Eurofootball made in China

Non è vero che stanno arrivando: ci sono già, eccome, i cinesi nel calcio europeo. E sulla mappa del continente ci giocano a Risiko. Non solo Italia, con le due milanesi fresche di storica, epocale acquisizione.

Inghilterra, Spagna, Francia, Paesi Bassi, persino la Repubblica Ceca. Solo la Germania, tra i top campionati europei, per ora sembra impenetrabile. Mentre l'Eldorado è sempre la cara vecchia Inghilterra, non solo Premier ma anche tanta Championship: specie a Birmingham e nel Black Country.

Curioso: sono cinesi il neo-retrocesso Aston Villa di Tony Xia che ha voluto Roberto Di Matteo, il glorioso Wolverhampton del fondo Fosun che ha subito preso Walter Zenga, persino West Brom e Birmingham City. La Second Town inglese è diventata la Chinatown del football. Resistono per ora Southampton e Liverpool, anche se le sirene del Far East si fanno sempre più forti.

In Portogallo hanno risorse cinesi dieci club, e l'intera seconda divisione, dove per contratto dev'esserci almeno un connazionale in rosa.

La Via della Seta, percorsa al contrario (dallo Slavia Praga al Granada non più dei Pozzo), è però tutto tranne che una sorpresa.

La rivoluzione (anche) Culturale, annunciata con la dichiarazione d'intenti del 2014 e spinta dal tifosissimo presidente Xi Jinping, punta al Mondiale 2022 e si muove su scala globale già dal 2006. Risalgono al 2015, invece, le acquisizioni dell'olandese ADO Den Haag; dei francesi Sochaux e Nizza, dell'Espanyol nella Liga; e, con quote (sin qui) minoritarie, le scalate a due grandi club: il 13% del Manchester City, il 20% dell'Atlético Madrid.

Wang Jianlin, il secondo più ricco di Cina e presidente di Wanda Group, per il 20% dei Colchoneros a gennaio ha investito 48 milioni di dollari.

Proprietari, formule e partecipazioni, non necessariamente statali, spaziano dai colossi dell'auto all'e-commerce fino ai più disparati fondi di investimento. A volte con giochini di scatole - è il caso di dirlo - cinesi, come al Birmingham City: il 25.43 con sede a Hong Kong (cioè la Cina occidenzatlizzata del capitalismo estremo) e l'11.27% a Pechino.

Attenzione però: al Pavia, al Risiko di Xiadong Zhu presidente del fondo Pingy Shanghai Investment, non si sono divertiti.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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