Un ricordo: Il Giro 87 ed il tradimento di Sappada


Ci fu tutto. Un percorso all’altezza, campioni stranieri al via, colpi di scena, trame e tradimenti. Il Giro più strano che personalmente ricordi. Già quando Torriani (che avrebbe retto la corsa rosa ancora ufficialmente per due anni ma che già era affiancato da Michelotti e soprattutto da Castellano) svelò il percorso fu una sorta di colpo di scena. 

Erano gli anni del duello Moser-Saronni, un duello che bruciava gli ultimi fuochi e che il grande patron alimentava con tracciati dove ‘si saliva poco’. Forse resosi conto che tanto Saronni quanto soprattutto Moser (che cessata l’attività diverrà per qualche anno assistente dell’Organizzatore) non avrebbero potuto far loro la corsa rosa, Torriani la rifarcì di salite storiche. Insomma il percorso era tornato selettivo e da quell’anno (con un 1988 davvero durissimo) lo sarà sempre. 

Il via da Sanremo con una novità. Subito 4 km di Prologo sul lungomare e poi due semitappe. Al mattino 31 km di salita verso San Romolo (un arrivo in salita il secondo giorno) ed al pomeriggio una crono dal Santuario della Guardia (ovvero da tre quarti della salita del Poggio) sino a Sanremo. Gli 8 km del tracciato Torriani, sempre attento anche all’immagine li ribattezzò cronodiscesa
Una bella cronosquadre di 43 km al Lido di Camaiore, un arrivo in salita (il secondo in una settimana) al Terminillo, un mix di tappe mosse o per velocisti. Un'altra crono impegnativa con arrivo in salita ( e tre) a San Marino un primo tappone verso Sappada, il tappone dolomitico di Canazei con Gardena, Sella, Pordoi e Marmolada, Il Valles, il San Pellegrino ed il Bondone verso Riva del Garda, un altro arrivo in salita a Medesimo (e quattro) con il San Marco da affrontare e per finire un tappone in Valle D’Aosta con Col de Joux prima di salire a Pila (5 arrivi in salita). Finale a Saint Vincent con una crono. Insomma un Giro così mancava dai tempi di Merckx. 

Quanto campioni al via; Argentin sogna il podio in maglia iridata ma punta soprattutto alle tappe, Baronchelli finalmente ritrova un percorso da corridore qual è, c’è Contini. Bontempi, Allocchio, Freuler, Rosola per le volate. Ci sono i giovani guidati da Bugno, Giupponi, Giovannetti e Fondriest che vogliono imparare e confermarsi e Corti con la sua maglia tricolore, van der Velde punta alla maglia ciclamino. I favoriti? Il campione uscente Visentini ed il suo compagno Roche su tutti, Jean-Francois Bernard e David Millar, sono gli stranieri più accreditati, mentre qualcuno da qualche chances anche a Saronni. Uno su tutti era il favorito; Greg Lemond che è convalescente per l’incidente di caccia avvenuto poco prima. Moser dà forfait per caduta, ma forse per le critiche che ha rifilato al Giro per lui va bene così. Sanremo, che solitamente accoglie la Classicissima stavolta è la culla del Giro. 

Il prologo corso sul lungomare va a Visentini che si rimette la maglia rosa. Il San Romolo, nella prima semitappa fa già qualche vittima; vince Breukink della Panasonic. Visentini e Roche arrivano insieme, Bernard e Saronni arrivano staccati. 
Nella ‘cronodiscesa’ Stephen Roche risponde a Visentini vincendo su Piasecki. In classifica si segnala un giovane svizzero della squadra di Stanga: Tony Rominger. Si lascia la riviera con Breukink in rosa e subito a Borgotaro sfreccia l’iride di Argentin che in volata batte Boffo e Van Brabant. 
Primo momento della verità la cronosquadre da Lerici al Lido di Camaiore. Vince la Carrera, di gran lunga la più forte davanti alla Del Tongo Colnago di Saronni (con una inspiegabile crisi di Baronchelli senza la quale probabilmente avrebbe potuto anche fare meglio) e la Magniflex. Panasonic ad un minuto, Toshiba ad uno e mezzo. Roche è in rosa con 15’’ su Visentini
Ancora uno scatto nel finale, ancora Argentin a Montalcino mentre a Terni si arriva tutti in gruppo; Saronni e Bontempi non sprintano; la vittoria va a Planckaert
Altra giornata da paura. Si va al Terminillo. Roche scatta ai meno 11 e provoca uno sconquasso. Gli tornano sotto i migliori con Visentini che però non collabora. Argentin, Saronni, Baronchelli e Bernard sono dietro. Nel finale Bagot anticipa tutti ma ormai il Giro lo comanda la Carrera
A Roccaraso Argentin fa tripletta mentre la volata di San Giorgio del Sannio va a Rosola che sfreccia su Bontempi ed Allocchio. Altro sprint a Bari e bella vittoria del baffuto Urs Freuler, che dà ossigeno all'Atala di Bugno, che non va. 
E’ in quei giorni che Gianni si accorda con Stanga per passare alla Supermercati Brianzoli (che diverrà Chateau d’Ax). Urs dedica la vittoria al compagno Emilio Ravasio, scomparso al Giro del 1986. 
A Bari c’è riposo
E’ chiaro che la Carrera può solo perderlo il Giro. Bernard pensa forse al Tour e va a corrente alternata, Millar qualche sprazzo lo ha dato, Rominger sorprende. Molto bene Pagnin e Giupponi, male Giovanetti e Bugno. A Termoli c’è una caduta impressionante, vince Rosola ma cadono 50 corridori (Roche compreso) nel bel mezzo dello sprint. E’ una brusca manovra di Bontempi a provocare un’ ecatombe. Finiscono all’ospedale Hermans, Saronni e Cerin in gravi condizioni che poi si riprenderà. 
Ad Osimo è tappa da fuga. Vince Robert Forest mentre nella volata di Bellaria finalmente a vincere è Guidone Bontempi davanti a Baffi. 
E’ il momento della crono di San Marino. 46 km con partenza dal lungomare di Rimini. Visentini è semplicemente splendido. Rifila 1’11’’ a Rominger secondo. Bernard è quarto ma ormai è fuori classifica. Roche risente forse di Termoli e si becca 2’47’’ da un Visentini davvero super. Il bresciano è in maglia rosa con 2’42’’ sull’irlandese e per i più, con i sicuri ordini di scuderia, il Giro è finito. Non è così invece. 
Roche, sornione, infittisce le alleanze con tante squadre. Ha corso spesso il Tour, sa che squadre come la Fagor (con la quale è ad un passo dalla firma per il 1988 e 1989) lo aiuterà e forse anche altre squadre saranno dalla sua. Insomma il Giro, corsa rosa, sta per tingersi di giallo. 
A Jesolo vince il giovane carneade Cimini

La tappa è storica, è passata alla storia come il giorno del tradimento. Da Lido di Jesolo a Sappada per 224 km, attraverso il Monte Rest, la Sella Valcalda e la Cima Sappada, con l’arrivo posto dopo 2 km dallo scollinamento. Gli accordi in casa Carrera sono i seguenti, tutti per Visentini. E invece...

Dopo 30 km attacca Bagot della FAGOR, risponde Roche con Salvador della GiS, quando la fuga viene chiusa dalla stessa Carrera, se ne va Robert Millar della PANASONIC e chi risponde? Ancora Roche, con Bernard e Chioccioli. Visentini, saputa la notizia, crolla sul piano dei nervi. Scala la salita finale tra imprecazioni e parolacce. Quando la maglia rosa si stacca, gli italiani (Argentin e Saronni) gli fanno pagare il suo difficile carattere. Boifava urla a Roche di desistere mentre il meccanico Valcke urla il contrario. Dietro, la Carrera tira (ma non Schepers, fido di Roche). La fuga-tradimento è chiusa ma Visentini è crollato. Vince van der Velde, Roche è in rosa con 5’’ su Rominger e mentre indossa la maglia zittisce i tifosi del bresciano. Roberto becca quasi sette minuti e all’arrivo sputa nei microfoni della Rai tutto il suo disappunto. 

Qualcosa di ben programmato il golpe di Sappada, qualcosa che ha avuto un regista che si saprà poi essere stato probabilmente Géminiani, con la benedizione di Post, ds PANASONIC, che spera ancora di prendersi lo stesso Roche. Intanto alla Carrera è tutto diviso. Roche con Schepers, che è la sua ombra, ed il meccanico Valcke; il resto con Visentini. 

Nel tappone di Canazei. Visentini attacca due volte, Roche è in difficoltà sul Pordoi, Schepers lo aiuta a rientrare e sulla Marmolada grazie al ritmo di Schepers ma anche di Munoz della FAGOR e Millar della PANASONIC riesce a tenere. Vince ancora van Der Velde. Ormai è chiaro che Roche di squadre per se ne ha ben tre. 

La tappa del Bondone vede una fuga a tre con Vitali che a Riva del Garda batte Giovannetti e Paganessi. 
Si ritira Saronni, in crisi sulle dolomiti, si ritirano Saronni e Bugno. Crolla Rominger, ancora non uomo da tappe. Si nota sempre più un romagnolo che veste la maglia bianca; Roberto Conti. 
La volata di Trescore Balneario la vince il giovane Calcaterra su Rosola e van Der Velde in maglia ciclamino. 
La tappa di Medesimo vede Roche arrivare in carrozza. Vince Jean-Francois Bernard su Millar e Lejarreta. La classifica è corta. Roche ha solo 33’’ di vantaggio su Breukink della PANASONIC. Lungo la salita finale Munoz e Bagot della FAGOR fanno l’andatura. Sono agli ordini della maglia rosa. Nel finale ci prova Chioccioli ma Bernard batte tutti. 
Il circuito di Como viene vinto in volata da Rosola mentre l’ultimo arrivo in salita sarà a Pila. In Carrera torna un poco di pace. C’è l’accordo che Roche e Visentini debbano arrivare insieme a Pila abbracciati con la tappa che sarebbe stata vinta dal bresciano. A Pila invece Visentini cade, si frattura il polso destro e si deve ritirare proprio alla vigilia dell’ultima tappa. Lungo la salita Breukink si stacca e Roche ha il Giro in mano, tanto che rimasto con Lejarreta e Millar lascia via libera allo scozzese della PANASONIC. La crono finale di 32 km la vince la maglia rosa, che legittima il  proprio successo al Giro. Roche è stato un ottimo vincitore. Ha dimostrato di avere le idee chiare, ha sfruttato alleanze nate nei Tour degli anni precedenti ma la sua azione a Sappada fu scorretta nei confronti della squadra. 

Vincerà anche Tour e Mondiale quell’anno, firmerà pochi mesi dopo per la FAGOR, per poi scomparire. Millar (quasi un gregario per Roche), secondo, terminerà a 3’40’’. Breukink terzo a 4’17, ma a vincere fu lui, Stephen Roche della Fag... ehm della Pan... no... dellaaaa... ah, sì della Carrera. 

1 Stephen Roche ( Irlanda) in 105h39'42" 
2 Robert Millar ( Regno Unito) a 3'40" 
3 Erik Breukink ( Olanda) a 4'17" 
4 Marino Lejarreta Arrizabalaga ( Spagna) a 5'11" 
5 Flavio Giupponi ( Italia) a 7'42" 
6 Marco Giovannetti ( Italia) a 11'05" 
7 Phil Anderson ( Australia) a 13'36" 
8 Peter Winnen ( Olanda) a 13'56" 
9 Johan van der Velde ( Olanda) a 13'57" 
10 Steve Bauer ( Canada) a 14'41" 

Maglia ciclamino: Johan Van der Velde 
Maglia verde: David Millar 
Maglia bianca: Roberto Conti 

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