IL CAMBIO EPOCALE - La rivoluzione catalana: la prima di Cruijff


Rifiuta il Real per il Barcellona Johan debutta il 28 ottobre ’73 e porta in cielo i blaugrana

di Filippo Maria Ricci - CORRISPONDENTE DA MADRID
La Gazzetta dello Sport - 28 ottobre 2023

Cinquant’anni dalla rivoluzione. Il 28 ottobre 1973 Johan Cruijff debuttava in una partita ufficiale col Barcellona. Al Camp Nou contro il Granada finì 4-0 e l’olandese segnò due delle reti, la seconda un’opera d’arte. Antipasto di un cambio epocale, che ha segnato nei decenni a seguire l’evoluzione del Barcellona e come effetto collaterale dell’intero calcio spagnolo. «Nella storia del Barça c’è un prima e un dopo l’arrivo di Cruijff – ha detto Xavi a Marca per celebrare l’anniversario –. Johan ha cambiato la mentalità del club e la forma di giocare della squadra. È grazie a lui se esiste lo stile Barça e si parla di questo nostro famoso DNA. Con lui il “come” diventa quasi più importante del “cosa”».

La prima rivoluzione 

Quel 28 ottobre in Liga si disputava la settima giornata. L’acquisto di Johan Cruijff era stato chiuso molto prima ma la federazione olandese non inviava il transfer. Per capire: quel Barcellona non vinceva la Liga da 14 "lunghissimi" anni e al debutto di Johan era penultimo in classifica e in Coppa UEFA era stato eliminato al primo turno dal Nizza. Il Barcellona vincerà la Liga chiudendo a +8 sull’Atlético Madrid, campione uscente. Questo l’impatto di Cruijff, immediato, sul terreno di gioco. Ma c’è molto di più. Cruijff era stato venduto dall’Ajax al Real Madrid: non solo aveva rifiutato il trasferimento ma aveva chiesto e ottenuto di andare al Barcellona. Cruijff atterra in un Barça pieno di complessi, così come la Catalogna. Il franchismo è agonizzante ma a Barcellona si sentono piccoli piccoli, fanno del vittimismo la loro bandiera. Johan cambia tutto: trasmette l’idea che si possa battere chiunque e i compagni gli vanno dietro. Il 17 febbraio la svolta: al Bernabéu il Barcellona vince 5-0. E fuori del campo c’è il viaggio all’anagrafe olandese per iscrivere il figlio col nome del santo patrono catalano Jordi, vietato dalla legge franchista, il rifiuto di firmare per conto della moglie Danny un contratto di lavoro per una pubblicità da fare insieme quando le donne non potevano farlo in maniera indipendente, o le cartoline inviate in carcere ai prigionieri politici catalani con l’augurio di vederli presto al Camp Nou.

La seconda rivoluzione 

Ma il cambio più profondo arriva il 4 maggio 1988 quando l’allora presidente José (catalanizzato in Josep) Lluís Núñez chiama Cruijff, senza il patentino da allenatore, sulla panchina di un Barça di nuovo in profonda crisi. Due stagioni difficili, poi ecco la nascita del Dream Team con la conquista di 4 Liga in fila e la Coppa dei Campioni a Wembley nel 1992 contro la Sampdoria. Uno degli uomini-chiave è Pep Guardiola. E quando nel 2008 Laporta pensa di chiudere il ciclo di Frank Rijkaard che ha portato al Barça la seconda Champions League chiede consiglio a Cruijff, che non ha dubbi: «Prendi Pep» gli dice. Joan lo ascolta e il resto è storia. Una storia che oggi è ancora viva, grazie a Xavi, consacrato da Guardiola. Tutto parte dal numero 14 olandese.

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