GUERRA DEI JEANS, TACCHELLA REPLICA


la Repubblica, 19 febbraio 1992

VERONA - Imerio e Tito Tacchella, i re dei jeans Carrera, passano al contrattacco. E, dopo il rinvio a giudizio per falso in bilancio e truffa aggravata ordinato dalla procura della Repubblica di Modena, replicano alle dure accuse di Gianfedele Ferrari, acquirente dell' azienda Indit e del marchio "GB Pedrini", una catena di duecento negozi di abbigliamento venduta dai Tacchella.

I guai giudiziari erano cominciati con le pesanti rivelazioni di Ferrari che aveva accusato gli imprenditori veronesi di avergli venduto un'azienda "cotta", uno "scatolone vuoto" con 28 miliardi di debiti bancari e 18 verso i fornitori. "Avessimo saputo come stavano realmente le cose, non avremmo mai comperato" spiega Ferrari. E aggiunge: "I Tacchella avevano tanta voglia di vendere e non è stato possibile effettuare le indagini del caso". Ieri la replica dei fratelli Tito e Imerio: "Ferrari non ha comperato a tavolino e poi era lui a cercarci per acquisire la Indit e il marchio GB Pedrini". "La denuncia per truffa alla magistratura - continua Imerio Tacchella, padre della piccola Patrizia rapita nel gennaio di due anni fa - fa parte di un piano ben architettato per fini speculativi. Potremmo trovarci davanti ad un nuovo modo di rilevare le aziende, ispirato alla regola del 'mi hai truffato, perciò non ti pago'".

Intanto, il Tribunale della libertà di Modena ha respinto il sequestro cautelare, mentre il 4 marzo di terrà la prima seduta del collegio arbitrale per stabilire chi vincerà la "guerra dei jeans".

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