Tragedia a Gand Caduta in pista muore Galvez
12 le vittorie dello spagnolo Isaac Galvez nelle sette stagioni tra i professionisti: dalla Clasica Almeria 2000 all'ultima tappa della Quattro Giorni di Dunkerque nel 2006
CLAUDIO GHISALBERTI, La Gazzetta dello Sport
27 novembre 2006
Lo spagnolo Isaac Galvez è morto a causa di una caduta nel corso dell'americana alle 0.30 di domenica, penultima giornata di gara della Sei Giorni di Gand, in Belgio. Galvez, 31 anni, era campione del mondo dell' americana. E il titolo vinto, con Juan Llaneras a Bordeaux ad aprile, è stato il bis di quello del 1999 a Berlino. Sempre con Llaneras, Galvez era al secondo posto nella kermesse belga. L'autopsia ha evidenziato che la morte è stata causata da una costola che, spezzandosi nella caduta, ha toccato il cuore. Tre settimane fa, Galvez s' era sposato con Davinia e la Sei Giorni di Monaco era stato il loro viaggio di nozze. Le sue vittorie le festeggiava scavalcando la balustra per portare i fiori a lei. Ora, su una balaustra, ci sono i fiori per lui.
CONTATTO
«Ero in terza posizione - commenta Marco Villa, 37 anni, 135 Sei Giorni corse di cui 23 vinte - e ho visto la dinamica. Isaac stava rimontando il gruppo. De Fauw durante il cambio s' è allargato un pochino. C' è stato un contatto, poi il manubrio di Isaac s' è agganciato con quello del belga. Le biciclette sono andate per conto loro e Galvez è andato a sbattere contro la balaustra con addosso De Fauw. Galvez ha perso subito conoscenza e hanno tentato di rianimarlo. La caduta, però, non sembrava una cosa gravissima, magari una clavicola rotta. Lo hanno rianimato, poi durante la corsa verso l' ospedale...». Villa, che nel cassetto ha anche due maglie iridate dell' americana, per tutta la giornata di ieri non ha lasciato solo nemmeno per un minuto Llaneras. E al telefono vuole subito sgombrare il campo dalle possibili polemiche: «A Gand si corre su questa pista da 45 anni e non ci sono mai stati incidenti gravi. E correre in pista non è pericoloso. Tra noi ci sono regole rispettate da tutti: si sta in fila indiana, niente codate, non si sorpassa all' interno, prima di cambiare si guarda, in volata ognuno tiene la sua linea. Poi ci conosciamo tutti bene. Insomma, una volata su strada è sicuramente più rischiosa. Qui ci sono state una serie di coincidenze incredibili».
In effetti, ad alto livello, l'ultima tragedia in pista risale al 1956, quando Stan Ockers, che era iridato su strada, morì cadendo ad Anversa.
In effetti, ad alto livello, l'ultima tragedia in pista risale al 1956, quando Stan Ockers, che era iridato su strada, morì cadendo ad Anversa.
FATALITA'
Galvez da molti era considerato uno sprinter sempre sul filo del rasoio, specie dopo che nel 2003, a San Donà di Piave, durante una tappa del Giro, affrontò l'ultima curva con eccessiva velocità e nell'inevitabile caduta coinvolse Mario Cipollini (che spesso ricorda che lì inizio la fine della sua carriera) in maglia iridata.
Silvio Martinello, compagno di Villa in pista, non accetta questo profilo dello spagnolo. «Isaac è sempre stato leale e corretto - spiega il padovano, 99 Sei Giorni disputate e 28 vinte - oltre che un corridore tranquillo. Magari qualcuno non sarà d'accordo ma non è giusto dare un'etichetta per una curva sbagliata. Qui bisogna anche tener conto che la tragica caduta è avvenuta in un momento relativamente tranquillo, cioè durante l'americana della notte che non si corre col coltello tra i denti».
E l'incidente di ieri non è figlio di un errore o di una manovra spericolata.
«Un incidente come tanti, due corridori vicini che entrano in contatto. Ma questa volta la fatalità è stata determinante», ha spiegato Patrick Sercu, il più grande seigiornista della storia e direttore di corsa a Gand.
Isaac Galvez era passato pro' nel 2000 con la Kelme e dal 2004 era alla Caisse d'Epargne-Illes Balears. Su strada ha vinto 12 corse. Oscar Pereiro, suo compagno di squadra, lo ricorda come «un ragazzo che dava serenità a tutta la squadra. Noi, con molta pena, sapremo ripartire. Per la sua famiglia lo sforzo sarà tremendo. Nei momenti più difficili dovranno avere la stessa grinta e la stessa serenità di Isaac».
Silvio Martinello, compagno di Villa in pista, non accetta questo profilo dello spagnolo. «Isaac è sempre stato leale e corretto - spiega il padovano, 99 Sei Giorni disputate e 28 vinte - oltre che un corridore tranquillo. Magari qualcuno non sarà d'accordo ma non è giusto dare un'etichetta per una curva sbagliata. Qui bisogna anche tener conto che la tragica caduta è avvenuta in un momento relativamente tranquillo, cioè durante l'americana della notte che non si corre col coltello tra i denti».
E l'incidente di ieri non è figlio di un errore o di una manovra spericolata.
«Un incidente come tanti, due corridori vicini che entrano in contatto. Ma questa volta la fatalità è stata determinante», ha spiegato Patrick Sercu, il più grande seigiornista della storia e direttore di corsa a Gand.
Isaac Galvez era passato pro' nel 2000 con la Kelme e dal 2004 era alla Caisse d'Epargne-Illes Balears. Su strada ha vinto 12 corse. Oscar Pereiro, suo compagno di squadra, lo ricorda come «un ragazzo che dava serenità a tutta la squadra. Noi, con molta pena, sapremo ripartire. Per la sua famiglia lo sforzo sarà tremendo. Nei momenti più difficili dovranno avere la stessa grinta e la stessa serenità di Isaac».
(Claudio Ghisalberti)
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SU STRADA
Tre anni fa il dramma del kazako Kivilev
Tre anni fa il dramma del kazako Kivilev
Se l'ultimo incidente mortale in pista risaliva al 1956 (Ockers ad Anversa), sono più numerose le tragedie su strada. Dallo spagnolo Cepeda (Tour 1935) al francese Danguillaume (1950) investito da una moto; da Serse Coppi al Giro del Piemonte 1951 al belga Jean-Pierre Monseré, investito nel 1970 da una macchina. Poi due lutti al Giro: lo spagnolo Juan Manuel Santisteban muore dopo una caduta nella 1a tappa del 1976, a Emilio Ravasio è fatale una discesa nel 1986. Al Tour '95 l'incidente di Fabio Casartelli, che batte la testa contro un paracarro nella discesa del Portet d'Aspet. Nel 2003, una caduta alla Parigi-Nizza costa la vita al kazako Andrei Kivilev.
(Claudio Ghisalberti)
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