Alla ricerca del bomber perduto ai rossoblù manca tanto Bellucci
di CHRISTIAN GIORDANO
la Repubblica, ediz. Bologna - 2 marzo 2006
«Guardate Adriano: agli attaccanti, anche ai più forti, capita di attraversare momenti un po' così. Bisogna soltanto lavorare sereni e tranquilli. Non credo che Claudio sia ossessionato dal fatto di non trovare la rete: le situazioni le ha avute e, quando ne hai tante, alla lunga, il gol lo fai, è solo questione di tempo». Questo il Mandorlini-pensiero sul presunto appannamento di Bellucci.
Un'involuzione che per i maligni è figlia, chissà quanto illegittima, della coabitazione in prima linea con Massimo Marazzina, altra seconda punta, più di ruolo che di vocazione. Non sarà che i due si pestano i piedi? La storiella rimbalza dallo spezzone di gara di Pescara, il primo in rossoblù per l' ex senese. E che in pochi avrebbero rispolverato se venerdì, nella ripresa, il numero 11 avesse infilato il portiere torinista Taibi su quel contropiede. Ma forse non sta in piedi.
Sono due punte che sembrano simili, per fisico (1,73 x 70 kg Bellucci, 1,80 x 70 kg Marazzina), passo svelto, scelta di tempo nello stacco, ma l' apparenza inganna. Tutte e due danno il meglio vicino a una prima punta di peso, con la quale l' uno (meglio se Marazzina) può tagliare, incrociare, fare l' uno-due; l' altro può "allargarsi", dettare il passaggio, tirare da fuori, raccogliere le sponde e magari tentare il colpo in acrobazia, come dimostra la rovesciata-poster del 2-1 al Verona.
Supreme ragioni di stato - su tutte l' investimento, economico e d'immagine, sostenuto da Cazzola e sponsorizzato da Zaccarelli - impongono la presenza di entrambi. Devono trovare i tempi giusti, imparare a giocare e a muoversi insieme. Il problema però è proprio quello: ci vuole tempo. Che il Bologna non ha. O forse sì, se - al di là delle dichiarazioni ufficiali - la rincorsa ai playoff è da considerarsi conclusa. Ci sarebbe Della Rocca. Tutti negano ma il tecnico, per il mercato di gennaio, aveva chiesto in società un centravanti di stazza. Della Rocca è alto, non grosso. Mandorlini, che Gigi lo ha avuto a Bergamo, lo ha trovato migliorato nel gioco e nello spirito («basta guardarlo negli occhi», ha detto più volte il mister) ma per ora lo considera un buon cambio per aprire la difese a partita in corso. Non la prima punta tale da pretendere il sacrificio di nomi quali Bellucci e Marazzina.
C'è poi la questione economica, che difficilmente è avulsa da quelle tecniche. Secondo alcuni, Bellucci vorrebbe finire il campionato giocando da riferimento centrale, perché in quella posizione ha vissuto, per larga parte di questa stagione, la sua miglior annata dalla stagione 1996-97: 20 reti in 33 partite in B nel Venezia. L' unica, assieme alla prima col Napoli (in A) e all' ultima col Bologna, in cui è andato in doppia cifra nei marcatori. A pensare male, si sa, si fa peccato, ma spesso ci si prende.
Questa la tesi: non sarà che il bomberino romano vuole arrivare al mercato estivo portando in dote venti gol per presentarsi in sede con tutto un altro biglietto da visita? Difficile. Perché come ha detto lo stesso Bellucci «Ho quasi 31 anni, una carriera l' ho fatta. Non sono un ragazzino che deve mettersi in mostra e sogna la nazionale». Figuriamoci il ragazzo di Paderno (Lodi), che ha un anno in più e in nazionale, anche se fugacemente, c' è arrivato («è durato poco ma è stato bello»). A meno di ribaltoni oggi difficilmente ipotizzabili, il loro futuro immediato è nel Bologna. è interesse di tutti, loro per primi, trovare e poi affinare l' intesa. Se non per quest' anno, per il prossimo.
CHRISTIAN GIORDANO
la Repubblica - sez. Bologna
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