SUL ROLLE, QUEL 2 GIUGNO '62
di MARIO FOSSATI
la Repubblica, 2 giugno 1995
La slavina della tappa di Briancon di questo Giro d' Italia mi riporta alla Belluno-Moena del 45 Giro, anno 1962, battezzata "Cavalcata dei Monti Pallidi". Una cartina altimetrica davvero... gotica, fatta di punte: Passo Duran, Forcella Staulanza, Passo Cereda, Passo Rolle.
Quasi non bastasse, quel giorno, il 2 giugno, il cielo del Giro venne attraversato da una scorribanda di nuvoloni neri. Un turbinio di pioggia e di neve, in un'atmosfera, oserei dire, tanto era diaccia, "marmata".
Il Giro non era mai passato per la val Fiorentina, che pareva l'avesse accolto per respingerlo. Ma il vecchio Giro si vendicherà della valle, perché il suo ricordo, lassù, come accadde al Bondone, è rimasto eterno, una leggenda.
Dunque, strade impraticabili, alberi divelti, corridori dispersi, assiderati. Fra i cinquantasei ritirati, Van Looy, Gaul, Daems. Il "passo", nelle gare a tappe, suggerisce qualcosa di cavo, un ostacolo che si raggiunge con sofferenza o a volo di aquila: comunque, un passaggio.
Il 2 giugno 1962, il ventaccio aveva sollevato la neve dai costoni e la corsa era diventata rischio. Riscoperto il ciclismo eroico, la giuria aveva deciso per un traguardo di emergenza, in cima al Rolle. Vincenzo Meco, abruzzese, la cui chioma fulva sventolava come una bandiera, venne dichiarato vincitore di tappa. Secondo, a 3' 27" Baldini: terzo Massignan. Battistini aveva sfilato la maglia rosa dalle spalle del belga Desmet.
Il Giro, che, al pari del Tour, è un confronto con la natura, era pago di aver sacrificato al suo Moloch, la montagna. Quel Giro troverà la sua soluzione in pianura, a favore di Balmamion, nella Lecco-Casale Monferrato. Le "balconate valdostane" non servirono a detronizzare, quel canavesano, tetragono allo sforzo, di nome Balmamion.
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