Parliamo di doping senza paura di essere fraintesi!
Il sistema repressivo dei controlli è un peso che graverà sul ciclismo sempre di più. I corridori non vogliono l'abolizione del servizio ma una regolamentazione più umana e soprattutto una più «umana» compilazione del calendario di MARIO FOSSATI BICISPORT, anno 2, n. 6, giugno 1977 Doping! Un flagello dello sport moderno che i puristi vedono imperversare soltanto nel settore del ciclismo. Un giorno i poteri pubblici decisero di combattere il doping. Questa autentica crociata contro le ombre venne compiuta con ostinazione, con tenacia, con furori calvinisti nel nostro sport. I puristi scattarono nel tardo dopoguerra. I «super» della bicicletta sono campioni di eccezione. Ebbene i «surhommes» si sono trovati alle prese con i problemi del doping, sotto ogni aspetto, il più anodino come il più pericoloso, il più criticabile come il più comprensibile. Le risultanze, gli esiti dell'antidoping, positivi o negativi che fossero, hanno avuto sempre (o quasi) le car