Boring, Winning Chelsea
Tre punti nel derby col Crystal Palace e il Chelsea dopo cinque anni, e con tre turni di anticipo, tornerà campione d'Inghilterra.
Successo solo da ufficializzare, quindi, e mai davvero in discussione per il sesto anno di gestione-Mourinho, che salvo improbabili sorprese festeggerà già domenica allo Stamford Bridge la sua quarta Premier, dominata dall'inizio alla fine ben al di là dei numeri.
E delle critiche rivolte alla presunta scarsa spettacolarità dei suoi Blues, che hanno colonizzato per sei undicesimi la top 11 del campionato: Ivanovic, Cahill e Terry in difesa; in mediana Matic, ideale complemento di quel Fabregas che per Mourinho è stato scandalosamente dimenticato nell'undici ideale; e in attacco i fenomeni che il titolo più di tutti lo hanno firmato: Hazard, miglior giocatore del torneo; e Diego Costa: 19 gol in 24 presenze al debutto in Premier.
Non fosse stato per squalifiche e infortuni - l'ultimo lo tiene fuori da quattro gare - l'impatto sarebbe stato, se possibile, ancora più determinante.
Con i due intoccabili là davanti, lo Special One - che al secondo anno non sbaglia mai, a qualunque latitudine - è diventato (per sua stessa ammissione) persino più bravo a leggere in corsa le partite.
Dopo la stagione del ritorno furbescamente low profile, Mou è tornato se stesso con una campagna densa di polemiche con media, istituzioni e avversari.
A cominciare dal rivale storico Arsène Wenger che mai lo ha battuto e con stavolta si è arrivati a meno di un passo dallo scontro fisico.
L'immagine forse più forte dell'annata, e che riassume in sé anche una sorta di nemesi. Quando arrivò all'Arsenal, il professor Wenger spazzò via il cliché del Boring Arsenal, la squadra degli one-nil tanto cara a George Graham e un po' meno a Nick Hornby.
Successo solo da ufficializzare, quindi, e mai davvero in discussione per il sesto anno di gestione-Mourinho, che salvo improbabili sorprese festeggerà già domenica allo Stamford Bridge la sua quarta Premier, dominata dall'inizio alla fine ben al di là dei numeri.
E delle critiche rivolte alla presunta scarsa spettacolarità dei suoi Blues, che hanno colonizzato per sei undicesimi la top 11 del campionato: Ivanovic, Cahill e Terry in difesa; in mediana Matic, ideale complemento di quel Fabregas che per Mourinho è stato scandalosamente dimenticato nell'undici ideale; e in attacco i fenomeni che il titolo più di tutti lo hanno firmato: Hazard, miglior giocatore del torneo; e Diego Costa: 19 gol in 24 presenze al debutto in Premier.
Non fosse stato per squalifiche e infortuni - l'ultimo lo tiene fuori da quattro gare - l'impatto sarebbe stato, se possibile, ancora più determinante.
Con i due intoccabili là davanti, lo Special One - che al secondo anno non sbaglia mai, a qualunque latitudine - è diventato (per sua stessa ammissione) persino più bravo a leggere in corsa le partite.
Dopo la stagione del ritorno furbescamente low profile, Mou è tornato se stesso con una campagna densa di polemiche con media, istituzioni e avversari.
A cominciare dal rivale storico Arsène Wenger che mai lo ha battuto e con stavolta si è arrivati a meno di un passo dallo scontro fisico.
L'immagine forse più forte dell'annata, e che riassume in sé anche una sorta di nemesi. Quando arrivò all'Arsenal, il professor Wenger spazzò via il cliché del Boring Arsenal, la squadra degli one-nil tanto cara a George Graham e un po' meno a Nick Hornby.
Etichetta che qualcuno ha rispolverato per il Boring Chelsea, che in bacheca ha già la Coppa di Lega. Tre punti col Crystal, magari con il settimo one-nil stagionale, e sarà presto scordata. Come gli scivoloni col PSG negli ottavi di Champions e col Brentford nel quarto turno di FA Cup. Potenza dello Special One.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
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