1983, Il Giro del Guttalax

Non c’è il tiranno Hinault. Moser è forse al punto più basso della propria straordinaria carriera ma resta uno dei favoriti con Battaglin, che la corsa rosa l’ha già vinta, nel 1981, e Baronchelli, che invece non ce la farà mai, neanche coi Giri disegnati duri, quasi su misura ma mai quanto quelli per gli sceriffi Checco e Beppe. Già, Saronni. Dopo l’exploit da 21-enne nel 1979, il 1983 sembra l’anno buono per il bis di un Saronni in forma strepitosa. Visentini invece se lo filano in pochi.

Il Giro però quell’anno parte da Brescia. Anzi: partirebbe, perché il cronoprologo viene annullato per via di una protesa dei metalmeccanici. Peccato per il Visenta, che sulle sue strade, contro il tempo, avrebbe avuto grandi chance di infilarsi subito la rosa. 
Si comincia invece con la cronosquadre Brescia-Mantova, e vince la Bianchi di Silvano Contini e Tommy Prim, nomen omen, primo leader della generale. Dura un giorno. 
A Comacchio s’impone Bontempi e in rosa va Freuler. A Fano, Rosola si prende tappa e maglia, che terrà per due giorni. 
A Todi, sprint imperioso di Saronni. 
A Vasto prima e a Campitello Matese poi, è tempo di spagnoli: Chozas e Fernández, sempre con Contini in testa alla generale
Da Salerno (successo di Argentin, Saronni terzo) alla crono finale di Udine, vinta dal Visenta, il simbolo del primato resterà sulle spalle del Beppe nazionale. Trionfatore però grazie anche ai generosi abbuoni previsti dal patron Torriani. Su strada, infatti, come tempo effettivo in corsa, quel Giro sarebbe stato di Roberto.

Dal secondo posto di Visentini dietro Saronni nella crono da Reggio Emilia a Parma, s’era capito che sarebbe stato il bresciano l’avversario più pericoloso. Fatti sfogare velocisti (Bontempi a Terracina, Magrini a Montefiascone), gregari (Masciarelli a Bibbiena) e scalatori (Van Impe a Pietrasanta) più interessati al verde dei GPM che al rosa, il novarese corre in difesa. E in vista delle grandi montagne, dopo gli intermezzi di Alf Segersäll a Pietrasanta dopo il primo riposo, Braun a Savona, il Rosola-bis a Orta San Giulio e Host a Milano, il capitano della Del Tongo incamera abbuoni preziosi regolando lo sprint a Bergamo

Visentini in salita è più forte di lui e infatti sulle Dolomiti lo attacca, ma Saronni resiste. Fernández vince anche sui Colli di San Fermo, Rosola fa ter a Vicenza prima del secondo e ultimo riposo. Beccia si aggiudica il tappone di Selva di Val Gardena, Paganessi (gregario “traditore” di Contini anche alla tre Valli varesine 1983) quello di Arabba
A Gorizia fa doppietta Argentin. Il Giro si deciderà nella crono conclusiva. Visentini deve recuperare 1’30 nei 40 km da Gorizia a Udine. Lì la sera della vigilia s’inscena, ma non avviene, uno dei più grandi gialli nella storia, troppo spesso complottistica, del nostro meraviglioso paese.

Giovanni Arrigoni, patron del famoso e avanguardistico marchio di ruote Fir, ha la balzana idea, per rilanciare con un colpo pubblicitario la sua azienda, di ordire una trama romanzesca. Da fantaciclismo-noir. 

Sabato 4 giugno, la Del Tongo cena e pernotta all’Hotel Internazionale, in viale Trieste. Il gestore è Antonio Vuolo, napoletano tornato in Italia dopo anni da emigrante in Germania. Il “signor Fir” è a tavola e, non si capisce bene se lui stesso o per interposta persona, con la complicità di uno o più camerieri, fa capire che un po’ di Guttalax nella minestra della maglia rosa avrebbe sparso un po’ di pepe sulla coda al Giro. Il nobile disegno, pare, doveva prevedere come coup-de-théâtre l’intervento all’ultimo momento da parte del “signor Fir”, che avrebbe salvato Saronni e garantito così al marchio un enorme ritorno pubblicitario al modico prezzo di un lassativo da banco di farmacia. Il personale coinvolto, fingendosi d’accordo, si rivolge alla direzione, che chiama i carabinieri. E Arrigoni viene arrestato in flagranza (e fragranza) di reato. A fingersi cameriere, sotto copertura, fu Massimo Luznik, giovane agente appena entrato in servizio alla Questura di Gorizia. Saronni è salvo
La corsa, anche. La crono è di Visentini con 49” su Saronni, che resta in rosa per 67”. È il suo secondo e ultimo Giro. Il Beppe più grande finisce lì, il miglior Visenta invece deve ancora cominciare; ma che corridori, e che storie.

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