Lost Souls: leggende e perdizioni dai playground
Published on 12 ottobre 2015 by Luigi Ercolani
Tutti, sin da piccoli, abbiamo amato farci raccontare storie di vincitori, di gente che ce l’ha fatta, che al traguardo c’è arrivata soffrendo, sbuffando, sgomitando, sacrificandosi ma infine alzando le braccia al cielo. Ammiriamo i vincitori perché vincono, e magari perché le loro storie sono belle, pulite (o almeno romanzate come tali), come magari ci piacerebbe fosse la nostra.
Tutti, sin da piccoli, abbiamo amato farci raccontare storie di vincitori, di gente che ce l’ha fatta, che al traguardo c’è arrivata soffrendo, sbuffando, sgomitando, sacrificandosi ma infine alzando le braccia al cielo. Ammiriamo i vincitori perché vincono, e magari perché le loro storie sono belle, pulite (o almeno romanzate come tali), come magari ci piacerebbe fosse la nostra.
Christian Giordano evidentemente no. O meglio, non del tutto. Lui le sue risorse le ha dedicate a chi, baciato da un talento fuori del comune, è sbandato ed è andato fuori strada, magari dopo aver percorso molti chilometri contromano. Il bardo (definirlo giornalista sarebbe riduttivo) di Fox Sports e SKY Italia ha speso tempo ed energie per raccontare gente che ha buttato via tutto per la fame e la fama, o persino per la fame di fama, ravvedendosi quando ormai era troppo tardi. Le cicale, più che le formiche.
Uscito cinque anni fa, ma sempre attuale, Lost Souls è forse il miglior "documentario" sulla palla a spicchi e sul playground in stile pierangeliano che si possa trovare in giro. Approfondito, analitico, persino anacronistico, nel senso che offre una prospettiva su storie che, come scrive Federico Buffa nella prefazione, «non si vedono su Youtube e ci costringono ancora a farsi immaginare». Dalle pagine del testo emergono protagonisti sconosciuti o inaspettati.
Sì, c’è Earl “The Goat” Manigault. Certo, c’è Lamar Mondane. Come no, c’è anche Richard “Pee Wee” Kirkland. Ma non solo. Chi si avventura dentro Lost Souls scoprirà il meglio (o il peggio, dipende dai punti di vista) che si può trovare in giro: Billy Harris, che “avrebbe potuto essere il primo Jordan” eppure “non avrebbe saputo marcare il suo cappellino”; Ronnie Nunn, che prima di una apprezzabile carriera come ref della NBA era stato (tra le altre cose) Giocatore del Messico del decennio ’70; Kareem “The Best Kept Secret” Reid, che al Rucker diede due dispiaceri di fila al proprietario della Bad Boy Entertainment Sean “Puffy Daddy”Combs tanto da spingerlo a… ingaggiarlo; Derrick Curry, che dal 1993 ha fatto nel cortile del Federal Correctional Institute quello che i lettori hanno visto riuscire sui parquet del basket pro all’omonimo Stephen.
Le storie sono tante, la narrazione è gradevole, ed è soddisfatto tanto chi ama gli aneddoti quanto chi invece è un divoratore di statistiche. In più, è una lettura salutare: Christian Giordano, con la sua ricerca, ci ricorda che per ogni Micheal Jordan c’è un Earl Manigault. E viceversa, chiaro.
Lost souls : storie e miti del basket di strada / Christian Giordano ;
[prefazione di Federico Buffa]
Torino: Bradipolibri, 2010
Torino: Bradipolibri, 2010
Per NBA Passion, Luigi “Condor” Ercolani
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