Miniera d’Argentin

 http://www.indiscreto.info/2011/05/miniera-dargentin.html

di Simone Basso, 

di SIMONE BASSO
indiscreto, 5 maggio 2001


È il 1989 e l’allora medico sociale della Chateau d’Ax è protagonista di un battibecco furioso con il diesse Stanga: in pieno Tour de France abbandona la squadra di Gianni Bugno, motivo della lite il peso specifico dei consigli del Dottore all’interno della squadra.

Poco male, l’anno dopo all’Ariostea è uno dei motivi della rinascita del re delle Ardenne, Moreno Argentin; è proprio l’ex iridato a imporlo nella formazione di patron Pedersoli. Da questo momento la sua vicenda ha il fragore di un crescendo wagneriano. 

Nella stagione dorata dello sci di fondo a Lillehammer (1994), con la staffetta maschile che beffò i padroni di casa e la Di Centa plurimedagliata, il “mitico” Michele Ferrari mise assieme la madre di tutte le squadre professionistiche di alto livello: la leggendaria Gewiss-Ballan, che sconvolse i canoni già stravolti del ciclismo mondiale. La torma mise a ferro e fuoco le classiche primaverili facendo man bassa di ogni gara di prestigio; dove non si imposero i tiranni in maglia azzurra lo fece lo svizzero Tony Rominger. 

Pensiero comune della concorrenza: il Dottore ci sa fare. E iniziò, prima timidamente, alla fine senza freni, una corsa agli armamenti che ha fatto la fortuna (economica) dei cosiddetti medici sportivi, con in prima fila il nostro campionissimo dell’emocromo. È importante però sottolineare l’intensa attività di altri filantropi della prestazione atletica come Cecchini, Santuccione, Casoni, Grazzi, Mazzoni e molti altri: tutti insieme appassionatamente per migliorare lo sport.

Il 20 aprile 1994 è una data importantissima nella storia del ciclismo, in una classica durissima e selettiva come la Freccia Vallone si registra la strepitosa performance della Gewiss che sgancia tre atleti curati personalmente dal ferrarese: il fresco dominatore della Sanremo (e della Tirreno) Giorgio Furlan, l’emergente Evgeni Berzin (già a segno a Liegi e futuro vincitore del Giro), nonché il capo della ciurma, Argentin, alla terza affermazione nella corsa che arriva sul Muro di Huy. Adriano De Zan canta nella telecronaca l’eccezionalità dell’evento e strepita contro il buon Van Hooydonck, reo di aver accusato les italiens di giocare sporco: a completare l’esemplare "cronosquadre" del treno-Bombini (più di settanta chilometri di assolo), il dominio dei tricolori anche nel gruppo inseguitore. Una delle gare più prestigiose del calendario trasformata in un campionato nazionale. 

Il bonus viene offerto dalle dichiarazioni agghiaccianti, televisionarie, della coppia De Zan-Conti; molto simili nell’effetto comico agli impareggiabili vecchietti del Muppet Show: “…Il ciclismo italiano continua a dominare… Gli stranieri inventeranno scuse per la figuraccia… Gettano fango sul nostro movimento…”. Tutto ciò per sottolineare quanto certo giornalismo, magari ingenuamente, abbia contribuito a celare la portata effettiva del fenomeno… 

Nel dopocorsa però la frase più emblematica la pronunciò il già chiacchieratissimo Dottore: in pieno delirio di onnipotenza rivelò che “...non è doping tutto ciò che non è rintracciabile ai test”. Con la solita (e disgustosa) mossa d’immagine la Gewiss troncò in un battibaleno i rapporti con il medico; fu anche per Bombini l’opportunità di togliersi di mezzo un uomo che con la sua personalità aveva acquisito molto credito (e potere) presso gli atleti. (2-continua)

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