La maratona - Il lungo viaggio di Nageeye un rifugiato trionfa a New York
La Repubblica - Edizione NAZIONALE - Pagina 41
04/11/2024
di EMANUELA AUDISIO
NEW YORK — Non una domenica per dreamers. Questa è una maratona spezza-sogni, per gente pratica che sa affrontare la vita e andare avanti. Move on , appunto. Vince un rifugiato somalo nato a Mogadiscio che a 6 anni con il fratello è finito prima in Siria poi in Olanda dove è stato adottato e naturalizzato. Se Verstappen vince in pista, Abdi Nageeye lo fa su strada. La (nuova) Europa con maglia oranje torna prima a Central Park 28 anni dopo l’italiano Giacomo Leone (1996).
Olandese (ma nata in Etiopia) è anche la campionessa olimpica di Parigi, Sifan Hassan. Nageeye chiede l’applauso, si dà schiaffi in faccia, tanto non ci crede, e chiude in 2h07’39” davanti ai keniani Chebet e Korir mentre l’oro olimpico Tamirat Tola, etiope, vincitore l’anno scorso, è quarto. 84 giorni dopo Parigi la fatica si fa ancora sentire e a Tola non riesce l’impresa di aggiungere anche il titolo maschile a New York (nessuno tra gli uomini ce l’ha mai fatta).
È sempre la loro Africa: tripletta keniana nella gara femminile, Sheila Chepkirui, debuttante su questo percorso, 33 anni a fine anno, è prima in 2h24’35” davanti a Queen Hellen Obiri e a Vivian Cheruiyot. Chepkirui è di poche parole («Sono molto felice»), anche lei viene dalla pista, e con la sua freschezza spezza il sogno di Obiri, 35 anni tra un mese, che puntava alla doppia doppietta consecutiva (Boston- New York). Complimenti anche a un’altra veterana keniana Edna Kiplagat, 12ª, 45 anni, 5 figli, due adottati dalla sorella morta di un tumore al seno nel 2003 e un altro da una vicina deceduta di parto (2013).
La Grande Mela porta tutti alla realtà e funziona da falò della vanità: premia chi insiste, chi continua a correre, chi impara a farlo. Nageeye, 35 anni, non è uno sconosciuto, è stato argento olimpico a Tokyo dietro a sua maestà Eliud Kipchoge (che domani ne fa 40, auguri), ma non si aspettava di farcela al suo quarto tentativo e quest’anno ha migliorato il suo personale. «Ero l’underdog, ma mi sentivo bene, lasciato il Bronx mi sono detto: se sopravvivo al 35° km posso vincere. Mi ha aiutato conoscere il tracciato e la mia buona forma». È stata una maratona più fredda dell’anno scorso (6 gradi in meno). Per la gioia del sindaco Eric Adams che da tempo invita a fare docce più brevi e a risparmiare l’acqua: «Chiudete i rubinetti mentre vi lavate i denti e spazzate i marciapiedi invece di lavarli con la pompa». È un autunno arido a New York, è stato un ottobre record, il più secco degli ultimi 150 anni.
Nei 12 mesi che hanno trasformato la maratona in una progressione mai vista (soprattutto tra le donne), nessuno crede più che correrla sotto le due ore sia una Mission Impossible.
Le supershoes hanno portato a un supershow e per qualcuno anche a uno shoe doping. Le super scarpe che sembrano moon boot con all’interno una piastra in fibra di carbonio inserita in un’intersuola in schiuma a forma di cucchiaio, oscillano in avanti e procurano una spinta quasi automatica che funziona molto bene sul cemento. Si chiamano STA, scarpe con tecnologia avanzata, aiutano a mantenere ritmo, equilibrio e costanza del passo. Sono monouso, così leggere che dopo una maratona le butti via. E hanno determinato una nuova era nella corsa a livello mondiale, portando a prestazioni senza precedenti e stimolando una crescente ricerca. Soprattutto nel momento in cui sei attraversato dal dolore. Da una parte i produttori di scarpe vogliono avere la libertà di sfidare il cronometro e dall’altra il governo dell’atletica cerca di regolamentare le invenzioni. Sotto osservazione la zeppa tecnologica che non può essere più alta di 4 centimetri.
Oggi le aziende e World Athletics si incontrano a New York per discutere le nuove norme per il futuro che saranno poi affrontate nel consiglio federale a dicembre (Sydney diventa 7ª major del circuito). Non solo una questione di centimetri, ma anche la capacità della scarpa di immagazzinare e ridare energia. Questi stivali sono fatti per camminare, cantava Nancy Sinatra. E queste scarpe per volare. Stay amazing.
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Prima volta Abdi Nageeye, 35 anni
Vittoria all’esordio Sheila Chepkirui, 33 anni.
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