Orwell Wheelers, piccola bottega di grandi sogni


di CHRISTIAN GIORDANO ©
SAPPADA - Rainbow Sports Books ©
in esclusiva per Panache magazine ©

Un negozietto di bici. È lì che tutto è cominciato. Oltre sessant’anni fa. Una piccola bottega a Dundrum, ai piedi delle colline – che in Irlanda considerano montagne – dublinesi. 

Orwell Wheelers, dal nome della via – Orwell Road – e giocando a più livelli sulle parole: wheeler è un mezzo con le ruote, wheeler-dealer sta sì per rivenditore ma è anche un termine colloquiale per trafficone, maneggione, affarista; wheelie sta per moto o ciclo ed è anche l’impennata. Nata da un gruppo di amatori nell’inverno nel 1948, Joe Daly – come la sua bottega “Joe Daly Cycles” – l’ha gestita per mezzo secolo. 

Oltre ai figli – David, Paul e Francis – ci han corso Stephen Roche e, prima ancora, i primi mentori del futuro campione, Noel O’Neill e Paddy Doran

O’Neill, nel 1965, da campione nazionale su strada, aveva corso, ahilui «senza gamba», il mondiale basco di Lasarte, fuori San Sebastián. Ma a parte il titolo nazionale a squadre del 1979, l’anno prima che Roche emigrasse in Francia, non è che la Orwell Wheelers si fosse distinta granché. A parte un paio di eccezioni. 

Tra i suoi fondatori c'era stato Martin Hensey, “The Orwell Flyer”, il Razzo originario di Cork che nel 1947 aveva lasciato la boxe e la lotta per dedicarsi al ciclismo. Secondo nella sua prima corsa, aveva poi vinto diverse cronometro che gli erano valse la convocazione per l’Olimpiade di Londra 1948. 


Martin Hensey, “The Orwell Flyer”

Un altro dei primi soci a distinguersi fu il dublinese Henry Whelan. Ai tempi non c’erano le categorie junior e senior, si correva tutti contro tutti insieme appassionatamente. Da giovanissimo (s’era iscritto alla Orwell già nel ’48, appena quindicenne) batteva i più vecchi, e da vecchia gloria i più giovani. Un po’ come il suo futuro amico Mario Cipollini, col quale nel 1998 si farà fotografare di fronte al Dublin Castle. In sua memoria la IVCA (Irish Veterans Cycling Association), la Federveterani di cui fu iconico presidente, gli ha intitolato una corsa. 

Pur nella sua strategica posizione, ideale avamposto per andare ad allenarsi sulle poche salitelle del Paese, nella propria storia la società ha inevitabilmente attraversato più bassi che alti. 

Il nadir, il minimo di tesserati: uno, Liam Keenan, nel 1967. Vent’anni tondi tondi prima della Triple Crown di Roche. 

«Dopo la vittoria di Stephen al Tour, il numero è più che raddoppiato, fino a 70-80 corridori» spiegava nel cinquantenario David Daly a Ian Riordan, inviato dell’Irish Times, nell’intervista pubblicata il 29 giugno 1998. Dieci anni addietro, nella stagione post-exploit di Stephen, il 1988, erano 62. Poi la calma piatta fino al boom economico a cavallo della Tigre Celtica (dagli anni Novanta al 2001, poi la risalita dal 2003 al 2006) e infine il crescendo rossiniano degli anni Dieci fino allo zenit del 2017: 678 membri. 

«Tradizionalmente, non siamo mai stati una società ricca – chiosava Daly – e quindi tanti corridori potevano sfruttare la Orwell come rampa di lancio per passare a club più grandi». 

Era andata così anche per Roche. Il 1° luglio 1979 aveva vinto in gialloverde la Rás Tailteann, la più importante corsa a tappe irlandese. E da lì aveva spiccato il volo. Per Parigi. Il dilettantismo nella ACBB. Il professionismo. La gloria imperitura della Tripla Corona - Giro, Tour e mondiale nella stessa stagione - riuscita solo a Eddy Merckx nel 1974 e a più nessuno dopo. 

La Orwell Wheelers oggi – e da tempo – non è più il calimero del ciclismo dublinese e dell’isola. Corre con biciclette della multinazionale svizzera Scott, e tra i suoi membri onorari annovera ex pro’ irlandesi che han corso il Tour come Paul Kimmage e i tre della famiglia Roche – in ordine di apparizione: Stephen, suo fratello minore Laurence e il figlio Nicolas, tuttora in attività; e persino il noto comico David O’Doherty, dublinese doc divenuto una celebrità anche dall’altra parte del mondo, in Australia. 

In ciascuno dei sei episodi della sua prima serie tv, The Modest Adventures of David O’Doherty – trasmessa nel maggio 2007 da Rté Two, la Rai2 irlandese –, si poneva, con il vicino di casa Bryan Quinn e l’amica Maeve Higgins, un obiettivo diverso. E una ricorrente gag dello show faceva riferimento proprio a Stephen Roche. O’Doherty, da ragazzo era stato garzone di bottega e sognava di diventare corridore professionista. Al contrario di Stephen non ce l’ha fatta, ma anche per lui è lì che tutto è cominciato. 

In quel negozietto di bici. Una piccola bottega di grandi sogni. 
Christian Giordano

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