VAN DER POEL PIEGA POGACAR ROUBAIX, DUELLO MEMORABILE
BETTINI - Arenberg - La sfida si accende nella Foresta
con due attacchi di Pogacar e due di Van der Poel (in testa) .
A -38km, curva a destra: Pogacar va dritto e prende una buca,
si ribalta e riparte dopo 20”. Van der Poel ha strada libera per il tris
Tripletta di fila dell’olandese, come solo Lapize e Moser. È stato colpito al volto dalla borraccia lanciata da un teppista. Sfida di 102 km con l’iridato, Ganna a 4’45”
"La borraccia era piena e mi ha fatto male:
è stata come una pietra. Non si può lasciar correre"
- MATHIEU VAN DER POEL
14 Apr 2025 - La Gazzetta dello Sport
di Ciro Scognamiglio INVIATO A ROUBAIX
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Indica il numero tre con la mano, solleva la bicicletta come un gladiatore, si scioglie nell’abbraccio con la fidanzata Roxanne. Mentre Mathieu van der Poel fa tutto questo scorrono i brividi sulla pelle di chi sta nel velodromo André Petrieux, perché vedere in diretta la storia che si compie resta privilegio ed emozione, sempre. L’olandese ha appena vinto la terza Parigi-Roubaix consecutiva, come solo Octave Lapize e Francesco Moser, in capo a un duello epocale con Tadej Pogacar, sensazionale al debutto sulle pietre del mito e piegato da una caduta a 38,1 km dalla conclusione, altrimenti chissà.
Lo dice Mathieu stesso, emozionato e sulla soglia della commozione: «Un campione incredibile, credo che altrimenti ce la saremmo giocati in volata. Ho sofferto parecchio, mai così tanto in una Roubaix, significa tantissimo avercela fatta per me. Uno sforzo alla cieca, perché la radio non funzionava e ho perso il misuratore di potenza». Più forte di una foratura con cambio bici al Carrefour de l’Arbre, quando era già da solo. Più forte di uno sconsiderato (eufemismo), che gli ha gettato contro una borraccia a 33 km dalla fine, e che lui ha commentato con parole esemplari (non è la prima volta che è vittima di gesti del genere): «Non possiamo lasciare correre, era una borraccia piena e mi ha fatto male. È stato come una pietra, credo che pesasse mezzo chilo. Spero che possa essere identificato, che ci possa essere un processo. Se potremo, agiremo legalmente».
Testa
Fanno girare la testa i numeri di van der Poel: 8 Monumenti più il Mondiale su strada come Pogacar, seconda doppietta con la Sanremo dopo il 2023 (unico di sempre a quota 2), sul podio in 9 degli ultimi dieci Monumenti che ha corso, senza pensare ai 12 Mondiali in carriera totali disseminati in varie categorie e discipline. Ma non sono certo i numeri a descrivere la rude bellezza della Roubaix n° 122 che ancora una volta ha respinto Filippo Ganna, alla fine 13° a 4’45” dopo un problema meccanico nel primo dei 30 settori di pavé e costretto a un inseguimento che lo ha prosciugato. Il primo attacco, Pogacar lo porta a 102 km dalla fine, e poi prende di petto la Foresta di Arenberg. Dalla battaglia via via emergono in cinque: Pogi, VdP, Philipsen, Bissegger e Pedersen, quest’ultimo tagliato fuori da una foratura ai -71 km. A Mons-en-Pévèle, secondo dei tre settori a cinque stelle, c’è quasi sempre il campione del mondo in testa, poi la progressione di van der Poel sfianca Philipsen e sono rimati quei due, che si erano già scambiati i posti sul podio a Sanremo (primo l’olandese, terzo lo sloveno) e al Fiandre (primo Pogi, terzo Mathieu). Fenomeni. L’episodio decisivo a - 38,1 km, una curva a destra nel settore di Pont-Thibault a Ennevelin: Pogacar sbaglia, si allarga troppo, finisce nell’erba e cade in avanti. Van der Poel non accelera subito, si gira più di una volta, ma non può non andare e comincia il braccio di ferro. Ha 20”, poi 12” prima di tornare ad aumentare e quando Tadej cambia bici (gli strisciava la ruota nel freno) neppure la successiva foratura di van der Poel sul Carrefour de l’Arbre riapre i giochi. Mathieu pedala verso la gloria.
Omaggio
«Pogacar ha solo 26 anni – rifletterà poi il vincitore, che non sarà all’Amstel: la sua primavera si è chiusa – e a fine carriera sarà ricordato come Merckx, il livello è quello. Dopo Harelbeke non ero stato bene, ma avevo capito che le gambe migliori stavano tornando. A differenza dell’anno scorso, non avevo la sensazione di volare sul pavé, anzi il finale sentivo le vibrazioni di ogni pietra». In corsa mamma Corinne, la figlia del grande Raymond Poulidor, si era piazzata ad Arenberg: «La cosa più importante è che Mathieu non si faccia male, che finisca la corsa senza danni». Poco più di due ore dopo, ha abbracciato fiera il figlio nel velodromo. Consapevole che era stato capace di fare immensamente di più, cioè consegnarsi alla leggenda.
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Mathieu Van der Poel è nato a Kapellen, in Belgio, il 19 gennaio 1995 ma è olandese. Corre per l’Alpecin Deceuninck.
Ieri ha conquistato la 54a vittoria, con 8 classiche Monumento:
2 Milano-Sanremo (2023 e 2025)
3 Giri delle Fiandre (2020, 2022, 2024)
3 Parigi-Roubaix (2023, 2024, 2025).
2 Milano-Sanremo (2023 e 2025)
3 Giri delle Fiandre (2020, 2022, 2024)
3 Parigi-Roubaix (2023, 2024, 2025).
Ha conquistato il Mondiale 2023

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Tadej: «Mai una corsa così dura Sono cotto, tornerò per vincere»
Con Pogacar, il re in carica del Tour torna sul podio dopo 50 anni da Merckx 1975
"Quando vai a tutta e le moto sono davanti e non girano, pensi che la curva non ci sia.
Avrei dovuto saperlo che invece la curva c’era, e dunque non cerco scuse"
- Pogacar sulla sua caduta alla Roubaix
di Ciro Scognamiglio INVIATO A ROUBAIX BETTINI
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Benedetto ragazzo: sta già pensando alla Roubaix dell’anno prossimo. «Abbiamo fatto una grande corsa – riflette Tadej Pogacar -. Io secondo, Vermeersch quinto. Penso che possiamo tornare con una squadra forte e la motivazione di lottare senza dubbio per la vittoria…». Non ce l’ha fatta il campione del mondo a compiere un exploit epocale, sbancare l’Inferno del Nord al debutto come solo Colbrelli (2021) e il primo vincitore Fischer (1896), ma ha comunque riportato un vincitore del Tour su questo podio: l’ultimo era stato Fignon, terzo nel 1988, ma se parliamo di un re del Tour in carica allora il riferimento è Eddy Merckx, secondo nel 1975. Cinquant’anni fa.
Urska fotografa -
Il sorriso di Tadej Pogacar per la compagna Zigart
Per spiegare chi è Tadej Pogacar, iridato in carica e vincitore di 3 Tour e 1 Giro d’Italia, basta la rapida analisi dei suoi risultati nelle ultime cinque Monumento a cui ha partecipato, che coprono tutto l’arco costituzionale della bici: primo alla Liegi-Bastogne-Liegi, primo al Lombardia, terzo alla Sanremo, primo al Fiandre, secondo alla Roubaix. E davvero non serve altro. Quanto all’analisi della Roubaix, non può che cominciare da quella caduta a 38 chilometri dalla fine e da quanto abbia influito l’anomala posizione della motocicletta che si era “arenata” proprio lì: «Quando vai a tutto gas e le moto sono davanti a te e non girano, ti viene da pensare che la curva non ci sia. Ma avrei dovuto saperlo che invece c’era, e dunque non cerco scuse. È stata una corsa durissima, in termini di potenza espressa forse la più dura che abbia mai disputato, nonostante fosse tutta pianura. Sì, sono arrivato cotto. Magari la prossima volta avrò più esperienza e non verrà fuori così estrema. Non so senza la caduta che cosa sarebbe potuto succedere, ma è andata così, shit happens (cose brutte che accadono; ndr) e non ci si può fare nulla».
Piani
Van der Poel ora si godrà le meritate vacanze mentre Pogacar è atteso dalle Ardenne, e salvo cambi di programma farà l’Amstel Gold Race (a Pasqua), la Freccia Vallone (23) e la Liegi-Bastogne-Liegi. E poi sarà tempo di Tour de France al quale «non ho pensato neppure per un momento durante la Roubaix». Perché Pogi ragiona così: qui, e ora, lottando per vincere. Finora c’era stato solo un corridore capace di arrivare sul podio nei 5 Monumenti, nei 3 grandi giri e al Mondiale, Eddy Merckx, ma adesso ce ne sono due. Il Cannibale li vinse tutti, e per Pogacar sembra solo una questione di tempo…
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