MA SENZA MOSER CHI È IL PADRONE?


Ezio Moroni vincitore Giro dell’Emilia 1984


di MARIO FOSSATI
la Repubblica, 4 ottobre 1984

RAVENNA - Francesco Moser, mi hanno raccontato alla punzonatura, del 67° Giro dell'Emilia, si farà vivo stasera (ieri notte, per questo giornale) a Ravenna ma semplicemente per ricevere una medaglia, che premia coloro che hanno vinto due volte la corsa. 

Non partecipa a questa edizione, pare abbia detto all'organizzatore Ermanno Mioli, anche per non usare uno sgarbo a Vincenzo Torriani, il patron del Giro di Lombardia, che il 13 ottobre manda a dormire per l'intero inverno il ciclismo su strada. 

Per farla breve, Moser non se la sentiva di dire "sì" al Giro dell'Emilia e "no" al "Lombardia". No, dunque, ad entrambi: e buonanotte. 

Il campione trentino pedala pressoché ininterrottamente dallo scorso anno. Quando gli altri si accomodavano i cuscini sotto il capo, lui preparava il record dell'Ora. 

Moser ha rilanciato il ciclismo, ha vinto Sanremo e Giro d'Italia: ha esaltato il nostro sport pure nel Giro del Lazio e (con Hinault) nel 43° Trofeo Baracchi. Se qualcuno poteva accampare il diritto ad anticipare le vacanze questo qualcuno non poteva essere che Moser. Insomma, bisogna capirlo. 

Gli organizzatori delle autentiche classiche sono, però, gnecchi. Poiché una grande corsa interessa se la presenza dei grandi è totale o fitta (e il Giro dell'Emilia e di Lombardia grandi classiche sono) sarebbe opportuno che la programmazione dell'attività rispettasse talune scadenze: onorasse la tradizione, irrobustisse l'eco che dura da mezzo secolo e forse più, nel caso del giro dell'Emilia da 75 anni, dal giorno in cui Eberardo Pavesi, un pioniere, nell'anno di grazia 1909, ha aperto la sua polverosa strada. 

Il traguardo è, oggi, teso a Bologna, nella centralissima via Rizzoli: i chilometri sono stati bene scelti: due salite potabili ma sensibili (la Raticosa e il Monzuno) e un circuito finale tormentato, buono per i colpi di mano. 

Chi sono i vice-Moser? Scriviamolo così anche se i vice-Moser, a definirli in tale modo, si arrabbiano. Boifava mi ha detto che dei suoi dovrebbe contare il danese Pedersen, anni 24, esordiente. (E Boifava, si badi, schiera pure Bontempi e Visentini). Cribiori pensa a Gavazzi, due vittorie consecutive, nell'81 e nell'82. Enzo Moser, direttore tecnico, fratello di Francesco, sostiene che il vice-Moser più diretto è il suo luogotenente Masciarelli. Bartolozzi non si pronuncia su Argentin, che sarebbe il favorito d'obbligo. Argentin soffre alle tonsille e l'atmosfera, piuttosto umida (ieri, su tutta l'Emilia, ruscellava la pioggia) non sarebbe quella ideale. Baronchelli dovrebbe essere in palla: sulla forma del Giro del Lazio, è un nome valido per un vincitore. Corti e Paganessi possono fare centro a Bologna. Contini, in brusca con la Bianchi-Piaggio, scuote il capo. Tra pochi giorni andrà a nozze. 

Ora dovremmo piluccare nell'elenco degli iscritti. Ma a che pro? Lo scorso anno vinse Cipollini, che aveva il solo torto di non entrare nel pronostico. Ieri sera a Ravenna, nubi e raffiche di pioggia. Le previsioni non sono tranquille: sono almeno incerte quanto le condizioni climatiche.

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