Il Tour dopo Nizza, la giornata più difficile

La giornata più difficile. Per il Tour, la sua carovana pubblicitaria – per un giorno silenziosa; per Nairo Quintana, Vincenzo Nibali e Fabio Aru, staccatissimi in una corsa che ha solo un padrone: Chris Froome. L’uomo che il Tour può solo perderlo, dopo averlo già vinto – alla lettera – anche senza bici. 

Nei 37 km e mezzo contro il tempo, e sempre spazzati dal vento da Bourg St Andeol a La Caverne du Pont d’Arc, il britannico del team Sky ha perso 1’03” dal vincitore, l’olandese Tom Dumoulin, specialista che ha dato al mondo un segnale forte anche per la prova olimpica di Rio. 

Quintana, sfatto dalla fatica, da Froome ha preso 2’05, Nibali con anche un problema muscolare 3’29, Aru 4’25” e ora è decimo a 5’16, scavalcato pure da Richie Porte che sul Ventoux si era schiantato contro una moto. 

Questi i verdetti sotto la cappa dei 27 gradi e quella, ben più pesante, che permeava la Francia più profonda. Quella non metropolitana accorsa comunque in massa da borghi e villaggi per la sua Festa di luglio, ammutolita da un clima surreale poche ora dopo l’attentato di Nizza. 

Il presidente della repubblica, Francois Hollande, ha proclamato tre giorni di lutto cittadino, da sabato a lunedì. Il patron dell’ASO e del Tour, Christian Prudhomme, che il giorno prima aveva giustamente accorciato l’ascesa del Ventoux, ha detto che il «Tour deve continuare, con sobrietà», per l’identità e «la dignità della nazione». 

Non è il solito «The Show Must Go On». È il respiro dell’anima di una civiltà che ha vissuto, aperta e chiusa dal minuto di silenzio, la sua giornata più difficile. 

DA LA CAVERNE DU PONT-D’ARC, PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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