FOOTBALL PORTRAITS - Bendtner, nel segno di Zlatan (2006)



Per alcuni è il “nuovo Ibrahimović” e in Danimarca un talento così non si vedeva dai tempi dei fratelli Laudrup. Come con lo svedese, l’Arsenal l’ha visto per primo, ma stavolta non se lo è fatto scappare. Prestato al Birmingham City per farsi le ossa, rientrerà presto ai Gunners

di CHRISTIAN GIORDANO, 
Guerin Sportivo n. 44, 31 ottobre – 6 novembre 2006

Zlatan Ibrahimović racconta che la sua maglia numero 9 dell’Arsenal, consegnatagli a 16 anni da Arsène Wenger, è ancora appesa alla parete dai suoi a Malmö, in Svezia. Nel 1997 il Professore vi si era recato in visita pastorale col dichiarato intento di portarsi via l’unica argenteria di casa, Zlatan. Invece fu bruciato da quella vecchia volpe di Leo Beenhakker che ai tempi del Real Madrid aveva visto quel lungagnone svedese di origini croate allenarsi durante una tournée spagnola. Fu amore a prima vista. Tornato all’Ajax, il futuro Ct di Trinidad & Tobago e Polonia se ne ricordò, e lo convinse che dribblare fra i canali della Venezia del Nord fosse l’apprendistato giusto per la gloria. Da allora l’alsaziano deve averla giurata a se stesso. 

Certi treni passano solo una volta, ma se ti chiami Wenger, e oltre che bravo sei nato con un set di camicie di seta, ci sta che la dea bendata ti conceda una seconda chance. Il detentore della pietra filosofale dei Gunners del Terzo Millennio la scorge in Nicklas Bendtner, altro vichingone 16enne ma proveniente dalla squadra-satellite dell’FC Copenhagen, il Kjøbenhavns Boldklub. Piedi (morbidi) e fluidità di corsa lontani da quelli di Ibra, ma gol a grappoli, testa pensante senza blackout – il che non è garanzia di successo ma aiuta – e background da stato sociale avanzato di almeno terza generazione. Martin Jørgensen e Jon Dahl Tomasson? Sì, buoni giocatori – dicono in patria – Ma questo è un’altra cosa. 

Ripagato con gli interessi il ticket low-cost investito da Wenger per andare a visionarlo dal vivo: il danesone (1,91 x 78 kg) impressiona per rapidità di gambe e di pensiero, personalità, colpi, movimenti. In progressione scavalla e non va mai giù, neanche se gli si aggrappano in due o tre. Difende palla e, soprattutto, segna. Tanto. Spesso. Manca d’esperienza e di mestiere, né potrebbe essere altrimenti. Ma la stoffa c’è, ed è pregiata. 

Il ragazzo della capitale, dove è nato il 16 gennaio 1988, sin qui non ha sbagliato una mossa. Ancor prima di arrivare a Highbury, conquista la nazionale Under 16: 3 gol in 3 presenze nel giro di tre giorni (1-0 esterno al Portogallo il 21 febbraio 2004, 1-4 interno con la Spagna l’indomani e 7-1 in casa all’Armenia il 24), lo score complessivo. 

Dopo opportuna soffiata a Wenger, il 1° agosto 2004 Nicklas mette nero su bianco con l’Arsenal. Il 25 ottobre dell’anno dopo, debutta in prima squadra nel terzo turno di Carling Cup col Sunderland, battuto 3-0 allo Stadium of Light, subentrando a Quincy Owusu-Abeyie negli ultimi minuti. Intanto, nella squadra riserve dei Gunners, allenata da Neil Banfield, forma un affiatato e prolifico articolo “il” offensivo con l’ex parmense Arturo Lupoli, 27 gol in due (18 in 25 match per Bendtner) nel 2005-06. Nel frattempo arrivano le convocazioni con le Under 17 (15 gettoni, 6 gol) e 19 (2 presenze e una rete). Con l’Under 21, nella quale il 9 maggio 2006 diventa il più giovane convocato, è a quota 4 presenze e 2 reti, entrambe realizzate il 17 maggio nel memorabile debutto: 2-0 nell’amichevole contro la Spagna, mica pizza e fichi. Nella rappresentativa anticamera della selezione maggiore si fa notare agli Europei di categoria in Portogallo. Al Municipal di Aveiro, il 24 maggio, non segna ma trascina i suoi al 3-3 con l’Italia di Claudio Gentile. Il Ct Flemming Serritslev lo preferisce a Morten Duncan Rasmussen e il numero 21 lo ripaga facendo ammattire gli azzurrini per 79’ prima di uscire, sul 2-2 e quindi prima della punizione-gol di Andreasen (41’) e del colpo di testa di Bianchi (90’). I danesi impattano (1-1) anche con l’Olanda futura campione, poi si arrendono all’Ucraìna dell’altro baby-fenomeno Artem Milevksiy, in gol a 5’ dallo scadere. Bendtner non segna più ma il suo nome finisce sui taccuini degli scout di mezzo continente. 

In agosto si guadagna la prima chiamata per la nazionale maggiore. Il Ct Morten Olsen, indimenticato capitano della Danish Dynamite degli anni Ottanta, lo convoca per il doppio impegno amichevole con Polonia e Portogallo. Titolare contro i polacchi – allenati, ma guarda, da Beenhakker – il 16 agosto è anche il più giovane esordiente nella Danimarca dai tempi di Michael Laudrup (1982). Evento da festeggiare, ovvio, alla sua maniera: aprendo le marcature, al 30’, nella vittoria per 2-0. Il 1° settembre, contro i portoghesi, subentra e segna l’ultimo gol dei suoi nel successo per 4-2. Allora ditelo. 

Dal 4 agosto è in prestito (fino al 2 gennaio, rinnovabile fino a giugno) al Birmingham City, in Championship, seconda divisione inglese, alle dipendenze del manager Steve Bruce. L’ex centrale del Manchester United lo strappa a una quindicina di club, tra cui Celtic e Rangers, grazie ai buoni uffici che a St Andrews intrattengono coi Gunners dai tempi dei produttivi parcheggi di Jermaine Pennant, Matthew Upson e Neil Kilkenny. È anche per questo che Nicklas, assistito dal padre-procuratore Thomas, si convince: all’Arsenal, in attacco era chiuso da Thierry Henry (il suo idolo), Robin van Persie e Emmanuel Sheyi Adebayor; ai Blues può giocare con continuità e farsi le ossa. Così approda a St Andrews assieme al laterale mancino Sebastian Larsson, 21enne svedese, e al simil-Vieira Fabrice Muamba, 18enne congolese, per i quali la parentesi è annuale. Per Bendtner, sinora, 8 presenze e 4 gol. 

Anche in Championship, bagna il debutto come è solito fare: il 5 agosto, prima giornata, entra dalla panchina a 12’ dalla fine e con un rasoterra dall’altezza del dischetto realizza il raddoppio nel definitivo 2-1 contro il Colchester United. Impresa ripetuta col Crystal Palace. In settembre, è suo il secondo gol nel 2-1 all’Hull. La prima espulsione invece arriva nel 2-0 al QPR. Saltato per squalifica il 2-2 con l’Ipswich, torna in campo e al gol contro il Wrexham e il Leeds United. Ancora pochi mesi e poi, c’è da giurarlo, il ragazzo tornerà a casa. Quella nuova, l’Emirates Stadium. 
CHRISTIAN GIORDANO, 
Guerin Sportivo n. 44, 31 ottobre – 6 novembre 2006

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