Canaglie o lebbrosi leggende e reliquie del derby a Rosario



di Paolo Galassi
la Repubblica © - 9 dicembre 2017

La strampalata Superliga Argentina, 28 squadre a girone unico senza ritorno e senza pubblico ospite, chiude il 2017 con Rosario Central-Newell's Old Boys, il Clásico che da sempre per gialloblù e rossoneri vale la stagione. Nella terza città del paese, culla della bandiera albiceleste, perfino le maglie dei giganti Boca e River, tifati dalle selve del Chaco ai ghiacci di Ushuaia, latitano nelle vetrine e nei cortili delle scuole.

«Una realtà più intima, dove il fútbol è un fatto culturale da cui è impossibile prendere distanza ». Capostipite dei direttori tecnici formati sulle rive del Paranà - da Bielsa e Tata Martino a Pochettino e Sampaoli Carlos Menotti tenterà invano di addomesticare la prima vera leggenda di Rosario, quel Trinche Carlovich osannato da Maradona che preferiva vino e canna da pesca ai ritiri della nazionale.

In principio furono i ferrovieri inglesi del Central Argentine Railway Athletic Club contro i rampolli del Colegio Anglo- Argentino di Isaac Newell, telegrafista salpato 16-enne da Dover per fare l'America. Canaglie contro Lebbrosi dagli anni Venti, quando i primi disertano la beneficenza per il lebbrosario organizzata dai vecchi muchachos di Newell.

Le due sponde di Rosario rivendicano gli eroi della patria e del pallone: Che Guevara e Mario Kempes icone del Central, Maradona e Messi orgoglio Newell's (Niubels, Niuls o Ñuls, secondo la grammatica della pampa che cambierà offside nell'onomatopeico orsai). Per la Pulga una sola presenza non ufficiale nello stadio oggi intitolato a Marcelo Bielsa, che nel ' 93 abbraccia un Diego in fuga dai veleni europei. « Io e la mia donna siamo lebbrosi » il recente messaggio d'amore del profeta della delirante Chiesa Maradoniana, nata guarda caso a Rosario, nel nome di D10S.

Lebbrosi in quarantena al caffé Pan y Manteca, Canaglie in agguato al bar El Cairo, dove il "Negro" Fontanarrosa, allievo di Hugo Pratt, concepiva i personaggi dei suoi racconti. Il più celebre ricorda l'epico derby del 19 dicembre '71, quando sul neutro del Monumental di Buenos Aires, Central e Newell's si giocano l'accesso alla finale del torneo. L'infarto del protagonista arriva con la rete in tuffo o Palomita di Aldo Pedro Poy, bandiera canalla dal baffo a manubrio, famoso per essersi nascosto nelle paludi fuori città per evitare la propria cessione.

Cross dalla destra, tuffo di Poy, palla che sfiora il fianco del difensore De Rienzo e definitivo 1-0. Se un infermiere centralista ha da poco confessato di custodire in freezer una provetta del sangue di Poy, trafugata in laboratorio, il povero De Rienzo, operato di appendicite all'indomani della sconfitta, scoprirà tempo dopo che il budello asportatogli era stato conservato sotto formalina e consegnato alla fantomatica ma tutt'ora esistente OCAL, Organizzazione Canaglia per l'America Latina, fondata da insospettabili medici ultràs dell'Ospedale Carrillo di Rosario a fine anni ' 60: « l'ultimo organo a toccare il pallone prima del gol » recita il barattolo della reliquia, oggi esposto nel museo dell'Orgoglio Canaglia.

Ogni 19 dicembre la Ocal riunisce centinaia di adepti in un luogo diverso del continente per ricreare la storica Palomita, regolarmente eseguita da Poy in persona, che a 70 anni suonati continua a volare vestendo l'unica camiseta della sua vita. Santiago del Cile, Montevideo, Miami, Città del Messico o l'Avana, dove nel '97 insacca su assist di Ernesto Guevara March, figlio del Che: «La devozione del tifoso del Central è unica. È un rituale cominciato quasi per scherzo nel 1972, anno dopo anno non abbiamo più smesso. È il gol più festeggiato della storia ».

Domani in campo:
Rosario Central-Newell's Old Boys giocano alle 21 italiane.

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