab sofort sein? Das behält Löw für sich. Eine Rückkehr zur Vierer-kette und eine insgesamt offensivere Gangart ist naheliegend. Kehrt Unterschiedsspieler Xaver Schlager möglicherweise doch in dieser Saison zurück, Herr Löw? Der Coach hat gelernt, groß und positiv zu denken. Also hält er Schlagers Teilnahme an einem Dfb-pokal-finale mit Rbbeteiligung am 24. Mai in Berlin für möglich. „Xaver wird alles tun, um dann dabei zu sein.“

Leidet die Freundschaft zu Vorgänger Marco Rose?

Könnte das Verhältnis der ehemaligen Mainzer Teamkollegen Rose/ Löw durch die aufsehenerregende Rochade Schaden nehmen? „Marco ist ein guter Freund, uns verbindet sehr viel, unsere Freundschaft wird das aushalten.“Der Experten-austausch mit Rose sei in den vergangenen Wochen übrigens auf Augenhöhe und „supergut“verlaufen. Blieb aber ohne durchschlagenden Erfolg.

Löw lehnt während der sechs Jahre mit Thomas Tuchel immer wieder reizvolle Cheftrainer-offerten ab. Grund: „Ich war als Assistent am richtigen Platz“, der Tuchel-zug sei gut und schnell gefahren. „Und es macht keinen Sinn, bei 200 km/h die Notbremse zu ziehen.“

Jetzt sitzt „Jogi“Zsolt Löw im Zug ganz vorne links.

***

“Certo che siamo abbastanza forti!”.

In vista del debutto: Zsolt Löw irradia grinta e ottimismo, vuole entrare nella mente della sua squadra

Fresco, sereno, allegro, libero e molto assetato di azione: così si presenta in conferenza stampa il nuovo capo allenatore del Lipsia: "Ciao, Lipsia! Prima impressione: se le stelle e le stelline si lasceranno ispirare da Zsolt Löw, successore di Marco Rose, in vista della semifinale di Coppa di Germania  contro lo Stoccarda, quasi tutto sarà possibile in dirittura d'arrivo di questa stagione finora infelice.

Zsolt Löw è combattivo nella sua prima conferenza stampa da allenatore della Rb. Sia in Coppa di Germania, che dista “solo” due vittorie, sia in campionato, al termine del quale l'obiettivo dovrebbe essere la qualificazione alla Champions League. 

“Non possiamo cambiare mille cose ora”, dice Löw, conosciuto come ‘Jogi’ fin dal suo periodo a Cottbus nel 2000, “e nemmeno fare magie, ma cercheremo e troveremo gli adeguamenti che possiamo fare”. E poi: “Tutti noi del club metteremo tutto in questa missione, in queste sette settimane”. Dopodiché, Löw e il suo assistente Peter Krawietz, che ha collezionato innumerevoli titoli e conoscenze ai massimi livelli con Jürgen Klopp, torneranno nella famiglia globale del gruppo Red Bull calcio. Löw: “Poi arriverà un nuovo allenatore”.

I cambiamenti brutali “possono ritorcersi rapidamente contro”

La coppia Löw/Krawietz vuole lasciare un campo ben curato nell'interesse proprio e della squadra. A loro piacerebbe conquistare per la terza volta la Coppa di Germania, ma soprattutto un biglietto per la prossima Champions League.

In questo momento, i cambiamenti brutali hanno poco senso, dice Löw, che è uno degli assistenti allenatori di maggior successo che il mondo del calcio abbia mai visto, perché “possono rapidamente ritorcersi contro”. La massima di Löw è: tastare il polso a tutti e diagnosticare chi può trarre beneficio da cosa, per tornare a pensare e a credere in modo positivo. L'uomo che ha molto e ben viaggiato sa: “La testa gioca un ruolo importante”.

Il “sì” di Löw, che è dovuto passare sotto la leggera pressione di Marcel Schäfer, Jürgen Klopp e Mario Gomez, ha giocato un ruolo-chiave. Poiché i dirigenti non credevano più in un'inversione di tendenza dopo lo 0:1 di 'Gladbach, era necessario trovare una soluzione adeguata e immediatamente realizzabile. Il 45enne, che conosce l'universo Red Bull e ha fatto parte di una particolare storia di successi dal 2012 al 2018, fornisce questa soluzione.

“La crescita si è un po' fermata”

L'ex nazionale ungherese porta in sé la filosofia di rincorrere il pallone che un tempo era stata installata dai santoni Ralf Rangnick e Helmut Groß, che tra l'altro è confluita in una bibbia e-book rimasta top-secret. E si è trovato nel bel mezzo di un processo di ottimizzazione iniziato con i sistemi di gioco e non si è concluso con la formazione e l'aggiornamento di giocatori e allenatori. Quando Löw faceva parte della famiglia RB, il laboratorio calcistico era attivo 24 ore al giorno. Nel laboratorio e sul fronte della riconoscibilità, le cose sono un po' rallentate negli ultimi anni. Da qualche tempo sono ferme: l'RB Leipzig non è più un club che terrorizza gli avversari con la sua "arroganza".

Zsolt Löw (“la crescita si è un po' fermata”) insieme con Jürgen Klopp, Mario Gomez e Peter Krawietz dovrebbe essere incaricato di lavorare su questo punto nevralgico. Il project manager Löw avrebbe dovuto avviare un ritorno alle origini e mescolare il collaudato con intuizioni più recenti provenienti dal mondo dei grandi del calcio come Thomas Tuchel e lo stesso Klopp.

Ora Löw, l'innovatore che vola alto, ha dovuto fare un brusco atterraggio a Cottaweg per dare una mano. A livello sistemico e soprattutto emotivo. La squadra nella sua forma attuale è in grado di tenere il passo dello Stoccarda e di arrivare tra le prime quattro squadre? “Sì”, dice Löw, “la squadra è abbastanza forte, vedo buone opportunità per noi”.

Problemi irrisolti di sistema e personale

Quale sarà il sistema di gioco d'ora in poi? Löw se lo tiene per sé. È ovvio che si tornerà alla difesa a quattro e a un approccio più offensivo

Xaver Schlager tornerà in questa stagione, signor Löw? 

L'allenatore ha imparato a pensare in grande e in positivo. Quindi pensa che la partecipazione di Schlager alla eventuale finale di Coppa di Germania il 24 maggio a Berlino sia possibile. “Xaver farà di tutto per esserci”.

L'amicizia con il predecessore Marco Rose ne risentirà?

Il rapporto tra gli ex compagni di squadra del Mainz, Rose e Löw, potrebbe essere danneggiato dal clamoroso cambio in panchina? “Marco è un buon amico, abbiamo molto in comune, la nostra amicizia resisterà”. Tra l'altro, lo scambio tra esperti con Rose è stato alla pari e “super buono” nelle ultime settimane. Ma senza un successo clamoroso.

Löw ha ripetutamente rifiutato allettanti offerte da capoallenatore durante i sei anni trascorsi nello staff di Thomas Tuchel. Il motivo: “Ero nel posto giusto come assistente”, il treno di Tuchel aveva viaggiato bene e velocemente. “E non ha senso tirare il freno d'emergenza a 200 km/h”.

Ora “Jogi” Zsolt Löw è seduto in testa a sinistra del treno.

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