Alberto Volpi: ripartire dall'affetto dei tifosi
Tuttobici Numero 5 - Anno 2008
di Gino Sala
Ognuno di noi ha un carattere, uno stile, un modo di interpretare la vita e dovendo parlare di Alberto Volpi io penso che ben merita la qualifica di gentiluomo. Per esempio non l'ho mai sentito alzare la voce o per meglio dire esprimersi con toni esagitati. Sempre pronto e disponibile ad affrontare qualsiasi discussione con la massima calma e altrettanta ragionevolezza. Pacato e convincente, insomma.
Nato a Saronno il 9 dicembre 1962, professionista dal 1984 al 1997, altezza 1,77, peso 64 chili, un fedelissimo e intelligente gregario di Argentin e Bugno, che ha vinto il Gran Premio di Camaiore, il Giro di Calabria, una prova di Coppa del Mondo sul traguardo di Leeds, la cronosquadre del Tour '95 e una tappa della Volta ao Alentejo. Tanti i piazzamenti nei primi cinque, più volte secondo e terzo in gare importanti a dimostrazione del suo valore. Un peso leggero che lo portava ad essere un buon scalatore. Unico difetto, quello di non possedere una sufficiente cattiveria, o meglio la convinzione di avere i mezzi per essere qualcosa di più di quello che è stato.
Aldilà di tutto, credo proprio che Volpi sia stato (ed è ancora) un ottimo esempio per l'intero gruppo. Ammirevole sentirlo dire che la sua giornata più bella è stata quando sono nate le due figlie. Sicuro che nella sua qualità di direttore sportivo ha molto da trasmettere ai suoi amministrati. Non per niente oggi lo troviamo sull'ammiraglia della Barloworld con la consapevolezza di dover operare con serietà per portare ordine nel disordine.
"Il momento è più che delicato e per ridare credibilità allo sport della bicicletta è necessario il massimo impegno - sostiene Alberto -. Le correzioni da fare sono sotto gli occhi di tutti. Un grande pubblico ci è vicino con l'affetto di sempre e questa deve essere la molla per migliorare l'ambiente. Si avverte il bisogno di nuovi dirigenti, di calendari più umani e di altro ancora, fermo restando che per crescere i giovani praticanti devono rimanere lontani dalle brutte tentazioni. Allenarsi bene, alimentarsi come si deve nel contesto di una vita serena. Al di fuori di queste regole si va incontro a fallimenti e delusioni...".
Eh sì: il pensiero di Volpi è il giusto indirizzo per ridare al ciclismo una faccia onesta e pulita. Basta con gli intrallazzi, con le deviazioni surrogate da sporchi affari e avanti con forza e determinazione per eliminare i distruttori. Il bene contro il male, in sostanza.
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